Adolfo Rossi - Alla guerra greco-turca (aprile-maggio 1897)

Tor11ando i ,t Italia ••9 Nelle marcie, Ricciotli, quantunque non sia più un g iovanotto ed abbia una gamba difettosa, si mostrò in faticabile. Da Santa Ma rina a Lamia, da Lamia a Domokò, da Domokò agli avamposti, malgrado la s tagione perversa e le pioggie incessanti, egli era sempre il primo, alla testa dei suoi. Negli accampamenti il comando delle truppe greche aveva messo una tenda conica a sua disposizione, c R iccio tti, invece el i tene rla per sè, la usò con ti nuamen te come ufficio dello stato maggiore el i gio rno, e come dormitorio dei suoi u ffi ciali la notte. Quando si trattava dei viveri, pensava ai volonta ri e dimenticava sè s tesso. La sera in cui arrivò a Domokò, fece distribuire ai gariba ldini le poche pagnotte disponibili, e rimase digiuno. Lo t rovai alle 9 pomeridiane e credendo che fosse s tato invitato alla mensa del principe Costantino : - E bbene,- g li domandai - avrà cenato con appetito dopo la fat icosa marcia di oggi, durata sotto l' acqua più di tredici ore ! - Non ho mang iato ! - mi rispose so r ridendo. - Come! - esclamai - il principe non l'ha t enuto a cena con sè? - M' ha invitato a colazione per domani. - E questa se ra vuole coricarsi a stomaco vuoto? - Non è rimasto più neppure un p ezzo di pane nel nostro accampamento.

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