... -98egli non sembrò dare soverchia impol'ltanza alle reali forze che giocavano in quel momento sulla scena politica. Se la memoria che io serbo di quel documento, è precisa ; l' on. Amendola contrappose in esso alla organizzazione nordica una specie di sistemazione politica a fondo personalistico, un movimento democratico espresso da gruppi non legati a una disciplina di partito. A me, invece, pare che, se una organizzazione di forze meridionali avesse saputo difendere gli interessi del :Mezzogiorno d'Italia, la marcia su Roma si sarebbe evitaita, a dispetto dell'affarismo nordico che la sferrò. Non escludo, anzi sono persuaso, che questo dell'Amendola sia stato un errore di valutazione, un inganno determinato dal predominio che, quaggiù sui programmi ebbero sempre le clientele, che, nel loro interesse, servono con disinvoltura qualunque governo. Per la delusione che l'on. Amendola dovette provare a1lorchè, l'indomani della marcia su Roma, vide ;tutte le forze e tutti i gruppi, da lui schierati in baittaglia contro il fascismo, disertare le fila e passare al vincitore, egli non avrebbe dovuto insistere, nel suo di- · scorso del 14 marzo 1924, in una difesa di posizioni sbaragliate dalla realtà. Non può negarsi che l'Amendola sia fra i pochi nostri avversarii politici, che hanno, anche col proprio sacrifizio, corretto l'errore nel quale caddero non infrenando, mentre lo potevano, il funesito movimento dei fasci, che, del resto, il medesimo Labriola, mentre era ministro, in un suo discorso al teatro Politeama di Napoli, in parte giustificò con la sua deplorazione degli eccessi sovverBibiiotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==