Adolfo Rossi - Alla guerra greco-turca (aprile-maggio 1897)

226 Tornando in Italia da alcuni compagni caricato su un mulo. Mancava pertino la co rda per assicurarvelo, e la salma cadde due o tre volte prima di giungere presso il piccolo villaggio dove fu provvisoriamente sepolta ! * Pagato il suo tributo d'ammirazione ai mort i, il cronista non deve dimenticare i superstiti, cominciando dal gene ra le. Fin dal suo primo arnvo m A tene, R icciotti Garibaldi aveva fatto in tutti buona impressione come uomo semplice, alla buona, ma ne llo st esso tempo risoluto e di poche parole. Egli dichia rava lealmente che era andato in Grecia a prestare l'opera sua come soldato e non come politicante, e mi confessava che quando vi furono i disordini in Atene dopo la ritirata di Larissa, se i dimostranti avessero a ttaccato il palazzo reale, egli sarebbe accorso coi suoi uomini a difenderlo. - Finchè vi sono dentro delle donne e dei bambini - mi diceva- i garibaldini lo avrebbero protetto. Sarebbe stata curiosa se io, che passo per un repubblicano impenitente, avessi dovuto fare la guardia all e famiglie del Re e del Principe ered itario! - Il solo pensiero che lo affliggeva nei primi giorni del suo soggiorno in Atene, era quello che le vicende della guerra volgevano in modo da non incoraggiare

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