-36chiamava rapidamente a Roma la « Francesco FerrJJèci » ,ia più sanguinaria delle Legioni tos,cane della MHizia, di- &tribuiva moschetti, si rafforzava in ogni posizione e s'apprestava alla difesa, non sul terreno parlamentare, non sul ter11~,no.legale, non nel campo giornalistico, 1na sul SO'loterreno conclusivo, su quello che egli aveva sempre prescelto: il terr,eno della forza. La folla fremeva, la folla ondeggiava come un mare in tempesta. C',erano ancora a Roma, nel giugno de,l ventiquattro, a,lmeno cinquantamila sovversivi dal fegato sano. E il d,e.littomostruoso, senza precedenti li aveva esasperati. Bastava lanciarli. Ma i politicanti cr,edevano ancora che .la situazione si potesse risolvere nel parlamento ..... Che cosa importava che vivesse o morisse il Parlamento? Quel che importava era che non morisse l'onore del popolo italiano. E questo nessuno di coloro che avrebbero dovuto sentirlo, sentì. Nel vuoto, fatto, dall'improvviso orrore, intorno al Duce, tutti furono presi dail suo stesso smarrimen- ,f.o; nessuno seppe volere ed osare. L'indecisione, l'inerzia del diciannove riflottò a galla, forse con sott'acqua gli s,tessi contrasti, gli stessi colpevoli dis,sensi. Tra i mille consigli s'appigliarono, come avevan sempre fatto, a quello che cost'ava meno fatica : rinviare, non muoy,ersi. E l& resp9nsa:bilità, respinta da pugno a pugno · come una palla di gomma elastica, fu cacciata in aHro proprio là dove, e per il caratte,re della costituzone e per il cal'attere dell'uomo che la custodiva, non poteva che essere di nuovo respjnta ~ tutti si volsero alla Corona. Il Re tornava dalla Spagi:. ,. Tutti aspettavano che tornasse il Re. Quel che d,oveva essere esplosione di popolo diventò per i democratici, repubblicani, socialisti, rivoluzionari manovra di corridoio a intrigo di Corte onde conquistare l'animo del sovrano. Si tr~ttna di far sa.pere al re, di conTincere il re, d.i decidere il re. Biblioteca Gino Bianco
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