i reprobi, perchè solo i genitori possono e sanno castigare. Il fratello che colpisce si chiama Caino. Ed ecco da questi pensieri maturati nelle amarezze, dalle lagrime di una «vedovella», che nella nuova Italia imperiale pomposa di orifiamme non ha trovato però un 'l'raiano che sapesse dire: « Giustizia vuole e pietà mi ritiene»; ecco da tutto questo sorgere spontanea, al disopra cli tutte le astuzie e i patteggiamenti, una questione morale. I furbi dicono che questa è la via più lunga e malagevole e sorridono sulla inutilità del sacrificio. Credono di essere pratici, e non conoscono il corso _degli eventi storici. Mondo morale e mondo politico non sono entità che non si conoscono; esse anzi si avvicinano e si toccano continuamente, pur vivendo ciascuna di vita propria. Si verificano periodi, nei quali si distaccano e si disconoscono; ma questi sono caratterizzati dall'abbrutimento e dal deperimento della vila pubblica, e allora, per neccessario contrapposto, si ergono le cosiddetle questioni morali, che sono più precisamente questioni di epurazione e di rinnovamento di un organismo politico infetto. Esse non sono fine a se stesse, ma tendono a ridonare il senso di umanità ad una politica diventata un cieco gioco di forze brute. Per questo non ci facciamo suggestionare dal sottili calcoli promettenti dei furbi. Noi vediamo in essi una bella abilità di giocatori, ma fuori della realtà dei sentimenti, che agitano la nazione, e quindi vediamo anche una politica sbagliata. La nostra questione morale non è un'astrazione o un rifugio di cenobiti, ma un'arma che abbiamo avuto in consegna dalla parte più eletta del paese per la prima battaglia di epurazione politica. MARIO VINCIGUERRA BibliOtecaGino Bianco
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