- 83 - Vengono in mente le parole eloquenti con le quali Francesco Domenico Guerrazzi poneva termine alla sua Apologia: « Intendo a scopo più « nobile ed uso del diritto di agitare la mi.a causa « davanti al Tribunale della pubblica opinione. « Nessuno, per potente che sia, o si estimi tale, « può opporre la declinatoria a questa suprema «magistratura: nessuno può mandare satelliti a « chiuderne ·1e sale, però che essa tenga le sue « sedute nella coscienza degli uomini; non abbia « uscieri, nè cancellieri, nè soprastanti, ma com- « metta lo adempimento dei suoi decreti nelle ma- « ni della Provvidenza; e questa, lenta talora, « inevitabile sempre, li manda ad esecuzione ». Parole dettate dallo sconforto, ma che pur si risolvono in un atto di fede! * * * AUGUSTO MANCINI Ricordo di Giacomo Matteotti l'affettuosa consuetudine di lavoro nella Commissione Finanze e Tesoro, nella Commissione per l'applicazione della legge Bonomi. Aveva vivissimo il senso del dovere e della responsabilità. Quando assumeva un impegno, spendeva tutte le sue forze per assolverlo degnamente. Era uomo di studio e di lavoro: ma aveva vivissimo il senso della p;im;tizia. Il primo impulso lo portava a diffidare 1..;dil sospetto manifestava con franchezza, addirittura con impeto. Poscia, dì fronte all'osservazione più approfondita, al ragionamento, giudicava con obiettività. Era mì impulsivo, che la intelligenza e la cultura temperavano. Della naturale impulsività restava solo il desiderio ardente di far bene, di combattere per i suoi ideali. Anche contro coloro, che gli erano avversari, o erano contrari alle sue idee, mai disse cosa alcuna in mala fede per combatterli e vincerli. Biblioteca Gino Bianco
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