Roberto Marvasi - Dopo il martirio

-32formidabilmente, e i diecimilagagliardetti che sfileranno per la capitale daranno a tutte le canaglie la sensazione vivida che l'Italia è sempre in armi non solo contro il sovversivismo pestilenziale, ma anche contro Cagoia ed i suoi sparuti, lamentosi chierici (12). (Popolo d'Italia» dell'll ottobre 1923.) « È da qualche tempo che il conte Sforza (cugino del re (13) ed ex-ambasciatore a Parigi) - marchese della menzogna - si agitçznegli ambienti politici e diplomatici e cerca di far dimenticare la sua spudorataggine che lo ha esiliato per sempre dalla diplomazia e dalla vita politica. Che il conte Sforza sif agiti, ora che è sfuggito all'olio di ricino che i fascisti della sua terra intendevano. propinargli giustamente, si può anche comprendere, ma non ~i comprende con (12) E, come per Amendola, anche quest'altro appello non fu vano. Dopo poche settimane il villino Nitti fu invaso, e le virtuose eroiche donne della casa· di lui furono vilmente minacciate e Qffese, mentre gli inva,sori frugavano - iene novi-ssime - in tutti gli angoli de!l villino per trovare i[ Nitti e assassinarlo. E, in mancanza di meglio, rubarono. (13) Anche lui, Mussolini, è cugino del re, dopo averne, in sostanza, auspicata l'uccisione con la sua apologia del regicidio, riii.facciatagli, in piena Camera, dall'on. Giovanni Cqnti, nel suo discorso del. 17 novembre 1922, e po,i riconfermata da Pietro Nenni. Noi siamo avversarii politici del conte Sforza. Ma dobbiamo •ricono,5cereohe, fra i due cugini, ci è una bella differenza. Il conte Sforza non barattò la sua fede per acciuffare -comunque una fortuna politica, nè si compiacque neHe amici.zie coi Naldi, Dumini, Filippelli e simiglianti Albino Volpi e Cesare Rossi. 81b ioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==