ENRICO BASSI GIACOMO MATTEOTTI CON PREFAZIONE DI 11:ARIO LONGHENA PARTITO SOCIALISTA ITALIANO 1945
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Biblioteca Gino Bianco
GIACOMO MATTEOTTI Il pi,ì forte - il fJifi, degno il pi,ì alroce111enle colpito. FILll'l'O TURATI BibliotecaGino Bianco
' ENRICO BASSI GIACOMO MATTEOTTI CON PREFAZIONE DI MARIO LONGHENA PARTI'{O SOCIALISTA ITALIANO 1945 Biblioteca Gino Bianco
SOMMARIO 1. Prefazione del Prof. Mario Longhena. 2. Iritroduzione - Giovinezza e studi - Come diventò socialista - L'esordio nella vita pubblica e nelia lotta. 3. L'APOSTOLATO Il propagandista socialista - L'organizzatore - Il pubblico amministratore - Il parlamentare - L'assertore dell'unità socialista - Il capo del Partito Socialista e la lotta contro il fascismo - La morte e la rivolta morale del Paese - L'Italia s'è desta Ai giovani. BibliotecaGino Bianco
La nobiltà cli un sacrificio appai e nella sua grandezza non immediatamente, ma negli anni che vengono dopo, quando si può con jJrecisione misura·re il rapjJorto fra l'offerta e lo scopo da raggiungere, fra l'atto e la meta, fra l'olocausto e l'esatta visione del fine, I fatti fJosteriori di jJoco e gli anni recenti e l'oggi doloroso ci elicona che Giacomo Jvf.atteotti nell'impostazione jJ'l'ecisadella sua lotta contro il fascismo, nell'impeto del suo attacco contro di esso, era profondamente jJersuaso che male grande sarebbe venuto al nostro jJaese, ed offrendo sè e la sua gìovinezza, ardente ed Cl'l"dita,all'idea' di onestà e di purezza,· dimostrava di amar più il bene e la retta via della tranquillità e del comodo ozio, A !la distanza di venti anni e dojJo i terribili avvenimenti di questi ultimi mesi, la figura di Giacomo A1atteotti ci si mostra nella piena sua luce e nelle grandi prnjJorzioni sue. Quest'uomo che aveva esile corpo, ma anima di combattente che non cede, colla sua parola precisa e stridente come arma, con l'ardore che la jJarola traeva dal suo animo, solo anelante al- · l'onestà più rigida ed alla giustizia più alta, dimostrò proprio allora in cui la vendetta dei colpiti lo ghermì BibliotecaGino·sian'co 3
-- e per questa sua piena e serena dimostrnzione fu ucciso -- che il fascismo costituiva, anche agli inizi, una mirhaccia per la nostra terra e che lo formavano uomini in cui il senso più nobile di civismo era assente, perchè · in loro erano assenti i sentimenti fondamentali: onde vivono le comunità grandi - La dirittura rnorale jJiù inflessibile ed il desiderio cli giustizia più solenne. Fu fn-esago Giacomo j\1atteotti ed il jJresagio suo -- altamente proc(amato - gli procurò la morte: disse cose che .rnelarono la realtà vera dei suoi avversari: per un momento l'Italia parve scossa: si pianse più l'uomo forte e il combattente audace, orribilmente ucciso, jJroditoriamente sottratto allq, vita, e non si ascoltaiono le parole di condanna, non :,i meditò il presagio chiaro, non si considerò il monito a tutto il paese; e la vita riprese come prima, col fascismo e sotto il fascismo. C'è voluta la guerra, il disastro, l'umiliazione, è stato necessario piangere e temere, soffrire e disperare, perchè la predizione sua fosse accolta, pensata e riconosciuta vera, quasi divina previsione di mali. Ed ora Giacomo Matteotti è il simbolo più puro di questo doloroso ventennio, in cui l'Italia ha percorso un calvario di pene atroci e di avvilimento: ma egli pure ci diceva: « sperate ! n e noi oggi alziamo l"animo a tutte le speranze nel domani, d'Italia. MARIO LONGHENA 4 BìbliotecaGino Bianco
GIACOMO MATTEOTTI I giovani combattenti per la libertà d'Italia, che hanno dato alla loro .Brigata il nome di Giacomo Matteotti come simbolo del loro ardimento e delle loro alte idealità civili e patriottiche, non solo hanno reso, nel modo più degno, onore al grande martire, ma hanno meritato la ri•conoscenza dei lavoratori e del Paese. Giacomo Matteotti è uno dei pochi Italiani d'oggi, la cui vita ed opera siano meritevoli di essere ricordate accanto a quella degli eroi e dei martiri del primo risorgimento italiano, e che per austerità di costumi e virtù civile, per serietà di preparazione negli studi e per coraggio morale, ricordi la maschia e vigorosa figura di Carlo Cattaneo, l'eroe delle cinque giornate di Milano. · Ed ora che ìa lotta è giunta alla fine, il rievocare la vita o meditare l'opera di Giacomo Matteotti è dovere ed ammaestramento. In questo momento dec-isivo della vita italiana, in cui è necessario raccogliere ogni energia morale, non sarà infecondo trarre dal ricordo luminoso di Giacomo Matteotti l'esempio di tenace perseveranza fino a.Jla piena ricostruzione del nostro Paese. BibliotecaGino Bianco 5
Giovinezza e studi. Giacomo Matteotti nacque da Gerolamo e Isabella Ganzaroll i a Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, il 22 maggio 1885. La sua famiglia, nel principio dello scorso secolo, era discesa al piano dalle montagne del Trentino, declicàndosi prima al commercio poi all'.agricoltura, dove conseguì una notevole fortuna ed un'ortima Dosiz,ione sociale. l Giacomo Matteotti era quindi nato e cresciuto nel benessere ed in una onorata agiatezza. Il che gli 1-ermise, ·essendo dotato di volontà e di ingegno, di dedicarsi interamente agli studi, che iniziò al ginnasio-liceo cc Celio n di Rovigo e continuò e compi all'Università di Bologna. Qui, sotto la guida di un insigne maestro del diritto, Alessandro Stoppato, che il Matt·eotti ricorderà poi sempre « con animo grato », si laureò giovanissimo in giurisprudenza, rivelandosi sin d'allora laboriosissimo e di mente a1perta e geniale. r Ne è del resto una conferma la sua tesi di laurea La Recidiva, edita, iri 434 pagine, nel 1910 dal Bocca di Torino. È questa un'opera ~asta ed organica, tutta preçisione e cifre, pervasa di passione umanistica, nella quale già affiora una concezione socialista della vita e dove il valente studioso, pur seguendo l'indiPizzo della scuola criminale positiva, con sicura indipendenza di giudizio mette in luce come la delinquenza sia un triste fiore, che nasce preva:lentemente dal terreno dei fattor,i economici e sociali. Per cui la soluzione di questo problema, che ha Bibliotec Gino Bianco
tormentato le menti prn eccelse dell'umanità, da Cesare Beccaria e Gian Domenico Romagnosi, consi-- steva per il Matteotti· norì solo in una questione di giustizia punitiva, ma anche e soprattutto nella necessità di creare un sistema giudiziario nel quale siano assicurate al reo le vie della redenzione, e nel , saper prevenire i reati. Per questo fine evidentemente non era prn bastante riformare solo il vigente barbaro ed inumano sistema giudiziario e carcerario:· poichè, come aveva scritto sin dal 1882 Filippo Turati (che fu più tardi il vero maestro spirituale di Giacomo Matteotti) in quel suo gioiello Il delitto e la questione sociale, « la lotta più efficace contro il delitto non è nelle teorie dei criminologi e non nelle pene; ma sta nel rifare dalle basi l'assetto economico della convivenza sociale». Ed il Turati ancora ammoniva, ed il giovane Matteotti, come mine altri, accoglieva l'esortazione del Maestro, che t< a questo mira, come può, la nostra battaglia quobidiana - ila battaglia pel Socialismo. Il cui trionfo , insieme coi delitti indiviquali, sanerà il massimo delitto che tutti li genera e li involge: il delitto di una società che fa gli uomini lupi». Come diventò socialista. Se le conclusioni dei suoi importanti studi universitari lo avevano condotto spontaneamente sulla soglia dell'iideale socialista, ciò che però lo spinse ad abbracciare la fede, ad entrare nel movimento e a còml;)attere per la sua causa, fino al sacrificio. della 7 Biblioteca Gino Bianco
,·ita, fu un sentimento di profonda umanità del suo cuore generoso. Sentimento che ,fu suscitato in Giacomo Matteotti dalla osservazione della grande miseria, che regnava sovrana nel suo Polesine, dove ancora ai tempi della sua infanzia i contadini si nutrivano di sola polenta, essendo il pane un genere di lusso, e la mercede giornaliera che percepiva una famiglia operaia di cinque persone era al 1:1assimo di L. l ,l 5, somma che doveva bastare a provvedere all'alimentazione, al fitto di casa, alle vesti, ecc. Per cui la pellagra mieteva migliaia di lavoratori, denutriti per l'insufficiente alimentazione ed -esausti dall'inumana fatica, mentr-e la fame costringeva migliaia di contadini ad emigrare ogni anno per l'Argentina e per il Brasile, e di essi son ben ancor oggi note l'atrnce sfruttamento e le sofferenz·e. Solo la << durezza di cuore dei signori e dei proprietari terrieri », scrisse il Maggiore Pierini, mandato nel Polesine nella dolorosa occasione delì' inondazione dell'Adige nel 1882, rimaneva indifferente ed impassibile di fronte a tanto doloroso spettacolo di miseria, che aveva ispirato pagine commosse ad Edmondo De Amicis.... O miseria errante del mio Paese .... ed era stata nel 1878 l'occasione che aveva spinto Nicola Badaloni, il venerato e venerando apostolo del socialismo nel Polesine, a dedicarsi alla nobile opera di elevazione umana, morale ed economica di quelle plebi. Ed è bene qui ricordare che con .l'appariz,ione del Badaloni nel Polesine, si completa il ipugno di uomini, che saranno non solo tra i primi fondatori del Partito Socialista Italiano, ma i redentori del proletariato agricolo della valle Padana. Ed essi sono, 8 Biblioteca Gino Bianco
oltre il Badaloni, Leonida Bissolati a Cremona, Camilla Prampolini a Reggio Emilia, Gregorio Agnini a Modena, Giuseppe Massarenti a Molinella. Giacomo Matteotti, anima sensibile, armato di un vigoroso ingegno, di una solida cultura e di un cuore nobile ed audace, non poteva non sentire la voce, umile ma fiera, di quelle masse, ormai scosse dal ·1oro torpore secohl'fe dalla parola socialista, che si elevava come un inno di lotta e di amore, inc-itando1 gli uomini di buona volontà ad unirsi a combattere per la ,loro causa: la causa dell'emancipazione del lavoro. Così Giacomo Matteotti rifiutò tutt:e le comode e facili vie che gli offoiva la sua posizione di uomo di studio provvisto di agiatezza, per dedicarsi completamente .all'apostolato della fede socialista, nel corso del quale, come Gesù Cristo, lasciò la vita per la redenzione dell'umanità, di una umanità migliore e libera. L'esordio nella vita pubblica e nella lotta. Quando Giacomo Matteotti, 11el principio del secolo, entra nel movimento operaio socialista, l'opera di redenzione del Polesine, come si è detto, era già stata iniziata, da alcuni decenni, da Nicola Badaloni, col quale collaborarono elementi purissimi della democrazia liberale italiana, di origine repubblicana. Si deve anzi a questi elementi il sorgere nel Polesine delle prime Società di Mutuo Soccorso, che diventarono poi le prime sedj delle adunanze politiche degli opera1. Onoravano, fra gli altri, queì movimento progres9 Bibl oteca Gino Bianco
s1sta Agostino Bertani, il promotore dell'Inchiesta agraria, che mise a nudo le miserie delle classi agricole italiane, Alberto Mario, giornalista v.ivace e acuto scrittore politico, nonchè combattente, con il Bertani, nelle rivoluzioni e nelle guerre del risorgimento, e sua moglie J essie vVhite, scrittrice della più rinomata vita di Giuseppe Mazzini. È indubbiamente molto significativo e pieno di insegnamento ricordare oggi come quella gioventù, deposte le armi, impugnate per combattere per l'indipendenza e per la libertà della Patria, nel dedicarsi alle opere feconde -della civiltà, si riversasse con entusiasmo e con fede nelle lotte politiche e sociali, che per un cinquantenni.o impressero un vigoroso impulso al progresso economico, intellettuale e morale r!'Italia; e come molti di quegli ardent,i giovani, specie quelli delle legioni garibaldine, passassero dal mazzinianesimo al socialismo che, il loro Capo, Giuseppe Garibaldi, aveva sa,lutato come il Sole dell'avvenire. In questo ambiente storico, ricco ormai di esperienza, pieno di fervore e di lotte, che richiamano l'attenzione di scienziati, di sociologi, di economisti, di uomini politici, di letterati, ecc., Giacomo Matteotti esordisce nella vita ,e nelìa lotta politica, ed inizia il suo apostolato, sorretto dalla nuova fede, desideroso di agitar masse ed agitare i,dee, nonchè di suscitare forze rinnovatrici nel campo della vita politica e sociale. E il Partito Socialista sarà la sua Jibera palestra, dove combatterà fino aìla morte e quando cadrà, per mano nemica, l'ultima parola, oome disse Filitppo Turati, nell'indimenticabile orazione ((Il Rito della Patria )), sarà un monito: 10 BibliotecaGino Bianco
Uccidete me, ma l'idea che è in me non la ucciderete mai .... La mia idea non muore .... I miei bambini si glorieranno d(fl loro Padre .... I lavoratori benediranno il mio cadavere .... Viva il Socialismo! L' APOSTOLATO Il propagandista socialista. Iniziato alla politica da suo fratello maggiore, Dottor Matt·eo (a ricordo degli ,insegnamenti ricevuti, a I ui, precocemente morto, dedicò Ja sua opera La Recidiva), che era già socialista, studioso di problemi sociali e autore, in Italia, di una delle prime opere scientifiche su L'Assicurazione contro la disoccujJazione ( ed Bocca, Torino, 1901), nonchè da Tullio Maniezzo e da Emilio Zanella, due simpatiche figure di quel movimento, Giaco.mo Matteotti si iscrisse giovanissimo al Partito Socialista. Poichè Egli, sin d'allora, era uomo di carattere, di ferma volontà, dotato di tenacia invincibile e di un alto senso del dovere, « entrato nel Partito Sociaìista, (scrisse di lui un comune amico ne La Critica Sociale), non fu di quelli per cui l'iscrizione ad una milizia è una formalità cui non risponda nessun impulso di una passione interiore, nessuna coscienza di responsabilità e di dovere >>. Ed infatti la politica assorbì tutta la sua attivit<1: lasciò quasi interamente i prediletti studi giuridid, a cui tuttavia bene spesso tornò facendo rifulgere la sua opera metodi,ca e severa in lavori su argomento 11 Biblioteca Gino Bianco
di diritto e proc,edura pubblicati nella Rivista Penale ed in altre riviste, e si dedicò agli studi politici e sociali e alla lotta ,per la causa del proletariato e del socialismo. Questa sua attività nel movimento operaio e socialista fu rievocata e compendiata in modo esatto e mirabile e con elevatezza di sentimenti, all'indomani del suo assasinio nel 1924, nel periodico della gioventù socialista, Libertà, da un giovane compagno, che lo conobbe da vicino e l'amò: « Il movimento cooperativista, le Leghe, la Camera del Lavoro di Rovigo, le Sezioni politiche del Polesine vissero e si svilÙpparono per il suo impulso e per la sua opera. Ma ciò che soprattutto rimane dell'opera sua - a1iche oggi dopo la calata dello schiavismo fascista - fra i contadini del Poles1ne, è il patrimonio di educazione umana e socialista che Giacomo Matteotti ha donato ad essi, imprimendo nelle coscienze il bisogno profondo dell'elevazione morale, culturale, civile che non andò mai disgiunta, nella sua opera di propagandista e di organizzatore, dall'elevazione materiale ed economica dei lavoratori. Ciò cpe Egli ha lasciato di sè stesso nel Polesine, insieme agli anni migliori della sua giovinezza, è quanto di più bello possa donare un uomo alla gente della sua terra: una maggior.e confidenza nella vita, una più serena speranza nel domani dei miseri, ch'è la ragione stessa della vita )). La sua attività di propagandista e di educatore fu presto nota in tutto il Polesine, non solo per l'alacr,ità e la passione con la quale Egli l'assolveva, ma anche perchè si rivelò subito un conferenziere efficace, senza retorica, con idee chiare ·e precise, sia sui 12 BibliotecaGino Bianco
problemi palpitanti ed urgenti della vita operaia, sia sui problemi della vita locale e nazionale. Completò ed integrò poi questa sua attività cominciando a scrivere nei giornali del Partito e più tardi anche nella Critica Sociale di Filippo Turati, che raccoglieva intorno a sè. le più belle intelligenze del socialismo e della cultura italiana. Il che contribuì a farlo notare ed apprezzare anche oltre la cerchia del Polesine, tanto che anco~ giovane era già considerato uno dei maggron esponenti del Partito Socialista Italiano. L'organizzatore. Ma le sue capacità pratiche di organizzatore Giacomo A-falteotti le rivelò in pieno nell'immediato dopo guerra, quando cioè si trovò a capo del movimento operaio socialista del Polesine, e dovette affrontare i problemi concreti della sua riorganizzazione. Infatti la guerra 1914-1918 se non aveva troncato, aveva tuttavia raUèntato l'ascesa economica sociale, iniziata nel periodo precedente dalle classi lavoratrici. Per cui il Matteotti, come gJi altri organizzatori, riprendendo l'opera interrotta dalla guerra, dovette provvedere ad una completa riorganizzazione sindacale e politica dei lavoratori, in un ambiente psicologico profondamente modificato· dai patimenti imposti dalla guerra e dalle •illusioni sul futuro, create nelle masse operaie dalla propaganda del Governo e dalla stampa ufficiale. - Questa, per esempio, per quattro anni aveva continuamente proclamato che il dopo guerra avrebbe 13 Bibl,oteca Gino Bianco
realizzato un nuovo mondo ed una nuova economia. Viceversa, ritornando a casa, i lavoratori non solo trovarono la stessa vita di prima, la stessa economia, lo stesso regime, lo stesso salario, lo stesso padronato, lo stesso sfruttamento, ma una tacita e ben ,pronunciata opposizione all~ loro aspirazi.oni .. È pertanto ovvio che queste delusioni determinassero un'irritazione· nelle masse operaie e giustificassero quella loro irrequieta impazienza e messianica aspettazione, a cui fu pervaso l'animo delle folle nell'immediato dopo guerra. In conseguenza di questo stato d' animo delle masse, Giacomo Matteotti vide raccogliersi intorno al vessillo delle Leghe che Egli aveva fondato, e a quello delle Sezioni del Partito Socialista che aveva alimentato della sua fede, una schiera sempre più numerosa di gregari fiduciosi ed aspettanti. Ma Giacomo Matteotti, uomo politico di grande intuito, ricco di quel profondo senso storicistico che ispira e infonde il pensiero marxista, anzichè Tinfocolare, con altre iqusioni, quelle messianiche aspet- · razioni, cercò, invece, come notava la Critica Sociale, di disciplinare queste forze, di dare un ritmo tranquillo alla loro azione, di rivolger-le ad uno sforzo di · progressiva elevazione economica, sociale e morale. Il compito non era certo facile. Poichè a differenza dell'anteguerra, quando cioè l'opera dell'organizzatore era rivolta soprattutto ad un lavoro di proselitismo, di educazione e di organizzazione politica ed economica dei lavoratori, con lo scopo immediato del miglioramento dei salari e deUe condizioni di la-' voro; nel dopo guerra invee-e il movimento operaio, per l'ampiezza raggiunta, aveva esigenze pit1 radicali 14 Biblioteca Gino Bianco
I e poneva, anche come. conseguenza dell'evoluzione dei rapp?rti di lavoro tra padroni ed operai, problemi nuovi, la cui soluzione investiva in pieno l'ordinamento dell'economia capitalistica e il diritto di proprietà. Non si trattava quindi più solo di cercare di presidiare e consolidare le conquiste già consegu'ite in passato, ma di tendere, con una politica graduale ardita e costante, a che la classe lavoratrice, attraverso un'organica realizzazione di contratti collettivi di lavoro, avesse fìnalment·e assicurato un minimo di esistenza, premessa indispensabile ad un avviamento sicuro verso una nuova forma di economia e di convivenza sociale. Nel Polesine, per l'economia a carattere prevalentemente agricolo del luogo, Giacomo Matteotti iniziò quest'opera di rinnovamento promovendo la revisione generale dei vigenti rapporti di lavoro in agricoltura, per unificar! i in un unico contratto collettivo, tanto più che questi rapporti, nel 1919, erano ;:incorzt regolati da ben 70 patti di lavoro su 63 Comuni della provincia di Rovigo. Ma questa unificazione era ,imposta non solo da una necessità economica, ma anche dall'esigenza della evoluzione tecnica dei metodi di lotta del proletariato agricolo. li quale, specie nel Polesine, come pure in a.ltre zone, si era ormai reso consapevole che le agitazioni per l'aumento dei salan s'erano già da parecchi anni dimostrate insufficienti, perchè i conduttori di fondi aumentavano i salari e diminuivano le ore di lavoro. Per cui ogni aumento di salario veniva così annullato dal diminuito guadagno complessivo del lavoratore. I 5 B;bliotecaGinoBianco
Di fronte a questa situazione di fatto i soci.alisti, e per essi la Federazione Nazionale dei Lavoratori della Terra, onde frustrare tali mezzi escogitati dagli agrari e per garantire ai lavoratori il frutto delle loro conquiste. sindacali, posero due problemi: l' imponibilità della mano d'opera ( ossia ,tttribuzione di un carico ,di mano d'opera per ciascun fondo, che nel Polesine venne fissato nella misura d'un lavoratore ogni 5-6 ettari di terreno catastale), e il collocamento della mano d'opera, che si voleva libero dagli agrari e che i socialisti vollero invece affidato agli Uffici di Collocamento. Per ottenere il riconoscimento di questi due postulati, il proletariato agricolo del Poles,ine dovette sostenere una dura lotta, la quale, sotto la guida di Giacomo Matteotti, che l'aveva impostata su rigide premesse economiche, si concluse, con la completa vittoria economica ·e sociale dei lavoratori. Infatti, il 16 marzo 1920, a Roma, presso il Ministero d'Agricoltura, dai rappresentanti dell'Associazione Proprietari e Fittavoli e della Camera del Lavoro di Rovigo veniva stipulato un patto agricolo per l'anno 1920-1921. Questo patto, scriveva nel 1931 Emilio Zanella, cc• prova come ed in quale sensibile misura il Partito Socialista nel Polesine con una lotta serena ha contribuito al progessivo aumento dei salari e delle mercedi, ed ha moralmente redento l'esercito degli oppressi. Ed il fatto fu riconosciuto e confermato in pieno Parlamento dallo stesso On. Giolitti; il quale affermò che i salari erano in Polesine accresciuti di 49.000.000 di lire. Quale abisso fra questa conquista e l'epoca in cui 16 Biblioteca Gino Bianco
r i il lavoratore percepiva 35-40 centesimi al giorno, e doveva sfiancarsi nel rude lavoro dei campi dalralba al tramonto, e nell'acqua dei maceratoi per ore. ed ore, senza diritto ad una sommessa lagnanza, pena la disoccupazione. Questo aumento dei salari, delle mercedi e delle compartecipazioni fu in realtà un aumento d'aggravio sulla proprietà, ma aggravio benefico giacchè la spinse ad allargare ed intensificare la coltura, ·e con sistemi più razionali, per accrescere i redditi: e da ciò si ebbe, non solo un maggior sviluppo della industria agraria, ma anche delle industrie ad essa affini, favorendo così con l'aumento della produzione quello della ricchezza, poichè la classe proletaria, raggiunto lo stato di benessere, concorse, ed in alta proporzione, allo smaltimento della produzione delle varie industrie. Da questo nuovo stato di cose trassero vantaggio tutte le classi sociali: la grande ·e piccola proprietà, i fittavoli, i lavoratori del braccio, la borghesia intellettuale (liberi professionisti ed impiegati), il piccolo e grande commercio. Il Polesine finalmente viveva ». Si, il Polesine finalmente viveva, grazie· ad un cinquantennio di sacrifici, di sforzi, di lotte politiche, civili e sociali sostenute ininterottamente con slancio e con fede dal movimento socialista dei .lavoratori della terra,' dei quali è rimasto celebre lo sciopero dei mietitori del 188-1 al grido di « La boje », grido col quale essi intesero denunciare all'Italia cc una vita secolare di miseria e di oppressione » : di quel movimento cioè che, sotto la ispirazione e la guida prima di Nicola Badaloni, poi di Giacomo Matteotti, riuscì lentamente a redimere il Polesine dalla malaria e 17 Bibl oteca Gino Bianco
dalla m1sena economica e fisiologica, gettando così le basi non solo del diritto del lavoro, ma di una nuova civiltà: la civiltà socialista. Il pubblico amministratore. Tale, fin dall'anteguerra, fu la fiducia, che ispirò nelle masse del Polesine, con l'efficace opera di propagandista e di organizzatore, Giacomo Matteotti, che prestissimo le stesse masse elessero loro rappresentant:e nelle pubbliche amministrazioni: Ed in queste piccole amministrazioni rurali - che viceversa sono ottimi -laboratori di osseryazione di fatti sociali, perchè a contatto diretto dei bisogni e delle aspirazioni delle popolazioni - Giacomo Matteotti iniziava la sua esperienza di abile e saggio amministratore: esperienza, che tutti gli riconobbero sin dal Congresso dei Comuni Socialisti di Bologna del gennaio 1916. dove, con due discorsi, Egli ebbe modo di farsi conoscere per la profonda compet:enza nei problemi amministrativi; e che più tardi, entrato in Parlamento, gli permetteva di eccellere nelle discussioni· della Camera dei Ùeputati e delle Commissioni Parlamentari di studio per la elaborazionel di progetti di legge o di altri provvedimenti interessanti la vita amministrativa degli Enti locali. Giacomo Matteotti esordì, come pubblico amministratore, nella carica di Sindaco del Comune di Villamazzana. Successivamente fu consig,liere di una decina di Comuni, fra cui Rovigo, Fratta Polesine, Lendinara, Badia, San Bellino, ecc. Contemporaneamente fu eletto membro del Consiglio Prov{nciale di Rovigo, come rappresentante del 18 Biblioteca Gino Bianco
Mandamento di Occhiobello, e_d alle adunanze partecipò assiduamente, essendo stato nominato (< leader » della minoranza socialista. Quando poi nel 1914 i socialisti conquista.rono, per breve tempo, la maggioranza nello· stesso ,Consiglio Provinciale, Giacomo Matteotti ricoprì la carica di Presidente della Deputazione Provinciale. Nel 1919 (nel periodo della guerra fu soldato per tre anni, compiendo rigidamente il proprio dovere) Giacomo Matteotti entrò di nuovo nel Consiglio Provinciale di Rovigo. e, quasi contemporaneamente, fu fatto Sindaco di Fratta Polesine, dove diresse pure l'Ass·essorato delle .Finanze e della Istruzione. Come pubblico amministratore promosse l'istituzione di biblioteche e di scuoìe, opera che Egli assecondò anche come membro. del Consiglio Provinciale Scolastico di Rovigo, ed iniziò una riforma tributaria diretta ad alleviare ai più poveri il peso delle imposte indirette ed applicò norme di austera fìnanza per assicurare il pareggio del bilancio. Ma affinchè gli amministratori pu0blici del Polesine, per lo più lavoratori, potessero procedere speditamente nella loro opera ed essere in grado di attuare riformé utili, Giacomo Matteotti, nel' 1920, istituiva un Ufficio di Consulenza Legale ,e di Ispezione Amministrq.tiva per i 63 Comuni del Polesine, allora tutti conquistati dai socialisti, facendone affidare la dir-ezione al Deputato Provinciale Enea Ferraresi, già Sindaco di Stienta, competentissimo in materia. Evidentemente tutto ciò faceva parte di un più vasto programma di riforme, che Egli andava elaborando e maturando in vista della crescente partecipa1ione del proletariato alla direzione e gestione delle 19 Biblioteca Gino Bianco
• ammm1strazioni pubbliche. Per cui Egli riteneva necessario rendere intanto il funzionamento di queste più rapido ed indipendente da ogni eccessiva tutela dèllo Stato (vero ostacolo alla libertà d'azione degli amministratori liberamente eletti dal popolo) e più rispondente alle esigenze della vita civile m.oderna. Anche questo compito non era certo facile. Ma i saggi che il Matteotti scrisse e pubblicò nella Critica sociale, nel Comune n,wderno, nella Nuova Antologia e altrove - specie quelli Sulla finanza comunale, dove traccia un piano completo di riforme, e quelli sul Problema dell'Autonomia dei Comuni, di • cui Egli fu uno dei più caldi fautori - sono sicura conferma della maturità del suo pensiero e della serietà di intenti, che lo animavano nell'adempimento del suo mandato, nell'interesse non solo del proletariato, ma di tutta la popolazione. A riconoscimento delle sue benemerenze, e capacità amministrative, quando il Partito Socialista costituì nel 1919 la Lega dei Comuni Socialisti, Giacomo Matteotti fu chiamato a comporre il Comitato Direttivo insieme al Dott. Francesco Zanardi, che dal 1914 al 1919 fu Sindaco Socialista di Bologna ed uno dei più fervidi e solerti amministratori d'Italia. Il parlamentare. L'ascesa di Giacbmb Matteotti fu continua, come logica conseguenza della sua instancabile attività nel campo sindacale, amministrativo e politico. Egli percorse lentamente ·e senza fretta, anzi passo a passo, i gradini della sua carriera, perchè era desideroso di conoscere e sperimentare clirettament·e tutto il fun20 Biblioteca Gino Bianco
zionamento politico sindacale cooperativo, nonchè della vita municipale e provinciale. E ciò allo scopo di poterne poi parlare, con cognizione, ai lavoratori (le cui assemblee prediligeva ad ògni altra) ed in consessi, e di essere .in grado di affrontare apertamente, senza reticenze, ogni discussione con gli avversari politici. Si può dire che, sotto questo aspetto, Giacomo Matteotti abbia realizzato il tipo ideale e classico dell'organizzatore e dell'amministratore socialista: serietà· di propositi, salda fede, sicura ed accurata preparazione teorico-pratica, coraggio morale. È questo il tipo di organizzatore .e di amministratore alla cui formazione deve tendere oggi l'opera del Partito Socialista, così come in passato, rivolsero ad essa i loro sforzi, con amore e sapere, uomini di alto valore e di provata fede, quali Filippo Turati, Rinaldo Rigola e Antonio Vergnanini, che in Giacomo Matteotti ed ,in numerosi altri, comé Bruno Buozzi e Giuseppe Bentivogli, pure essi strappati come Giacomo Matteotti alla lotta dalla perfidia avversaria. hanno visto appieno realizzato il ìoro sogno e la loro opera di educatori e di maestri. Con questi pr,ecedenti, a servizio della causa socialista, Giacomo Matteotti, a 34 anni, diventò Deputato al Parlamento. Venne pertanto eletto la prima volta nel 1919 per il Collegio di Ferrara-Rovigo, e rieletto nel 1921 per il Collegio di Padova,Rovigo, mentre nel 1924 fu eletto in due circoscriz•ioni: in quella del Veneto ed in quella del Lazio. Per quanto la vita parlamentare di Giacomo Matteotti sia stata breve, essendo durata poco più di. quattro anni, tuttavia Egli ha segnato un'orma pro2l Bibl oteca Gino Bianco
fonda ed incancellabile negli annali del Parlamento Italiano, sia per i suoi discorsi tecnici, sia per le battaglie politiche da lui promosse e sostenute. Nel campo tecnico particolarmente apprezzati furono i discorsi, che Egli pronunciò alla Camera intorno alle proposte tributarie di Giolitti, nei quali il Matteotti rivelò subito le sue doti cli studioso e dove, fu scritto, « il ragionatore e l'idealista appa.iono mirabilmente fusi nello sforzo di accostarsi ad una soluzione giusta ed equilibrata del problema ». Fu membro della Giunta del Bilancio e poi della Commissione di Finanza: In tale veste st·ese parecchie relazioni, tra cui quella al Bilancio clell' entrata del 1922. Fu pure Segretario della Commissione per la riforma burocratica e relatore della minoranza contro la concessione dei 1pieni poteri al Governo di Mussolini. Nelle predette Commissioni, come alla Camera, fu tra i più rigidi difensori dell'erario in materia di spese e della libertà in materia doganale. Più d'una delle sue relazioni fu giudicata da Achille Loria, insigne economista, cospicuo documento di profonda preparazione e di alta serietà scientifica. Ma Giacomo Matteotti alla Camera dei Deputati eon fu soltanto un parlamentare assiduo, attivo e studioso, animatore dei suoi colleghi del · Gruppo Parlamentare Socialista, che esortava continuamente a fare; ma fu anche un cc lottatore audace in tutti i sensi buoni della parola i> (come lo definì Giovanni Zibordi, che gli fu amico e collega), sempre pronto a battersi « per i suoi principii e per la sua fede » ed un polemista brillante e formidabile, come attestano i resoconti delle sue battaglie parlamentari. 22 \ Biblioteca Gino Bianco
L'assertore dell'unità socialista. Nel Partito Socialista Giacomo Matteotti militò sempre all'ala destra unitaria, perchè essa ·era più compresa di quello spirito fattivo e costruttivo, che da lui sprigionava in una fervida e molteplice attività. Anzi Egli avrebbe 'voluto che di questo spirito fosse permeato tutto il Partito, indipendentemente dalla tendenza politica, che predominò nei Congressi. Insomma per lui l'importanza non stava nelle « formule n, destinate sempre a paralizzare l'attività degli uni o degli altri, ma nel cc decidere il regolamento dell'azione, 'della vitalità del Partito n. Ed infatti, nel Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano di Milano dell'ottobre 1921, Giacomo Matteotti si augurava di poter « rappresentare la tendenza che pone fine alle tendenze, la tendenza cioè che dice: da oggi innanzi tutte le tattiche sono ammesse per il trionfo del socialismo, purchè rientrino nel metodo della lotta di classe: non c'è che da discutere volta per volta sulla realtà delle cose e sulla pratica opportunità e utilità n. · Questa coscienza del valore dell'unità delle forze , operaie, ora considerata indispensabile per l'avvenire del proletariato. la quale splendeva così alta in Giacomo Matteotti, venne invece a mancare nel. Partito proprio nel dopo guerra, nel momento storico più critico del suo sviluppo, quando cioè il fascismo, coadiuvato da tutte le forz-e antiprogressive del Paese, insorse, a difesa degli interessi privilegiati della plutocrazia, degli agrari e degli industriali, a sbarrare la via al movimento socialista. • Di conseguenza il Partito Socialista lasciandosi, 23 Biblioteca Gino Bianco
m quel momento, sopraffare dalle << formule n, che ne paralizzarono ogni azione rivoluzionaria e gradualista, finì per compiere l'atto infecondo e storicamente negativo di suddividersi in tre partiti: il •comunista, il massimalista e .l'unitario. Del Partito Socialista Unitario, al quale si riallaccia l'attuale Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, div~ntò Segretario Giacomo Matteotti. Il capo· del Partito Socialista e la lotta contro il fascismo. L'ascesa di Giacomo Matteotti a capo del Partito Socialista· Unitario coincise con l'inizio della lotta più violenta tra fascisti e antifascisti. Giacomo Matteotti si rivelò subito un co11dottiero capace e pieno di ardore e di coraggio. Egli iniziò, e lo dimostra ,il suo volume Un anno di dominazione jascista, un'opera di critica, nella stampa del Partito e nella Camera dei Deputati, che in breve riuscì a spogliare il fascismo di tutte le false benemerenze, che esso si era arbitrariamente attribuite, come quella di salvatore dell'Italia. Mussolini avvertì subito che in Matteotti aveva un avversario implacabile e inflessibi1'e, l'unico uomo in Italia capace di competere con lui e, al momento propizio, di cacciarlo dal potere. E quindi lo temette e ne meditò la soppressione. L'occasione gli si presentò quando Matteotti il 30 maggio 1924, armato di documenti inoppugnabili, propose alla Camera di annullare la elezione a deputato di tutti i fascisti eletti con la violenza. Il colpo era mortale. Mussolini si impaurì. E nell'impossibilità di confutare i dati e 24 Biblioteca Gino Bianco
le verità del suo accusatore, preferì indicare Matt:eot~i ai suoi sicari come _l'uomo importuno, che bisognava eliminare, se essi si volevano salvare e se volievano procedere nell'iniziativa spogliazione dell'Italia. La morte e la rivolta morale del Paese. Ed ,infatti nel pomeriggio del 10 giugno 1924, rnentre Giacomo Matteotti usciva dalla sua casa dopo aver trovato conforto nel seno della sua famiglia, venne raggiunto da un gruppo di fascisti armati che con violenza lo caricarono su una automobile e, dopo averlo assassinato, andarono a seppellirne il cadavere nel bosco della Quarterella presso Roma. Così fu consumato quello che uno dei più acuti scrittori politici della Critica sociale definì e< Il dèlitto di un regime » (1 ). L'assassinio di Giacomo Matteotti suscitò in tutto il Paese violente ondate di sdegno e di rivolta morale contro il regime fascista. La lotta antifascista si intensificò nel Paese e nel Parlamento. I vari partiti politici antifascisti si coalizzarono per denunciare i mandanti del crimine all'Alta Corte di Giustizia e, nell'attesa della convocazione di questa, proclamata la loro astensione dai lavori parlamentari per incompatibilità morale con gli assassini di Giacomo Matteotti, costituirono il cosidetto cc Aventino i>, (I) Articolo di Uco Gumo MoNDOLFO, « Critica sociale,, del 16 Giugno 1924. 25 Bibl•oteca Gino Bianco
organo coordinatore della lotta contro il fascismo per la restaurazione delle libertà statutarie e la moralizzazione della vita pubblica. Perchè queste forze non riuscirono nel loro intento non è qui il caso e il momento di indagare. Non è però infondata nè azzardata l'ipotesi che in analoga situazione Giacomo Matteotti avrebbe sicuramente proceduto più rapidamente e radicalmente, indirizzando lo slancio iniziale di quella rivolta morale all'immediato rovesciamento del Governo fascista. L'indugio permise a Mussolini di riaversi e di prepararsi per il colpo di Stato del 3 gennaio 1925, col quale se riuscì a stroncare ogni pubblica attività dei partiti antifascisti, non conseguì però mai lo scopo di impedire la loro organizzazione segreta. La quale per venti anni mantenne vivo negli italiani, accanto al culto della libertà, lo spirito antifascista, si rafforzò nelle carceri, nel confino e nell'esilio, mentre nel rovesciamento del fascismo costituì l'elemento propulsore decisivo, come nella lotta per ,la cacciata dall'Italia dei Tedeschi, ha apportato con le sue Brigate di volontari, un contributo di sacrificio e di entusiasmo che riscatter;'t di fronte al mondo la grave umiliazione patita dal popolo italiano durante tanti anni di mCJvile e dannosa dominazione. L' Italia s'è desta. Con Giacomo Matteotti - come notava Piero Gobetti, il valente polemista liberale, che più tardi cadeva pur ·esso vittima del fascismo - scompariva dalla vita polit'ica italiana « uno dei due o tre spiriti superiori del Parlamento n. · 26 Biblioteca Gino Bianco
Il fascismo, ormai smascherato per la sua tragica commedia di salvatore d'Italia, sente - rilevava ancora il Gobetti - d~e « contro uomini come Matteotti, Amendola, Treves, non riuscirà più a venire a patti n. E che dovrà pertanto usare la violenza per « uniformare uomini e costumi, eliminare chi non si arrende alla semplice intidimazione n. E così fece dopo il colpo di Stato del j g·ennaio 1925. Per il popolo italiano cominciò una nuova fase del suo lungo calvario. Dopo Matteotti fu la volta di A.mendola, dello stesso Gobetti e di mille e mille altri. Treves e Turati dovettero andar lontano. Antonio Gramsci fu arrestato e cacciato in prigione per oltre dieci anni, dove morì. L'Italia ritornava la terra dei morti. Ma l'insegnamento dei nostri eroi e dei nostri martiri rimase ed albergò nei cuori di tutti quegli italiani che ebbe'ro vivo il senso della dignità e dell'onore nazionale, che non piegarono di fronte alle violenze e aVe umiliazioni e sopraffazioni fasciste, che in ogni circostanza seppero tenere alta, sempre più alta, la fiaccola della loro fede nell'ideale della libertà, nel cui nome oggi, di nuovo, << L'Italia s'è desta>>. Ai giovani. Giacomo Matteotti amò caldamente i giovani, ai quali attribuiva un'alta missione nella rinascita politica e morale dell'Italia. E ad essi rivolse costantemente il suo pensiero e le sue esortazioni, perchè essi non si piegassero e si opponessero, con tutto il loro ardore, al dilagare e all'affermarsi del fascismo nella vita italiana, il cm avvemre Egli vedeva compro27 Bibl1oteca Gino Bianco
messo da quella politica di prepotenza e di sopraffa. zione, che di fatto mise a rischio l'esistenza della Nazione. Oggi è doveroso ricordare come Giacomo Matteotti avesse visto giusto, forse per quell'affetto spontaneo che ciascuno di noi nutre per il proprio Paese, quando daìla tribuna della Camera dei Deputati, rivolto ai fascisti, in quello storico discorso, del 30 maggio 1924, che gli doveva costare la vita, proclamò: 1c Voi sì, veramente, rovinate quella che è l'intima essenza, la ragione morale della Nazione ». Meditino i giovani d'Italia queste profetiche parole di Giacomo Matteotti, che predisse le sciagure della Patria e per primo insorse contro chi tali sciagw:e con incosciente opera o forse consapevolmente preparava. E queste parole che sono state ai giovani di incitamento nella lotta di liberazione nazionale, siano di monito per contribuire, col loro entusiasmo, a creare una nuova Italia, libera ed indipendente, dove sia bandito ogni spirito di prepotenza e di sopraffazione e dove aleggi il sentimento della libertà e delìa dignità umana, nel trionfo, secondo la possente invocazione del Carducci, della cc pia giustizia del lavoro ». Il pensiero di Giacomo Matteotti sui giovani fu chiaro e preciso e ancor oggi è pieno di insegnamento e conserva intatto il suo alto valore morale ed educativo. Egli così seri veva in un articolo L'ora dei giovani, pubblicato nel numero del I febbraio 1924 di Libertà, organo quindicinale della gioventù socialista italiana: cc Un solo consiglio va oggi dato ai .giovani. Quello ·28 BibliotecaGino Bianco
di essere o-iovani -- di non essere a,bili - di non o diventare precocemente vecchi e prudenti! No, no, i giovani una sola cosa sentono oggi: che in gola è stretto il respiro, perchè non vi è più libertà - che non la scienza o la competenza dominano, ma la brutalità del bastone. E i giovani odiano la prepotenza. Essi non tollerano che l'Italia abbia ad essere sempre governata dal , bastone: sia esso quello di Radetzky, sia esso quello di Mussolini. Essi sono convinti che anche il loro paese è un paese civile, e può essere governato come g1i altri paesi civili n . E così pensa, con Giacomo Matteotti, l'odierna gioventù d'Italia, che ha rifiutato di battersi per l'esecrato nazi-fascismo, e si è riversata a migliaia nelle nostre gloriose Brigate, per assicurare al Paese un avvenire di giustizia e di libertà. Così visse ed operò nella sua breve vita uno degli uomini più nobili e battaglieri del socialismo italiano ed internazionale, che rivolse la sua attività, come si è già ricordato, ad ispirare « una maggiore confidenza nella vita, una più serena speranza ·nel domani dei miseri, eh' è la ragione stessa della vita >1. Ed i giovani, che hanno combattuto nel sùo nome per la libertà e per l'indipendenza d'Italia, avranno nell'insegnamento, che loro offre il sacrificio di Giacomo Matteotti, l'indicazione più sicura per il loro orienta,mento nella vita civile e politica: orientamento che sulle orme del Martire dovrebbe condurli, come noi ci auguriamo, sulle vie maestre del Socialismo. Bibl oteca Gino Bianco 7230 29
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NOTA BIBLIOGRAFICA I , Oltre alle opere ricordate nel testo, vedi: • 1. G. MATTEOTTI- IL fascismo della prima ora. Pubblicazione postuma a cura del Partito Socialista Unitario, Roma, 1924. 2. G. :MATTEOTTI- Reliquie, raccolte a cura di MARIO GuARNIERI, con Prefazione di CLAUDJOTREVES, Milano, Corbaccio, 1924. 3. in morte di Giacomo Matteotti. Numero speciale di « Critica Sociale», con articoli di TURATI, TREVES, MoNDOLFO ed altri, del 16-30 giugno 1924. 4. ALDO PARINI - La giovinezza di Matteotti. « La Rivoluzione Liberale » del 14 gi~gno 1925. 5. PIERO GOBETTI - Matteotti (nota). « La Rivoluzione Liberaie» del 17 giugno 1924. 6. PmRo GoBETTI - Matteotti (saggio). « La Rivoluzione Liberaie » del 1° luglio 1924. 7. Anonimo - Giacomo Matteotti (ricordi). « La Rivoluzione Liberale» del 22 luglio 1924. 8. FILIPPO TURATI - Il Rito della Patria. Discorso pronunciato il • 27 giugno 1924 alla riunione delle Opposizioni Parlamentari. 9. FILIPPO TURATI - Giacomo Matteotti. Discorso pronunciato il 14 settembre 1927 alla Casa del Popolo di Bruxelles. 1 o. EMILIO Z:ANELLA- Dalla « barbarie» alla civiltà nel. Polesine. L'opera di Nicola Bar/afoni. Milano, Edizioni « Problemi del Lavoro», 1931 .· 81blloteca Gino Bianco
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