Roberto Marvasi - Dopo il martirio

-112gno, denunziò le origini e le finalità, dal punto di vista politico e anche da quello morale. Quei poveri paladini del giornalismo di accatto ci fanno ridere e ci movono a pietà quando credono di escludere la responsabilità del Governo nel delitto di Roma, attribuendone le cagioni allo affarismo. Essi ignorano, o fingono d'ignorare, dimenticano, o fingono di dimenticare, che l'atto di accusa del Matteotti eccepisce anche la moralità dei domina1ori. Chi ignora che egli fu assassinaito l'indomani del suo discorso contro la vaHdiità delle elezioni dei ... senatori di Mussolini,' e in vigilia di un altro più grave discorso sull'esercizio provvisorio? Chi ignora che, in questo ulteriore discorso (che, assassinandolo, gli impedirono di pronunziare) egli - a proposito delle frottolé e delle imposture finanziarie del De Stefani - avrebbe fatto gravissime rivelazioni sulla oscena improvvisa ricchezza di non pochi personaggi dell'attuale regime, « con fenomeni di corruzione - dice il Nenni - identici a quelli che caratterizzarono il secondo Impero di Francia »? Se, dunque, fu affarisitico il movente del delitto - e noi diciamo che esso fu insieme affaristico e politico - la responsabilità del Governo si fa anche più grave. Si fa più grave e attrae nel proprio raggio i complici e manutengoli di ogni colore e di ogni sapore: la mala genia dei sedicenti « fiancheggiatori », vale a dire di quelli che servono a messa, delle persone di servizio, dei manutengoli. A proposito di costoro, io seguo da un certo tempo - e me ne divertirei, se non repugnassi 81bliotecaGino Bianco

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