gruppo allora li seguì. In sala un applauso formidabile accoglie Matteotti ed i fascisti dalla strada intuiscono tutto. Matteotti parla del valore delle elezioni, della lotta aspra da sostenere; fuori è un gran fracasso. Si grida abbasso il pescecane Matteotti! I socialisti fanno schifo! ecc. D'un tratto qualche sasso rompe i vetri delle imposte ed i fascisti tentano di dare la scalata alla sala. I par•,~- cipanti al comizio che erano entrati sicuri di dovere sostenere una lotta corpo a corpo da un momento all'altro, si scagliano con molto coraggio contro gli invasori, riuscendo ad allontanarli ed a fare intervenire seriamente la polizia, preoccupatissima del nostro contegno deciso. La nostra manifestazione può continuare sino alla fine con vivissima soddisfazione di Matteotti, che da quella resistenza trae i migliori auspici per la lotta contro il fascismo. Scrivemmo a casa mia il comunicato alla stampa poi ci avviammo da Nicotri. Strada facendo commentiamo l'incidente accorso ed Egli accorato ha un accenno alla sua famiglia. - C'è un telegrafo qui vicino? - No - rispondo. Matteotti allora mi parlò della sua diletta sposa, della sua adorata mamma e dei suoi teneri bimbi e le nostre gote si bagnarono di lacrime. Eravamo già in casa di Nicotri. Alcuni compagni di Cefalù lo pregano di recarsi in quella città per un comizio. Egli non rifiuta. Siamo subito alla stazione. Il treno sta per partire. Nicotri ed i compagni di Cefalù salgono in vettura. La vaporiera fischia ed il convoglio si muove. Matteotti s'affaccia dal finestrino e mi ricorda di telegrafare alla moglie che egli sta bene, che arriverà posdomani a Roma. - Mi raccomando non dimenticartene. Furono quelle le ultime parole da me percepite. Da Cefalù, obbligato dai fascisti, ripartì subito per Messina. La sera stessa lasciava la Sicilia per sempre, per non tornarvi più. Ma vive il suo spirito nell'animo dei lavoratori siciliani. Vive la forza del suo sacrificio. Vive il ricordo delle parole con le quali chiuse il suo discorso a Palermo: « Siciliani, aiutateci a dare la libertà all'Italia ». BibliotecaGino Bianco Giacomo Matteotti ' e • martire Giacomo Matteotti è martire nel senso più alto e più sacro. Il suo martirz'o non fu e non sarà superato per la sua tragica gloria. Era solo e innocente fra una masnada di feroci sicari. La sua passione e il suo eroismo erano senza compianto e senza testimoni. Ma nessun sacrificio fu mai più santo. Quanto più terribìli erano l'ombra e il silenzio, quanto più atroce il dolore, tanto più pura è la luce e tanto più alto è il monito che si levano dal suo supplizio. Oggi, e più vivo che mai, Egli cammina davanti a noi e ci guida. Era un milite fedele: è la Fede. Era un grande idealista: è il simbolo stesso dell'Idea. Ci hanno tolto un uomo per restit11Jrciun Eroe, ci hanno tolto un capo per restituirci un Martire. Mai come oggi è stato crudele il nostro dolore: mai come oggi è stata g-;:ande la nostra speranza. La verità del Socialismo non fu mai così vera nei nostri cuori, nè mai così sicura la fede nel suo trionfo. 19
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