Roberto Marvasi - Dopo il martirio

-116in visibilio al cospetto dei segni di croce, delle giaculatorie e degli omaggi resi al sovrano dall'ex-direttore dell' « Avanti! ». Non è, fra l'altro, da escludere che costui si stia burlando di troppa gente: dei morti e dei vivi. Specialmente i morti illustri egli non li vuol'1 lasciare in pace. E gioca loro dei tiri birboni. Non parliamo di quel povero Machiavelli, che egli sta ,cucinando in tutte le salse reazionarie che più gli convengono, e gli fa dire corbellerie di ogni conio, ben certo che quel povero grand'uomo, interrogato, non può rispondere, chè, se no, sarebbero guai. Da a:lcun tempo egli ha resuscitato Oriani, per estrarne un più superbo volo per le sue aquile romane, che volan,o - ahimè! - più basso delle quaglie. E cita, e fa citare, ogni giorno, l'autore di « Rivolta Ideale », per driitto e per rovescio. E non cape nei panni da quest'altra scoverta di un altro Tabù, che, dal mondo di là, batte - secondo lui - le mani q,Ha marcia su Roma e alle gesta di Filippelli Dumini e compagni. Ebbene, noi, che abbiamo viscere buone, vogliamo mettere in guardia il nostro Benito, che avrebbe già dovuto dar retta allo Scarfoglio, allorchè questo pubblicista della sponda opposta alla nostra battette in breccia le conclusioni dell'Oriani, identificandole avverse alla tesi onde si faceva l'esaltazione dai quacqueri del novello, più o meno imminente, impero.Mettiamo in guardia Benito. Che non citi, e non faccia citare più troppo, l'Oriani. Per lo meno vada adagio. Si fermi al punto morto. Ad esempio, non ricordi al suo augusto cugino il seguente passo, eh~ leggesi nel BibliotecaGino Bianco

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