- 11 - una sua immagine ·angosciante, fluttuante negli spazi della fantasia, insopprimibile, inobliabile. Tutti vedono questo ·cadavere insepolto. Esso è là; gigante portentoso, disteso lungo lutto il suolo d'Italia, le pupille _sbarrate ad accusare, eppur rnrridente nel suo martirio. Esso è là: e par che incili gli uomini giusti, gli uomini fieri, gli uomini onesti, gli uomini umani, n~n a vendicarlo, ma ad alzarsi in piedi, a pugnare santamente perchè il suo sacrificio non sia stato vano, perchè egli possa essere l'ultima vittima tragica d'una tenebrosa potenza di male, che nata e cresciuta nel sangue non può mantenere il suo dominio che n~lrendosi di sangue. Ho detto l'ultima vittima f Ho detto male. Giacomo Matteotti non fu una vittima. 'l'ale può dirsi colui che soggiace ad una forza superiore eh' egli ignorava e contro cui non aveva possibilità di difesa. Chi camminando per la strada à incenerito dal fulmine o tornando di notte a casa s'imbatte ad un angolo buio e deserto con un bandito che gli toglie la borsa o la vita o entrambe, quegli è una vittima. Giacomo Matteotti è l'eroe e il martire. Egli offrì sè stesso in olocausto, consapevole del sacrificio. Egli sapeva che sul suo diritto cammino la morte e il tradimento stavano in perenne aggnato. Solo che avesse ·un po' deviato da quel cammino e la salvezza era certa. Questo egli sapeva. Mille avvertimenti ne aven ricevuto dal nemico. Ma egli anzicbè deviare proseguì sul suo cammino, nè volle mai indietreggiare o Bib ioteca Gino Bianco
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