Mario Mariani - Matteotti

ii - pure cortesemente, la sua concezione deUo stato e i suoi atti di governo, un nemico personale congiurante con odio ai suoi danni. Sì che tutte le offese gli sembravano difese e ogni agguato e ogni assassinio legittima prevenzione o ritorsione. Senza il suo stato d'animo patologico il caos mostruoso ch'egli ha creato sarebbe inspiegabile. O pazzo o idiota 11ato; da questo dilemma non s'esce. Perchè a nessun uomo politico s'era mai offerta in Italia l'occasione d~ poter governare pacificamente e durevolmente i,l suo popolo come s'era offerta a lui. Il didanove e il venti avevano creato nel paese tale una confu~ione, tale una esasperazione, tale una disperazione che la gran maggioranza del popolo avrebbe accolto, con gioia, qualunque soluzione, pur d'uscire dal tormento. I popoli sono come gli individui; perpetuate in un uomo uno stato d'incertezza, lasciatelo per mesi e mesi su l'orlo della tragedia, fra il dubbio e il dolore, ed egli accoglierà anche il peggio pur di finirla una volta per sempre; s'augurerà un colpo apoplet-ico o un colpo di revolver. Gli errori colossali, spaventosi del socialismo abulico ed acefalo, gli scioperi a mitragliatrice, la minaccia diuturna della rivoluzione da parte di gente che p·oi scappava in ma~sa se comparivan tre caro.ice nere o s'inginocchiava con rassegnazione a inghiottire l'olio di ricino, avevano portato chiunque a desiderare o la rivoluzione sul serio o una tirannia che ristabilisse l'ordine, la pace sociale, la possibi11ità del lavoro tranquillo. La vita era diventata un gioco del lotto. Tutte le mattine, quando ci si alzava, si poteva giocare a pari o dispari per sapere se si sarebbe trovato il tra:m o no, se i caffè sarebbero stati aperti o chiusi, se nel proprio ufficio si sarebbe o non si sarebbe potuto lavorare. Il partito socialista non osava an.,. dare al r,otere, mentre lo avrebbe potuto, per non scontentare gli estremisti i quali a lor volta sbraitavano, dirhiaraBiblioteca Gino Bianco

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