Roberto Marvasi - Dopo il martirio

-101- -e si buutarono al fascismo, che era evidentemente il più forte. Due sottosegretarii agli Interni, uno di parte giolittiana , certamente all'insaputa del suo capo (39), l'alitro di parte radicale, ignoro fino a che punto di accordo col suo, incoraggiarono, o per lo meno benevolmente tollerarono, il fenomeno del fascismo. Il rancore del socialismo, la mancanza in loro di seria educazione poli1tica,un'assoluta incapacità a .valutare il significato antidemocratico del fascismo li posero per una strada che il paese espierà amaramente. - Resterà nella storia politica come il più chiaro monumento d'incoscienza politica il fatto della democrazia che - mentre il fascismo non si abbassava a nascondere neppure una sillaba dei suoi propositi antidemocratici e ci metteva quasi una guasconesca affettazione nel proclamarlo - non solo non si difende, ma con i mezzi dello Stato, e per l'opera di uomini di governo, si adopera alla propria rovina>> (40). E, più oltre, nel medesimo capitolo del- (39) E' poi ben certo l'on. Labriola che il capo, da lui difeso spontaneamente, fosse inconsapevole di quanto accadeva ai danni del paese? Io, ad esempio, ne dubito forte. E un excollaboratore di Giolitti mi ha, giorni fa, confermato in tale dubbio. . (40) Fra gli uqmini di governo, che hanno più tenuto il sacco al fascismo, in prima linea, è quell'onorevole Casertano che acciuffò la sua fortuna politica facendo gettito di molta letteratura liberalesca, enfatica e bugiarda. Il caippio della ultima nefanda legge elettorale fu messo al collo del paese proprio da questo rumoroso radicale. Biblioteca Gino Bianco

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