- 89 - di Fratta Polesine quando in uno spontaneo incontenibjle slancio, pure nella proibizione, pure nel rischio persona.le, la sua gente accorRe intorno alla bara e in un improvvisato rito, degno degli antichi eroi, la in nalzò tre volte nel sole. Non importa se il culto del Suo nome sia oggi chiuso nella intimità delle case, sia nel silenzio degli italiani: chi impedisce che si manifesti, confessa che il culto è ben vasto e profondo e... pauroso. Egli da questa universa venerazione, dalla persecuzione della Sua memoria ha la consacrazione più vera e più storica: chè veramente sacro è soltanto · quello che sia consacrato dall'amore della moltitudine dei buolli e vituperato dai malvagi. E se dopo un anno dal Suo martirio l'apoteosi non si celebra nella restaurata libertà d'Italia, nella libera ascesa dei lavoratori, nella restituita funzione parlamentare, nella sicura giustizia dei giudici, nella pace e nella civiltà delle grandi contese ideali; se dopo un anno nel Suo Polesine rappresaglie barbariche, atroci lutti e quotidiane umiliazioni sono inflitti ai suoi concittadini, nessuno di noi bestemmi che Egli è morto invano:_ sa~ebbe credere che il male vince definitivamente sul bene, la violenza bruta sul diritto, l'errore sulla verità: la storia, con buona pace dei modernissimi negatori e degli apostati che non possono intendere gli apostoli, la storia sa deviazioni, soste, ritorni, ma · la linea sintetica non è che progressiva conquista di diritti, ascesa di umanità: le tempeste coprono il sole e le stelle, non li spengono, perché la forza delle luci è eterna. Morto sarebbe invano solo se gl'italiani lo credessero, se noi disertassimo la Sua battaglia. Se la vittoria non ,sia attuale, se sia anche lontana, vorrà dire che la battaglia è più lunga o più dura: ma chi quando noi assumemmo di essere i canBiblioteca Gino Bianco
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