Roberto Marvasi - Dopo il martirio

-100asserita da noi, bensì dalle cose. E di essa, nel librn citato, non si occupa l' Amendola, che si contenta di rinnovare la confutazione degli argomenti avversarii cowtro la democrazia. Ma la questione non è qua .. Trattasi di assodare non già sè la democrazia, in senso astraitto, sia o non sia un bene, bensì se gli uo-· mini e i gruppi, che ne sono l'esponente, abbiano,. anch'essi, la responsabilità dell' attuale disordine. Purtroppo i democratici - salvo eccezioni - appaiono responsabili: essi vollero ciò che accadde, Tanto è vero ciò che una loro rappresentanza accettò di partecipare al governo di Mussolini, insieme a una rappresentanza del «partito popolare», che avea, alla sua volta, reso possibile l'avvento della reazione. Così è denunziato--e in ora non sospetta, perchè precedente di parecchio la marcia su Roma-dall'on. Labriola quella che io ho definito la mala prattica dei democratici (38): « Sopraggiunto il ciclone fascista, essi (i democratici) fecero successivamente due cose· perfettamente opposte: prima si spaventarono (e senza infingimenti) del flusso di violenze che il fascismo, quasi sempre senza necessità , immetteva nella vita italiana, e votarono 'l' inchiesta per i-fatti di Bologna e tutta una serie (più o meno timida) di deplorazioni delle violenze così in genere, ma che per essere commesse solitanto dai fascisti, per chi sappia leggere, non colpivano che questi; poi fecero i conti (38) Vedi « Le due politiche» di Arturo Labriola, capitole, settimo (opera citata). BibliotecaGino Bianco

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