-118cende, sono avvinto a presunzioni alquanto scettiche.. Chi, infatti, avrebbe potuto mai immaginare che un esaltatore del regicidio sarebbe divenitato pr.imo ministro <lelre? È chiaro - e io non mi scomodo a moveme rimprovero a chicchessia, anche per non iscomodare il procuratore del re - cµe esiste concordiç1. di vedute fra sovrano e ministro, e anche forza di resistenza alle cattive impressioni. Onde può inferirsene che -questogiudizio dell'Oriani non ayrà troppo inquie<ta-ti i due cugini, che, anzi, ne avran riso cordialmente fra loro, come forse ridono di tante alitremiserie di questa bassa valle di lacrime. Non tutti ridono, lo so. Gli esiliati non ridono, e nemmeno i prigionieri e gli orfani e le vedove e le moltitudini senza pane e senza tregua che sono, viceversa, tanto sensibili da scrivere a Gabriele D'Annunzio le lettere che costui va, tqtti i tramonti, a bruciare innanzi al masso del Grappa. ((La fiamma -è bella». Bella pur se bruci e trayolga e disperda auspicii di bontà, maledizioni e pianto di anime sconfitte, che invocano la. liberazione (47), pur se illumini di lampi rivelatori (47) L'ultimo atteggiamento del D'Annunzio, a proposito del «proclama» di Benelli, mi suggerì questo pen~iero: « Tutta questa sfuriata per il proçlama di Sem B!!nelli e per l'ipotesi (che anche a noi P?-TV\! assurda) di unll, sul!, adesioll$'! ad esso. E per colpa di Benelli ci vanno di mezzo gli innocenti che gli scrivono o gli chiedono udienza, fra i quali - questo poi sì che è certo,- non siamo noi ... « Il D'Annunzio ha tpr.toa prendersela çç>l mondo intr,roche, in fin dei conti, non ci pare a:bbiagli rpai fatto :niente di male. BibliotecaGino Bianco
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