Quel giovane che aveva solidamente « studiato» e che viveva nel centro di una provincia di lavoratori agricoli, era diventato fin da giovinetto il leader della loro organizzazione di classe· ton una conoscenza, con una sedetà, con una praticità in materia di contratti, tariffe, condizioni dell'economia rurale, da stupire e da commuovere. Da commuovere perchè, fra tanti « agitatori» poco responsabili e improvvisati, era bello vedere quel giovane, che avrebbe potuto avere una cattedra d'economia, divulgare praticamente il suo utile i11segnaménto ai capilega ed ai bifolchi per le loro battaglie con gli agrari , perchè le impostassero bene, le conducessero saviamente. Come lo studioso d'economia guidava braccianti e bovari alle loro lotte per il miglioramento dei salari così lo studioso di scienza dell'amministrazione conduceva per mano i nuovi Sindaci, i neonati Assessori dei piccoli comuni rurali, perché entro le linee segnate dalla legge rinnovassero la vita municipale, perchè in quei vecchi schemi e ordinamenti versassero lo spirito giovane e il fervido sangue della classe lavoratrice. Quel professore degno di università sapeva farsi maestro di scuola per quegli « analfabeti dell'amministrazione » che dovevano affrontare tanti problemi e compiere silenziosamente una così profonda sebben capillare rivoluzione della vita _italiana. Chi ha visto Giacomo Matteotti in mezzo alle folle, pur negli anni appassionati del dopoguerra, mentre si stupiva di quel raro esempio di intellettuale che agiva nella realtà pratica, ammirava il maestro, l'educatore civile che sotto apparenze frigide e in una veste asciutta e aliena da sentimentalismi, combatteva e vinceva nelle masse la fatuità cianciona, la impulsività e il fana.tismo ingiusto e tristo, e innalzava alla ragione, alla verità, all'umanità! Questo lato men fulgido e meno noto della vita di Giacomo Matteotti, questa attività modesta, paziente, poco brillante, ch'Egli svolse per venti anni a contatto con gli umili, fratello, guida, educatore di poveri contadini, lo volli evocare ancora perchè esso ha un pregio altissimo, inestimabile, di virtù e di esempio. Troppo la nostra educazione estetica - avvezza a considerare il leone e non il bove, re degli animali, e ad ammirare il salto prodigioso e irruente della fiera e non il lento costante sforzo della bestia laboriosa - ci porta a guardare e pregiare il gesto saliente più che l'opera ignorata di ogni giorno. Utili entrambe; ma tanto più, perchè l'una avvia all'altro e ne è come la scala. Magnifiche quando un uomo medesimo aduna in sè l'uno e l'altra. 6 BibliotecaGino Bianco ·L'EROE ATTAC-CHI Le elezioni del maggio 1924 non erano lontane. Come erano state preparate nel sangue, così si sapeva che nella violenza si sarebbero compiute. I fascisti dovevano vincere e perciò solo, perché avrebbero vinto ad ogni costo, avevano già perduto. Dal posto dl battaglia che si era segnato, Giacomo Ma.tteotti operava infaticabilmente, la sua attività stupiva quanti gli erano vicini. Egli sapeva essere ovunque fosse necessario fare o rincuorare, a portare di persona l'opera, l'esempio, la parola. E non erano mancati - particolarmente in quelle giornate di vigilia - le minacce premonitrici. Egli sapeva di essere un predestinato. A chi gli dava consigli di prudenza opponeva che « tanto era lo stesso. Se dall'alto avessero voluto, lo avrebbero sempre potuto colpire». Questo sentirsi fatto bersaglio dell'ira e della forza nemica lo entusiasmava. E amava offrire la sua persona, beffardamente, quasi fanciullescamente, come non misurasse ogni volta il pericolo. Non lo misurò quella notte di vigilia in cui - solo con un compagno - guida e incita ai compagni - Egli Matteotti, il Segretario del Partito, Egli - il primo di noi - dopo aver speso tutta la sua giornata nella dura opera di organizzazione e d.i animatore, spese l'ora del riposo per faticare di più. Per dare, nel silenzio, l'esempio del coraggio e della azione. E andò per le vie di Roma ad attaccare sui muri manifesti elettorali per il Partito Unitario. L'eroe attacchino. Eroe che non disdegni la fatica più umile, e la esalti, agli occhi degli umili e degli accidiosi.
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