Roberto Marvasi - Dopo il martirio

-110mera, lo scioglimento della milizia nazionale, le elezioni generali. Parve simbolo macabro, e volle essere il tragico avvertimento della banda ,che - armata con armi di proprietà nazionale - stringe di assedio il "'paese, intimandogli la servitù, lo stato di abiezione e inibendogli la protesit:ae anche il minimo tentativo di liberazione. O il consenso, o la forza anche contro il consenso. Ecco il vangelo del signor Mussolini. Questa tremenda realtà incombeva già sull'Italia, allorchè fu soppresso l'apostolo, che era insorto con-, tro di essa. Cupa e fatale, essa già tagliava il respiro di nostra gente, presa in mezzo fra le angustie di finanze disseSJtatee glì orrori del più efferato dispotismo, dell'arbitrio pieno concesso ai criminali della più bassa specie dal Governo, che, col suo infame decreto di amnistia pei delitti ... a fine nazionale, implkitamen~e volle proclamare suoi emissarii, conferendo così all'assassinio le luci dell'amor di patria e garentendo l'impunità alla sua immancabile recidiva specifica. Basterebbe il ricordo della strage di Torino, in questi giorni evocato, con la forza del documento incontestabile, da Francesco Repaci (43) ad addiitare al disprezzo del mondo dvile il regime, che quella strage prima lasciò perpetrare, e poi amnistiò. Osserva appunto il Nenni, nella sua nota esplicativa (43) Avv. Francesco Repaci: « La strage di Torino», con prefazione di Pietro Nenni. - Milano. - « Società Editrice Ava·nti », Via Paganini, 10. BibliotecaGino Bianco

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