-41ria e costituzionale della crisi che rovesciò lui e i suoi gregarii addosso al paese. Ed ebbe questa volta, vivaddio, ragione il s-ignar Mussolini, che fu sempre, da quando tradì la sua fede, il fermo e feroce puntello del vecchio regime, aumentando i privilegi della classe dominanite nei suoi gruppi capitalistici e nelle sue caste egemoniche. Il movimento, che si nomò dal fascismo, fu il contrario di una rivoluzione, anzi questa intese di soffocare allorchè l'occupazione delle fabbriche parve segnarne l'inizio. Se davvero quel movimento avesse voluto esprimere e imporre la trasfomnazione politica degli istituti vigenti, avrebbe dovuto essere es,traneo e contrario a questi, e, infine, sopraffarli per dar vi1ta a un nuovo regime con nuove forme politiche e sociali. Viceversa il fascismo si mosse a difesa della monarchia, dopo che il suo Duce le aveva puntato contro la « tendenzialità repubblicana », e di questa esatta contraddizione in termini non pochi di quei giovani (che, errando in buona fede, conferirono prestigio al moto liberticida) dolorosamente si stupirono, e in parecchi di loro la maraviglia diventò sdegno e motivo di resipiscenza, ,chesi va tuttora diffondendo e accrescendo a tal segno da stremare sempre più e isolare la fazione, che· il paese, inerme e stanco, guarda come un esercito di occupazione (20) e ne auspica lo sgombro. È ridicolo, (20) A tal proposito, in Voce Repubblican,1, del 31 marzo 1923, Alfredo de Donno, in un acuto suo scritto sulla « Paura della Libertà», osserva: « Un Governo che sente il Biblioteca Gino Bianco
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