Comitato centrale delle opposizioni - Giacomo Matteotti nel I° anniversario del suo martirio

- 38 - che egli ebbe più forte e più viva, quella per cui è più vicino al cuore di milioni di italiani: il suo affetto per i piccoli figli, la sua particolare ed alta qualità di Padre. Questo egli fu sopratutto. S'era cercata la sposa nella prima virilità, secondo l'uso della gente umile e coraggiosa, aveva voluto costruirsi la famiglia fondandola su giuste nozze; . secondo la salda tradizione dei contadini e degli artieri delle nostre regioni, di tutLo il nostro popolo. Fu la paternità felice che gli conferi quella sua sorridente audacia; fu il riveren Le timore eh'Egli, come tutti i padri, provò dinanzi alla propria creatura, che lo indusse a severità verso se stesso ed altrui; fu lo spasimo ch'Egli provò dinanzi alla- culla dei figli, ed il desiderio immenso di gettarvi dentro tutto il bene e tutta la verità, che gli diedero il respiro indomito nelle lotte, e la forza della resistenza suprema sotto il ferro degli assassini. Quando Egli fu ucciso, il sentimento popolare non esitò, non errò; pose in bocca a Lui morente l'invocazione ai piccoli: « i miei figli saranno orgogliosi del loro Padre ». Cosi lo videro, lo vollero vedere, i milioni di uomini, che si logorano per dare pane alla prole; cosi, non ansioso di storiche consacrazioni del suo sacrificio, disdegnoso di ogni speranza di gloria, dimentico di ogni plauso volgare; ma pensieroso solo di quanto i figli diranno un giorno di Lui. Questo affetto supremo segnò tuUa la sua vita, e la morte sua: nessun italiano può negare rimpianto a Giacomo Matteotti, quando gli si ridesti nella memoria quell'attimo di truce podestà dell'omhra. Ah, quei colpi mortali uccisero più che un uomo, violarono più che le leggi scritte, essi feriron0 il sentimento più profondo del nostro popolo, quello della famiglia, e la dignità e podestà più rispettate, quelle di chi è padre. Pure qualcuno dice: « Ohimè I Io sono legato alla macchina o alla marra, al banco della boltega, o allo sportello dell'ufficio: troppa è già I.a mia pena quotidiana: che cosa mi importa, se v'è un morto di più, in Italia?». E qualche altro dice: « -perchè volete voi parlare di tre piccoli orfani a me, che vivo sicuro nella mia casa ben tutelata, tra la mia prole felice? ». E qualche altra dice ancora: « cessate di nominare· quel morto infausto, cessate di commuovere BibliotecaGino Bianco

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