Giovani socialisti unitari - Matteotti : 10 giugno 1925 - 1966

Che gli assassini erano uornini di parte troppo vicini alla sfera governativa in una misteriosa attività di mercenari ed ave. vano creduto col delitto di giovare al governo! Poi abbiamo Lello reciproche accuse e difese, rivelazioni vergognose: da ultimo abbiamo udito il de/ilio esaltato, il nome degli spietati assassini invocato nei canti partigiani. Molto forse potrà aggiungere la storia, 111anulla di questo sarà tolto; nessuna di queste incontestate verità potrebbe essere negata da sofisticazioni e limitazioni di giudizi o da intimidazioni di verdelli e queste verità bastano da sole per rendere irriducibile e sacra la nostra protesta. Ed è vano contrapporre a questo nostro Morto glorioso e alle molte ombre che gli fanno ben triste e affollato corteo, un alt rò sventurato collega ucciso dal gesto folle e criminoso di un delinquente isolato e le altre villime che purtroppo conta anche il partito al potere: i morti non si contrappongono, non si sottraggono come dei numeri: i morti si sommano e insieme uniti formano il macabro bilancio di una era di esaltata violenza, di negata libertà, di compressi rancori. L'assolutismo è impotente a vivere senza brutalità. Noi rendiamo come italiani e come uomini a tutti gli uccisi il più alto e lacrimato saluto: non siamo di quelli che recano l'odio oltre i sepolcri, che esaltano gli assassini, che profanano le tombe degli assassinati! Già nella mozione del 27 Giugno, l'alto costitutivo della secessione parlamentare, noi volevanio che « il nostro morto fosse l'ultimo morto». Chi dica che noi siamo degli speculatori bestenimia: la nostra passione è animata di fede, purificata dal dolore. Se volessimo eccitare la pietà degli italiani basterebbe evocare Io strazio indicibile della fine di Giacomo Matteotti, come fu sopraffallo e rapito dai carnefici, come dovei/e la morte (povero Eroe solo fra gli assassini!) ·come fu sepolto ed occultato alle disperate ricerche dei suoi. Strazio tale che il colpo di pistola che 14 Biblioteca Gino Bianco lo avesse abballuto all'angolo di una via, sarebbe stato opera di misericordia. Sanno gli italiani la profanazione che nel giorno di Pasqua fu consumata sui segni di pietà e di amore che la vedova aveva composto sulla prima tomba del Martire perduta nella foresta? Sanno la persecuzione della salma anche nel solitario cimitero di Fratta, dove l'avevamo portata nella ingenua speranza che avesse pace nella Sua terra, sollo la custodia della vecchia madre? ... Ancora speculazione? ... Ancora demagogia?. No. Queste atrocità vanno ricordate perchè l'orrore del delitto è propaganda contro il de/ilio e anche in questo la censura della stampa è incivile e complice. Oh, se le sofferenze dei feriti e dei morenti, lo strazio delle madri, delle vedove e degli orfani (questo più vero e grande dolore che vive oltre, indefinito nel tempo) fossero presenti a tutti i forsennati violenti, forse fermerebbero le mani fratricide, chè non si abbatte solo l'avversario, non si uccide in lui « l'idea che non muore », ma si ferisce nel profondo la innegabile fraternità degli uomini, la consustanza nostra, si disperde un comune bene supremo, si offende un princ_ipio divino. L'amore è legge, è la sorgente della vita, l'odio è la legge della morte. Onorevoli colleghi, non la commemorazione ufficiale più degna che ci fu confiscata e sostituita fatalmente dalla ufficiale constatazione di un lui/o nazionale consacrato nella chiusura di Montecitorio, ma il rito nostro di pietà che nessuno doveva contenderci, può finire. La commozione è in noi non nelle vane parole; i propositi sono in noi non nei giuramenti; bastava adunarci, rievocare la cara Immagine, l'ombra vittoriosa che sta sulla soglia del Parlamento... e nessuno può entrare: rinnovare l'ossequio dovuto alla madre ed alla vedova inconsolata, deporre un bacio sulla fronte dei bimbi ignari e rileggere sulla tomba dell'Eroe le tre sole, semplici, auguste parole che Egli vi ha scritto col sangue: NON ESSERE VILI!

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