oltre il Badaloni, Leonida Bissolati a Cremona, Camilla Prampolini a Reggio Emilia, Gregorio Agnini a Modena, Giuseppe Massarenti a Molinella. Giacomo Matteotti, anima sensibile, armato di un vigoroso ingegno, di una solida cultura e di un cuore nobile ed audace, non poteva non sentire la voce, umile ma fiera, di quelle masse, ormai scosse dal ·1oro torpore secohl'fe dalla parola socialista, che si elevava come un inno di lotta e di amore, inc-itando1 gli uomini di buona volontà ad unirsi a combattere per la ,loro causa: la causa dell'emancipazione del lavoro. Così Giacomo Matteotti rifiutò tutt:e le comode e facili vie che gli offoiva la sua posizione di uomo di studio provvisto di agiatezza, per dedicarsi completamente .all'apostolato della fede socialista, nel corso del quale, come Gesù Cristo, lasciò la vita per la redenzione dell'umanità, di una umanità migliore e libera. L'esordio nella vita pubblica e nella lotta. Quando Giacomo Matteotti, 11el principio del secolo, entra nel movimento operaio socialista, l'opera di redenzione del Polesine, come si è detto, era già stata iniziata, da alcuni decenni, da Nicola Badaloni, col quale collaborarono elementi purissimi della democrazia liberale italiana, di origine repubblicana. Si deve anzi a questi elementi il sorgere nel Polesine delle prime Società di Mutuo Soccorso, che diventarono poi le prime sedj delle adunanze politiche degli opera1. Onoravano, fra gli altri, queì movimento progres9 Bibl oteca Gino Bianco
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