posta di unirsi coi traditori, se siete in malafede, noi non intendiamo prestarci ai trucchi di nessuno. Perciò, una volta per tutte vi avvertiamo che a simili proposte non abbiamo nulla da rispondere. Tanto per vostra norma e definitamente e indipendentemente da quello che sarà per essere la decisione della Direzione intorno alla festa ciel Primo Maggio. Matteotti» Ma l'assoluta inconciliabilità della concezione socialista di Matteotti col comunismo non potrebbe essere posta in modo più reciso che nell'articolo pubblicato dalla Giustizia il 30 marzo 1924, nel quale il Martire non esitava a stabilire una relazione di identità fra comunismo e fascismo: « Il fascismo trova nel suo avversario che gli somiglia, un naturale alleato. Se il comunismo non ci fosse, il fascismo lo inventerebbe, perchè esso è il pretesto della sua violenza e della sua dittatura; esso è lo spettro, di fronte al quale le classi medie e produttrici subiscono la violenza e la dittatura attuali. « I due sistemi oligarchici si giustificano_e si tengono a vicenda, fino a quando il popolo italiano lavoratore, come ogni altro popolo civile, non acquisterà dignità e forza sufficiente per negare ad essi l'arbitrio di dominare e di opprimere, e per rivendicare a sè il proprio diritto di decisione, secondo la volontà delle maggioranze liberamente espresse». Matteotti e i Massimalisti II pensiero di Matteotti sul massimalismo è espresso nitidamente in questo articolo scritto per i settimanali del Partito e che noi riproduciamo dalla « Giustizia» cli Reggio Emilia del 25 maggio 1924: « Sono stato sempre favorevole all'unità, perchè al disotto delle frasi e delle formule, ho sempre visto un'identità sostanziale tra tutti i socialisti; e una antitesi netta soltanto col comunismo. Ho creduto anche che l'unità sarebbe stata facilmente raggiungibile dopo la fine dell'equivoco terzinternazionalista che andò finalmente coi comunisti, e utilmente atBibliotecaGino Bianco tuata dopo le ultime elezioni politiche. « Tanto più obiettivamente perciò, sento di poter indicare i danni e le meschinità dell'equivoco massimalista, dopo che il piccolo gruppello dei' suoi dirigenti ha opposto all'unitario Barafono il suo preciso rifiuto. Dico il piccolo gruppetto, perchè mai gli aderenti al Partito Socialista Italiano hanno direttamente ed espressamente votata nè ratificata l'espulsione del 1922 nè confermata l'attuale scissione. « L'unità è dunque rifiutata - risponde a Matteotti l'Avanti! del 16 maggio corr. - « per la impossibilità di convivenza di elementi che hanno opposte concezioni e che debbono battere strade diverse». « Sta bene, ma il lavoratore che legge l'Avanti! non ha che da spingere l'occhio dieci centimetri più in alto; e trova sullo stesso giornale addirittura la formale proposta della Direzione Massimalista di un "avvicinamento tra Mosca e Londra, per una comune intesa e per opporre uniti una valida resistenza ecc.". « Io mi domando se ho letto bene; o se i cugini massimalisti stanno esaurendo il limite della decenza polemica. « Come? Tra unitari e massimalisti non vi è possibilità di unione perchè le strade e le concezioni sono secondo loro, opposte; e propongono nientemente che l'unione tra Mosca e Londra, cioè fra l'Internazionale Socialista e quello Comunista, delle quali sì, veramente, e a riconoscimento di tutti, i metodi sono opposti e incompatibili?! « La trovata di Velia e della Direzione Massimalista è veramente fantastica; un salto simile non l'ho visto nemmeno alla fiera del mio villaggio. « Ma si spiega. Quando un partito non si fonda più sulla chiarezza di un principio e di un metodo perde ogni logica e coerenza e ricorre al cerotto. « Or sarebbe veramente tempo che lo equivoco cessasse! Viviamo in un tempo di oppressione politica gravissima; il proletariato ha perduto ogni forza e influenza politica. Di più da 1re anni è battuto e calpestato. Occorre che esso si rifaccia la via Ira le spine: che con sudore e con sangue esso riprenda il suo posto nel mondo. 21
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