- 73 - teme la morte, mi è grato rievocare una pagina di Platone, che più volte, in questi ultimi tempi, ho avuto occasione di ricordare a me stesso, agli amici, ai discepoli. E' la pagina in cui il grande filosofo che sapeva per prova come si combatte e si patisce per la verità, dopo aver tratteggiato il ritratto del perfetto furfante, continua, delineando con sublimi accenti la figura del giusto. « Ora, di contro a costui, poniamo col pensiero « l'uomo giusto, semplice e generoso, che, secondo « la frase di Eschilo, v·uole essere, non apparire « onesto. Bisogna, dunque, togliergli l'apparenza. « Infatti, se avrà anche l'apparenza del giusto gli « verranno per essa onori e premi e, quin!li, si po- « trà mettere in dubbio che per amore della giu- <c stizia egli sia tale, e non piuttosto per i vantaggi <e che una tal fama può produrre. Deve, dunque, cc esrmre spogliato di tutto, fuorchè della giustizia, « e dev'essere l'opposto di quell'altro che abbiamo « tratteggiato prima: cioè, non faccia niente di « male, e abbia una pessima fama, in modo da es- « ser messo ben alla prova circa la giustizia, non <e lasciandosi punto fiaccare dalla cattiva rino- <c manza e dagli effetti di essa: ma proceda infiescc sibile sino alla morte, con l'apparenza di uomo « ingiusto, mentre è giusto in tutta la sua vita ... « In tali condizioni, l'uomo giusto sarà frustato, « torturato, accecato e in fine impalato, dopo aver <e sofferto ogni tormento ... ». Vadano queste grandi parole, fiore dell'opera immortale di Platone, come mio umile tributo alla pia memoria di Giacomo Matteotti. NICOLA FESTA * * * Come Giovanni Bovio scrisse, in una scultoria epigrafe, di Giulio Cesare Vanini, filosofo del Rinascimento, a,rso non confutato, cosi noi possiamo asserire dell'intrepido nostro Mattt;otti: ucciso non confidato. Biblioteca Gino Biar.ico
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