Roberto Marvasi - Dopo il martirio

-82in cui questa può essere saldo presidio del trionfo della verità e della giustizia, escludano affatto l'«enorme . tranquillità », millantata dai dominatori l'indomani del delitto. Quando manca la prova, non è lecita l'allusione a responsabilità personali, nemmeno a carico di chi ebbe la temerità, per mezzo delì' « Agenzia Stefani », di movere publica accusa all'onorevole Zanardi per l' assassinio del Giordani in Palazzo· D'Accursio, allo scopo di esporre al disprezzo e all'odio pubblico un avversario. Vedano i giudici se esistano presunzioni - e quali esse siano - a carico del Mussolini. Se ne esistessero, sarebbe certo un po' tragicomica la si1tuazione di quelli che hanno il dovere di contestarle in confronto del capo di un partito e di un~,milizia personale, pronta, per lui, a uccidere o a farsi uccidere. Un imputato in armi contro una giusitizia inerme sarebbe un -caso nuovo, anzi originalissimo, che solo da coscienze eroiche potrebbe essere superato. L'ipotesi però non si formula nemmeno, perchè nessuna accusa di responsabilità personale - che io sappia - si muove da chicchessia al Presidente del Consiglio, pur se cositui vada contorcendosi, di qua e di là, in discorsi minacciosi, che ne denunziano una inesplicabile agitazione spirituale. Certamente gli istruttori del processo Matteotti - che è poi uno spaventoso centone, espresso da una mastodontica ::.ssociazione a delinquere - si saranno chiesito, nella solitudine del loro segreto istruttorio, se il Mussolini di oggi sia colui che promise, in prima ora, alla C:1mera di procedere senza pietè, contro BibliotecaGino Bianco

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