- 39 -- morta la compagna buona ed imelligente della .sua vita, la sua Egeria, Anna Kuliscioff. Guardava con l'occhio smarrito il cuscino che serbava ancora la traccia della testa agonizzante e del freddo cadavere ormai esulato per sempre .. La casa era fredda, era vuota, ma quel freddo, quel vuoto era ancora per lui una compagnia, eran tutto quello che gli restava. Casa piena di passato, di ricordi gloriosi, di serenolavoro. Dall'ampia -finestra egli poteva g·uardare il miracolo marmoreo del suo Duomo e la piazza che aveva visto tante volte, nei begli anni, mareggiante di popolo plaudente al •suo verbo. Tutto finito, ormai! Ma egli scoteva il capo con un sorriso doloroso: Andarmene? Dove? E poi il mio allontanamento non desterebbe il sospetto che io fossi comunque complice di una azione che non posso impedire, ma che riprovo, che è lontana dalle mie idee e dal mio temperamento?... D'altra parte io voglio morire in casa mia. Che cosa possono farmi? Uccidermi?· Sta bene; sono vecchio; troppe cose sono crollate attorno a me, posso anche morire. Morendo· assassinato forse combatterei col mio cadav,ere l'ultima battaglia. Cercò ancora dissuaderci; voleva che parlassimo con Treves e Albertini. Con Al•bertini non volli parlare io, Tre·ves, anche più prudente di Iui, non volle nemmeno parlare con noi; aveva paura d'esser anche soltanto informato della faccenda. Parlammo d'altro. Del passato. E avendogli io ch~esto: Di chi fu la colpa per la mancata soHevazione del tredici Giugno, a Roma? Le masse erano in ferntento; bastava dar 'l'ordine ai fornaciai, ai repubblicani, agli anarchici, ai socialisti di scendere in piazza Colonna. Tre revolverate e Mussolini scappava da Palazzo Chigi. Aveva perso la testa ... Egli si rizzò. « Mia, tutta mia, la responsabilità. E_l'assumo intera. Sare·bbe corso inutilmente sangue. Assumo intera la responsa:bilità, e se si presentasse la stessa situazioBiblioteca Gino Bi-anco
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