Giustizia e Libertà - A Giacomo Matteotti i socialisti italiani

GIUSTIZIA E LIBERTÀ A GIACOMO MATTEOTTI ' I SOCIALISTI ITALIANI 1.0 giugno 19.24 ,., 10 giugno 1930 Roma, gìugno 1930 Con ~ contributo di

" Voi uccidete me, ma l'idea che è in me è immortale " Biblioteca Gino Bianco

MATTEOTTI Nessu.11a parola pot,·ebbe meglio di quella calcia e luminosa di Filippo Turati rievocare, nell'anniversaria 1·icorrenza, l'anima e il sac1·ificio di Giacomo Matteotti, del grande compag110 presente, del vindice indimentica.to. E 9.ui oggi sono a quest.o fine pubblicati i tratti salienti del mirabile discorso - espressione universale della 110stra memoria, del nostro dolore, della nostra /ecle - cfie Turati p1·onunciò per l'inaugurazione del monumento a Giacomo Matteotti l' 1 I settembr·e 1929 alla Casa del Popolo di Bi·uxelles, dinanzi ai rappresentanti clell' lntemazionale Socialista . . , , . Matteotti il simbolo! Sl, il simbolo. Ho pronunciata la parola che lo sintetizza. Simbolo di socialismo, simbolo di devozione all'idea, simbolo cli sacrificio e cli umanità, simbolo sopratutto ·di quella terra promessa, di quelI' avvenire di giusti.zia c.h' ~gli à preconizzato e ricer.- cato con tanto ardimento, verso il quale correva con tanto slancio e che egli crecleva cli raggiungere e cli abbracciare un g·iorno, allorchè la dama dagli occbi vuoti l'arrestò, lo strangolò baciandolo sulla bocca. Ah 1 1o sento, compagni, e voi lo sentite anche pili di me, voi donne socialiste, valorose co111pagne del nostro rude travaglio, quanto questa parola, il simbolo - sia gloriosa, ma anche quanto sia vuota e quanto sia aricla Come ? Giacomo Matteotti si sarebbe trasformato in una specie cli fanta.una ideale, di astrazione personale librantesi sopra le cose? Allora, davvero, sarebbe morto definitivamente anche nei ricordi. Sarebbe 1norto egli, il giovane, ed io sentirei onta cli sopravvivergli, io l'antenato. Sì, egli non ci appartiene più. Non appartiene più ai suoi amici, alla sua donna, alla sua madre, nè al socialismo italiano. Nostro malgrado è divenuto proprietà di tutto quanto i.I mondo del espressione personificata dell'Internazionale. Ce l'hanno rubato. noi che dobbiamo prestarci a questo furto. Biblioteca Gino Bianco lavoro, E siamo

Come disse testè. Henderson, nel suo nobile discorso, non è la sua morte che noi qui evochiamo e piangiamo: è piuttosto la sua vita che noi esaltia1no, lo spirito che lo animò e lo caratteriz~Ò, la fede per la quale egli ha testimoniato, offrendoci appunto la sua vita, gettandola nel gorgo della ·storia, come si getta un fiore nel torrente che fuggo. È l'Internazionale dei lavoratori che si riflette nella sua memoria, è la ribellione eterna dell'umanità contro la tirannia e la violenza; è l'uomo che uscito dalla clas,e in cui 'nacque, ha disdegnato e. disprezzato il privilegio economico di cui avrebbe potuto tranquillamente godere, e spinto dalla aristocrazia della propria anima, si è lanciato, proletario volontario, dal lato ed a lato degli oppressi. Ed allora è trasfigurato. La cronaca credeva di trasmetterlo alla storia: l'ha con,egnato già alla leggenda. Egli non è più un socialista italiano, J~gli è belga, è europeo, è universale, cittadino di tutte le città, citta- ...~ino della città unica, di quella dei nostri sogni. La sua morte è ancora una nascita, la sua opera non l'ieri, è il ~:'.lo domani, è il suo po.!doinani. Noi non lo p-iangiamo perchè sia partito; lo attendiamo come ';°:gli d'lsraello, piangendo sulle rive dei fiumi di Babilonia, attendevano , :J loro Messia, attendevano ed invocavano la nuova Sionne. Sl, piccoli figli ,lei martire, che ad ogni campanello che suona al- :: '.1 porta vi chiedete ansiosi se per caso non sia il padre che ritorna - lai lungo viaggio: sì, dolci e fragili innocenze a cui i] fascismo non per- ' 1ona di essere usciti da quel ceppo, di essere gli orfanelli che esso, :.i fa,..ci.nno, ha reso tali e che, come tali porgono la tèstimonianza :~iù diretta, 11e anche inconsapevole, del misfatto; sì, piccoli martiri •. he ignorate di esserlo; confidate. Noi ve ne facciamo giuramento; ·,.·ostro padre tornerà. Ritornerà e si porrà alla nostra testa. Una folla di morti lo seguirà ,, 1 una folla di vivi. Una folla di semimorti ritroveranno la loro ani- . -~a e la loro vita. Marcerà verso il Campidoglio, oggi insozzato e di- ·' morato, verso il Campidoglio ridivenuto fulgido, col passo deciso, gio- -..-1ne e fiero, brandendo la bandiera rossa come al buon vecchio tempo. Biplioteca Gino Bianco

Quel giorno quando la falange sacra riprenderà il suo cammino ed il suo diritto, sarà tutto un popolo, sarà la novella Italia - ricacciata ora per un istante nelle tenebre del più nero medioevo - che ripiglierà il proprio posto al sole della storia, sarà tutto un popolo che voi ritroverete al vostro fianco nella lotta per la giustizia sociale. Ma perchè - mi si potrà domandare - cosl grandi onori riservate ad uno solo? Il fascismo per impadronirsi del potere, per distruggere l'Italia, per saziare la sua sete di ricchezze, dovè passare sopra un cimitero. Ha raggiunto la vetta scaglionando il proprio sentiero sopra una piramide di cadaveri. Esso ha fatto ,, strame ,, cieiìa dignita di tutti gli Italiani. Esso ha sopraffatto i suoi avversari mercè il bastone, levato agli onori della divinit:ì - il santo manganello .- e mercè il saccheggio e la bomba, ha elevato il cri1nine ad istituzione, a strumento di regno. Ha insozzato tutto ciò che ha toccato. Ha distrutto tutto ciò che vi era di bello e di grande nel nostro paese. Il risultato degli sforzi dei lavoratori durante un mezzo secolo di lotte eroiche è stato raso al suolo, e sul suolo devastato è stato sparso il sale della disperazione, perche nulla più ne ripulluli. Ha disonorato il monarcato abdicatario; ha insozzato la Chiesa, fingendo. di rimetterla in onore per servirsi di essa contro la fede del Cristo; ha abolito la costituzione, soppre,so il diritto del suffragio; ha asservito e violato la giustizia, incatenato il pensiero. Ha riabilitato i N eroni ed i Caligola, restituita in onore la deportazione am1ninistrativa sull'esempio degli zar di Russia; ha risuscitato i bandi, inti1nati dai suoi ras; ha lanciato i cittadini contro i cittadini, ha disorganizzato le famiglie, imposta la menzogna, l'ipocri,ia, la ,ervilit:ì a quaranta milioni !di Italiani, ha fatto una Varsavia di ogni città e di ogni borgata, ha fatto di ogni casa una cella carceraria, della peni~ola una immensa prigione governata dallo spionaggio e dal terrore, nella quale è delitto perfino mormorare, ed ogni cittadino teme del suo vicino e gli amici hanno paura a salutarsi nelle vie. Nessuna dominazione straniera fu mai più straniera di questo brigantaggio indigeno che si proclama nazionale: nessun esercito di oc- , Biblioteca Gino Bianco

cupazione 1n te11.1po di guerra fu così cinicamente feroce come codesta orda mercenaria che ha sottomesso il nome della Patria, la Patria disarmata, acl una fazione armata. Nessun Attila cli cui la storia serbi il ricordo ha uguagliato codesto vandalismo. Ma ha fatto di più e di peggio. Dell' Italia, che si vantava patria del di.ritto, dell'Italia - paese povero, iinmiserito ancor più da una guerra cli quattro anni e dalle immonde speculazioni del dopo guerra ma paese cli antica civiltà, che sotto la pressione di un proletariato ardente e robusto, animato dalla propaganda socialista, si preparava a diventare veramente, fuori e contro tutti gli Ìinperialismi, un elemento tli pace e di solidarietà per i futuri Stati ,l'Europa, di questo paese - per le necessità della sua politica interna e della sua guerra civile, per la fatalità. che sforza ogn:i tirannia a mantenere lo spirito guerriero dei suoi pretoriani contro il popolo che sfrutta e di riservarsi per ogni evento il diversivo di una guerra esterna che possa ad un dato momento prolungare col saci·i[icio della ·patria, la sua domina::ione esacrata - ha fatto un pericolo permanente per la pace J' Europa, una minaccia costante cli fitragi e di devastazioni internazionali, sputando iJ cinismo della sua· 111alavita sui pilt nohili ideali cli fratellanza, estenuando la nazione sotto le spese d..:11' organizzazione poliziesca e della ·preparazione militare; sequestrando le industrie di pace per farne esclusiva1uente delle prigi.oni in cui si producono dei congegni cli. distruzione e di 1uorte, 1uillantando di avere calpestato il cadavere in1putridito della libertà clie è quanto dire di avere spossessato da ogni influenza le classi proletarie, la cui organizzazione e la cui cosc1en .. za sono presso che l'unica garanzia efficace contro i conflitti sanguinosi, che le rivalità capitaliste covano nel proprio seno. In quest'ora di distruzione e cli saccl1eg3io materlale e morale, in questo scatenamento di terrore che il fasc~smo è costretto ad aumentare ogni giorno per evitare le rapprersaglie, perchè sa che un solo minuto di rallentamento sarebbe la rovina del regime ed il disastro del carnefice, innumeri sono le vittime. Biblioteca Gino Bianco

Tutti i partiti sono 1n gramaglie, tutte le classi presentano i loro martiri. È, o compagni e co111pagne, che proprio quando la tempesta miete più numerose le vittime, quando l'uragano della barbarie più schianta la foresta sociale, il cuore degli uomini è troppo piccolo e non basta per piangere tutti i sacrificati uno per uno, ed ha bisogno di riassumerli, di impersonarli in uno solo, quello che le congiunture e il valore personale posero più in alto, più in vista. Il nome e il volto di Matteotti sono cosl il nome ed il volto di tutto un intero popolo, di una civiltà incatenata ed annichilita. E non è puro caso, ma ha un significato profondo che l' apoteosi del Martire italiano si celebri ali' estero. Gli è che il fascismo - se in Italia, per ragioni che sarebbe facile analizzare, as.sume una fisionomia ed un carattere peculiarmente cri1ninale, non è un fenomeno italiano; esso è sotto forme diverse, palese o latente, il fenomeno caratteristico di questa ora della storia, di tutte le. nazioni capita.liste. È l'insurrezione del capitalism.o, il quale vedendosi prossimo all'agonia, per ristabilire e garantire il proprio ordine, deve sopprimere Ja legalità, la democrazia. È la dimostrazione di ciò di cui la plutocrazia - non dico tutta la borghesia e tanto meno la borghesia intelligente - è capace, quando l'assale il dubbio che l'ascensione del proletariato sul terreno legale possa sl'ogliarla dei suoi privilegi . . . . . Perciò l'Internazionale dei lavoratori non è pi\1 un semplice ideale di solidarietà umana che si possa indifferentemente affrettare o ritardare: essa ormai è una necessità urgente di difesa e di vita. Se essa esiste, se essa prende vigore, la civiltà è salva. Se essa affonda. se essa svanisce, se essa si divide, se anche rimane soltanto quella che fu fino acl ieri, oscillante, impotente, accademica, è l'umanità che diserta il suo posto di battaglia, che cammina a ritroso verso la schiavitù, verso la barbarie. E allora 10 mi chieggo: Siamo noi italiani che dobbiamo ringraziare voi compagni belgi dell'ospitalità che porgete al nostro dolore? Rispondo: No! La riconoscenza è reciproca. Il Martire che noi afridiamo alla Biblioteca Gino Bianco

vostra custodia amica ed armata, fino al giorno della risurrezione non è un Qspite cli passaggio: E' vostro sangue, come fu nostro sangue. La sua vittoria, la sua rissurrezione saranno la vittoria, la resurrezione comune . . . . Che questo monumento parli ai giovani operai; che esso parli anche a quella gioventù borghese che sente i privilegi di classe come un furto alla collettività se non si impegnano ad aiutare l'opera di redenzione. Dica a tutti che la vita non mette conto di e.1scre vissuta, che essa potrebbe veramente essere una beffa di peuimo gusto, il prodotto di un capriccio insolente Jell' ozio di un nume, se non la si consacrasse tutta intera all' ideale di una umanità più alta e meno belluina della ·presente; che la vita è un dramma serio e che non vive chi, per codesto ideale, non è pronto in ogni inomento a rinunciare alla vita. Se il monumento questo non dirà, se esso rimarrà muto nel freddo glaciale clel suo marmo, non sarà che una decorazione architettonica, che un sepolcro senza storia e senza anima. I grandi morti non si onorano se non sforzandosi di emularli. Compagni, Viva Matteotti! Viva la libertà! Viva l'Internazionale dei lavoratori ! Biblioteca Gino Bianco

COME CI RISCATTEREMO DALLA SERVITÙ FASC:STA Noi sentiamo di non poter commemorare Giacomo Matteotti se non ·cercando di seguirne l'esempio e di interpretarne Io spirito. Egli odiò la bugia, la ipocrisia e la viltà. Amò di agir molto e chiacchierar poco; di dir la verità, anche .se amara; di non illudersi; di affrontare virilmente le difficoltà, anche s~ aspre. Lottò sempre còntro gli infingardi i paurosi e gli addormentati. Facciamo come lui voleva: parliamo chiaro, non chiudiamo gli occhi dinanzi alla realta, riprendiamo la 1narcia, anche se dura. Il Partito Socialista risorge Il nostro partito, il partito di Giacomo Matteotti, il partito socialista risorge ora riunificato, dopo aver condannato le antiche, sterili e insensate division.i, e proclama risolutamente la necessità della lotta in Italia per la riconquista della libertà mentre riafferma la necessità storica della lotta di classe per una trasformazione integrale della società, ché dovrà essere organizzata non più sulla base doll'individualismo borghese, ma in funzione dei. bisogni e degli ;nteressi della collettività .Il partito socialista italiano aderisce incondizionatamente alla Seconda Internazionale, e ne propugna i principi. È cli moda, dopo la sconfitta, rinnegare tutto quello che si è fatto prima e di considerare ogni cosa del passato come un errore. Noi non rinneghiamo il passato, ma ci ric0Heghia1no ad esso per guardare aH' avvenire. Sappiamo che errori sono stati commessi e ne sentiamo tutti le conseguenze brucianti; dalla conoscenza di quegli errori cerchiamo di trarre ammaestramento per l' av~enire. Dicia1no che il passato non si dimentica, perchè non si cancella: trenta anni e più di lavoro speso per la redenzione del proletariato, cli lotta tenace per la formazione di coscienze prima e per il riconoscimento di diritti poi, Biblioteca Gino Bianco

milioni di operai tra,formati da strumenti passivi di lavoro in uomini, coscienti della propria forza e del proprio diritto, il, popolo portato alla ribalta deJla vita sociale, alla conquista di miglioramenti economici delle leggi protettive del lavoro, gli uni e le altre strumenti della sua emancipazione, alla conquista e.lei comuni, delle provincie, alia soglie del potere .. Percl1è la reazione ebbe facile vittoria? Perchè si ritornò indietro? Anche perchè il proletariato non seppe universalizzare la lotta che combatteva e tirare dalla sua parte i ceti che hanno con lui ragioni di armonia e Ji interessi e cli solidarietà morale; i cosi detti medi ceti, inte1lettuali, impiegati, piccoli borg11esi, i quali hanno mille ragioni per essere vicini alla lotta del proletariato e per favorirne l1avvento al potere, e non una ragione sola per servire ~Ila reazione. Trionfò la reazione sopratutto perchè il proletariato, a cui le libertà erano state lar,gite pili che non le avesse conqyistate, non essendo statu preparato a vedersele minacciate e ritolte, si trovò disarmato, -inerte, e si lasciò spogliare di ogni suo bene, quasi senza combattere, c.ptasi senza capire quel che gli si portava via. li fascismo trionfante pensò a fare le vendette della reazione, si rivolse dappruna contro gli operai e li 1·idusse colla faine al silenzio. Una volta soppressa la libertà per gli operai, ci si accorse che la libertà era scomparsa per tutti, fuorchè per i fascisti. La riconquista della libertà La lotta è dunque per la riconquista Jella libertà; lotta universale che consente, anzi richiede alleanze sul terreno delJ' azione. Queste alleanze non domandano a nessun partito 1 a nessun gruppo il sacrificio della propria [fisiono1nia, come non vagi iono essere strumento cli nessun partito: mirano a riconquistare una situazione in cui tutti i partiti che fanno della libertà la loro piattaforma, possano riprendere la rispettiVa posizione Ji battaglia ed agire con propri mezzi e con propri 1netocli per le rispettive finalità. Biblioteca Gino Bianco

Come socia1isti, come lavoratori, aderiamo per primi a q·ueste alleanze. Esse si sono realizzate ed operano - e promettono di operare sino alla vittoria finale - nel 1novimento che ha noine Giustizia e Libertà. Questo 1novimento si batte per il rovesciamento della dittatura e per la conquista di un regime libero, democratico, repubblicano; ,,, convoca aJl'azione tutti gli italiani che si sentono offe,i nella loro dignità dalla servitù presente e intendono partecipare attivamente alla riscossa" : '' afferma cbe nell'attuale battaglia sono in giuoco più alti interessi della classe lavoratrice''. La classe lavoratrice è al centro di queste battaglie: essa è p1u interessata cli ogni altra classe sociale alla conquista della libertà, perchè soltanto in un'atmosfera cli libertà si potrà compiere la sua emancipazione. Così è al centro della ripresa di domani, perchè nessun regime libero può reggersi che non tenga conto delle esigenze della classe lavoratrice, che non le lasci il posto che le spetta, che n'on le consenta di farsi strada verso la sua definitiva emancipazione. È infatti la classe lavoratrice che in tutti i paesi civili, anche se non è al governo essa stessa, pilt influenza i governi col suo numero e colla sua funzione. Questo privilegio, che ci è riconosciuto universalmente, porta a noi, compagni lavoratori , dei tremendi doveri; nella particolare situazione italiana, nella battaglia per il rovesciamento della dittatura, gli operai devono essere il nucleo principale, devono essere in prima fila.Non c'è da farsi i!lusioni che la vittor·ia sia facile e pronta. Essa può essere frutto solo e.li un movimento ordinato e cosciente, di una preparazione continua e fattiva, Cli una volontà decisa, Ji un grande spirito di solidarietà e di sacrificio. I nostri alleati Abbiamo afferinato prima che sono necessarie alleanze sul terreno dell'azione per la riconquista della libertà. Queste alleanze hanno dei limiti ed escludono natur.1lmente tutti quelli che sono per definzione contro la libetà. Così come non si può concepire una lotta a fianco Biblioteca Gino Bianco

dei preti - asserviti a tutte le reazioni - egualmente si deve escludere di lottare insieme ai coinunisti, che mirano ad instaurare in definitiva una nuova dittatura. Voi sapete bene operai, che la dittatura del proletariato, che sarebbe una ubbia in I.talia, anche in Russia è una bugia. Anche in Russia la dittatura del proletariato è diventata subito la dittatura di }?iccole minoran:z:;e, di alcuni uomini, e infi~e Ji un uomo e di una nuova burocrazia statale, che in nome del proletariato tirannegg-iano i proletari, contadini cd operai. I lavoratori non hanno bisogno della dittatura per l' affermazione del proprio diritto, e per la conqui,ta della propria emancipa- ... zione; affermano che il fine immediato della lotta rivoluzionaria in Italia è la conquista della repubblica democratica. Facciano i comunisti dell'ironia su questo e ci accusino di allearci colla borghesia: non vi è accusa più stolta; rispondiamo: il proletariato socialista, ed esso solo, è Jen1ocratico; e propugna ed attuerà una politica di democrazia, cioè una politica che abbia per legge fondamentale la legge della maggioranza e dell'autonomia. Cosl il parlare di borghesia democratica è una contraddizione in termini: la borghesia, in quanto tale, è conservatrice e fa per necessita una politica di conservazione. E gli operai non potranno mai allearsi agli industriali, felici che il fascismo abbia disarmato il p1·oletariato, togliendogli l'unico suo mezzo di difesa e di conquista che è lo sciopero. Il proletariato, alleandosi oggi sul terreno del!' azione con quanti sentono la necessita della lotta per la ,iconq uista della li berta, non rinuncia invece a nessuno dei postulati socialisti della sua battaglia. Domandare ai socialisti di rinunciare al concetto di lotta di classe è domandare che neghino la ragione stessa del loro essere. I socialisti riaffermando la necessita della lotta di classe, riaffermano che soltanto in una societ.l di liberi e di uguali, cioé in una socicta iocialista, la lotta di classe cesser8, per lasciare posto alla lotta per l'affermazione individuale, che nessun livellamento assurdo potra mai sopprimere. Biblioteca Gino Bianco

Socialismo e Fascismo I lavoratori socialisti codanriano e avversano in blocco il fascismo. Ne rifiutano lo spirito, il metodo, i fini. I! fascismo è stato ecl è lo strumento della reazione per tenere il popolo in servitù: è esso stesso la reazione· Perciò è la negazione della libertà. Il fascismo non ha 1nai fatto concessioni agli operai se non sulla carta; in ogni modo nessuna concessione che il fascismo facesse avrebbe valore, perchè nessuna concessione ha valore se non è conquistata da coloro stessi ai quali giova. Le concessioni si fanno ai servi; gli uomini liberi se le conquistano. Il fascismo è ignoranza e ubriacatura: il socialismo lotta per la educazione e la consapevolezza dei lavoratori; e si oppone a tutte le demagogie cli cui ·invece il fascismo si pasce. Il socialismo bada alla realtà e non ha bisogno cli imbottire i crani: gli basta cli additare ai lavoratori la meta ultima della loro emancipazione. Il fascismo abitua a mentire e a servire: mentre esalta le forze fisiche della razza e della gioventù, ne vuol fare strumento per la guerra che esso prepara e che dovrebbe servirgli a distrarre il popolo italiano dalle sue vere sciagure. Il socialismo, esaltando il lavoro insegna ai lavoratori la dignità della loro funzione, ed esso solo, è garanzia cli pace, in quanto, favorendo il disarmo universale, prepara le vere alleanze fra i popoli. Il fascismo fa della religione strumento cli dominio e scuola cli viltà, e fa della scuola una scuola di ubriacatura nazionalista. 11 socialismo, rispettoso di tutte le fedi, consiclera la religione come un affare privato; e alla scuola domanda ecl assegna il compito di una preparazione positiva, scientifica, spassionata delle menti dei gi.ovani. Il fascismo, stato di polizia, è accentratore perchè soltanto I' accentramento gli consente di. tutto dominare e tutto controllare: una dittatura o ha tutto nelle sue mani o perisce. Il socialismo assegna allo stato la funzione di assommare e promuovere gli interessi fonda1nentali della collettività, lasciando autonomia ai comuni ed alle forze periferiche. Il fascismo ba inventato (e non é neppur invenzione sua) il corpoBiblioteca Gino Bianco

rahv1smo: esso è la negazione del sindacalismo, in quanto, mentre il sindacalismo è un mezzo per la emancipazione dei lavoratori, il corporativismo è un inezzo cli oppressione. Il fat.cismo è in una parola la dittatura fatta sistema; il socialismo è la democrazia integrale non solo nel campo economico, ma in ogni campo dell'attività umana. Organizzarsi Convinti di queste verità, i lavoratori sanno che la liberazione dalla dittatura, cioè dalla servitù, non potrà essere che il risultato cli uno sforzo collettivo ordinato e organizzato. Anzitutto bisogna volere; nelle battaglie 1nolto · è lo spiritò che conta. Poi bisogna agire. Agire come ? - Resistendo come si può e clave si può alle sopprafazioni e.le! fascismo; rifiutandosi cli. commettere le piccole viltà che il pila delle volte sono anche perfettamente inutili; rifiutandosi di accettare ribassi di paghe, che i pseudo - sindacati operai fascisti sono p1:onti a consentire. I lavoratori sann~ cl1e soltanto la resistenza collettiva li salva dalla fame; è di ieri l'episodio ammonitore cli una maestanza non cleile principali, composta essenzialmente cli donne, che si é salvata da 1·ibassi di paghe che arrivavano fino al 5o°/o, già sanzionate cli sindacati fascisti, con uno sciopero bianco di cli protesta, durato cinque giorni. Ove si resiste l' avvar.'ìario cede. Questo sopratutto i lavoratori non devono diu1enticare. Ma non basta resistere. Bisogna prepararsi. Prepararsi non vuol dire soltanto preparare gli animi, vuol dire organizzarsi. Vuol dire propaganda attenta, tenace, infaticabile verso gli stanchi, gli scettici, gli apatici, gli indifferenti; vuol Jire stabilire eèl estendere al massimo - e con tutta la prudenza, che é pil, che mai necessaria - la rete dei collegamenti pronta a tra.sni.ettere le parole d'ordine del centro; vuol dire individuare ed isolare le spie, i possibili traditori, i chiaccheroni, i " bastian contrari" ad ogni costo, i se~ninatori cli discordie, in moBiblioteca Gino Bianco

do da presentare ai padroni eJ al fascimo un blocco di volontà senza crepe; vuol dire in una parola ritessere e serrare le maglie del proletariato socialista. Pronto a muoversi al momento buono come un uomo solo. È perchè non ~redete a quegli sciocdii ocl ingenui o peggio che in buona o in mala fede vi vogliono illudere ed addormetare garantendovi che il re, il papa, il principe, gli industriali, o l' anticri.9to, manderanno presto per aria il fascismo. Reagite contro queste leggende e fanfaucche impedite che si di_[fonclono e prendono credito tra gli operai. E non cre<.Liate neppure che la cns1 econonnca basti a scavalcare gente che ha tutto in 1nano. Ha tutto iu mano; tutto, tranne a vostro consenso. Voi odiate e disprezzate, e giustamente, questi vostri oppressori, questi parassiti c:lel vostro lavoro: miseria e manette soltanto ve li fanno suhire. IMa gli operai italiani si sono dimenticati troppo presto che essi sono il lavoro, che é il fascismo aèl aver bisogno di t.loro, e che, se essi vogliono, p3ssono essi avere il coltello per il manico. Se sanno volere saranno essi acl avere il coltello per il manico. Il lavoro vincerà il fascismo Voi capite 'bene, compagni, che non sono le chiassate in fabbrica. o le piccole sommesse isolate nei sobborghi quelle che risolvono la situazione in un regime di silenzio, di menzogna, e di galera, co1ne questo. Atti da plebe, non eia popolo. Ci vuol altro, Ci vuole tanto per cominciare che un bel giorno, acl un ordine dato - e gli uomini pe1· darlo già -'Ono al loro posto - centomila, cinquecentomila operai dell'Alta Italia, come un sol uomo abbandonino il lavoro. Cosa volete che possono fare contro una massa compatta? Ne metteranno in prigione cento o mille; e cento o mille che non saranno - che non sarann abbandonati .: ci saranno, ci saremo a sacrificarsi per il bene, la salvezza, la liberazione di tutti. Il resto verrà da sè. Sapete chi ha spezzato le reni ai fascisti tedeschi di Kapp che nel 1919 fecero ancb' essi la loro marcia su Berlino? Lo sciopero generale degli operai berlinesi. Biblioteca Gino Bianco

L'isolamento, l'incerte::za, l'impreparazione ci hanno procurato questa immensa vergogna del regime fascista: vergogna unica tra i popoli di tutto il mondo. Disuniti, dispersi, il fascismo vi lta disarmato, calpestato, affamato. Cosa aspettate ancora? Due regali Mussolini ba ancor t da fare ai lavoratori, ai quali come yj ha detto - vuole tanto bene: egli ha ancora da salassar~ i vostri salari per ri1nettere in piedi l'industria anemica, egli ha ancora da regalarvi la guerra fascista. Siete pronti, compagni, a crepar di fame o a farvi sbudellare per la gloria del fascismo e del suo duce ?. Costui vi dà gli appuntamenti in Piazu del Duomo. Diamogli il nostro •.ppuntamento. E sia quello buono e clefinitivo. La parola d'ordine per la nostra vittoria di domani, è ancora, e sempre questa: unione, organizzazione, preparazione Compagni, lavoratori, Il pane senza libertà è amaro. Il pane senza libert/i non è sicuro, La libertÌì viene prima del pane. Riconquistiamo la nostra libertà, e la nostra dignità, spezziamo le nostre catene, riscattiamo la nostra vergogna. Giacomo Matteotti c1 insegna la strada. Chi riceve questo opuscolo ha lo stretto dovere di farlo circolare; ha lo stretto dovere di mettere In contatto gli amici sicuri, che ancora non lo siano, con chi gli ha fornito l'opuscolo o di indicargliene I nomi; ha lo stretto dovere di essere in questo lavoro prudente e circospetto. Chi ri• ceve questo opuscolo torni a chiedere altro materiale al compag /1(}, A Nf glielo h'l fornito.

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