-13Già nel 1921, all'inizio dello scatenarsi della violenza fascista, egli era stato, nel suo Polesine, rapito da una banda di camicie nere, trasportato su un aulo-carro, condotto· in un bosco lontano, lorluralo e oltraggiato e •poi abbandonato nella campagna deserta, in una nolle invefnale, dopo avere vislo i pugnali e le rivoltelle puntale sul suo pello a minaccia e a dileggio. E aveva sentilo mille volle, in pieno Parlamento e su per i giornali fascisti, risuonare le minacce più torve. Vincendo un senso di ripugnanza vivissima e chiedendovi perdono voglio leggervi la ribullanle prosa che, in data 3 maggio 1923, il Popolo d'Italia, il giornale personale. di Benito Mussolini, dirello dal fratello Arnaldo da quando quegli salì ai fastigi del potere, stampava: « Ma se le pecore rognose la oui malvagia opera quotidiana contro il fascismo abbiamo avuto più volte occasione di rirelare, vanno veramente in cerca di dispiaceri, non è escluso ohe possano veramente averne di molto gravi. Quanto cil Matteotti, volgare mistificatore, notevolissimo vigliacco e spregevolissimo ruffiano, sarà bene che egli si guardi; 'chè · se dovesse capitarg/-i di trovars~ un giorno o i'altro con la testa rotta (ma proprio rolla) non sarà· certo in diri'to di dolersi dopo tanta ignobilità scritta e descritta. » L'odio era antico. La condanna a morle da lungo lempo meditata. E un altro giornale fascista; la Grande Italia di Milano, dirella da quell'Albino Volpi, che fu uno degli· B1blotecci G.no Bianco
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