Adolfo Rossi - Alla guerra greco-turca (aprile-maggio 1897)

:Z 2: Tornando Ùt Italia colo, che lo affrontava con una spensieratezza completa. Il suo buon umore riuscì prezioso il g iorno seguente, durante la interminabile marcia da Lamia a Domokò, mentre l' acqua cad eva a rovesci, e il te rreno cretaceo s' era convertito in un fango vischioso. Egli scherzava su quella p rova dell 'acqua che gli Dei avevano voluto infliggere ai volontari italiani prima della prova del fuoco; inco raggiava i giovani non avvezzi ancora alle lunghe marcie ; cedeva ogni tanto la propria cavalcatu ra ai più stanchi, e diceva che avrebbe presto - come fece - rinunziato al cavallo per fare il soldato a piedi col suo bravo fuc ile in ispalla. - Nella sua cortesia- aggiungeva - Ricciotti mi ha voluto aggregare come ufficiale allo stato mag· giore ; ma, senza alcuna pratica, in che cosa posso ser vire io come ufficiale ? In un solo modo riuscirò uti le : facendo il soldato semplice e adoperando il fucile, come il collega Antide Boyer. - Ncl pomeriggio del g iorno seguente, 1 2 maggio, quando i garibaldini accampati sotto il paese di Domokò -a sini stra- ricevettero dal p rincipe Costantino l'ordine di recarsi agli avamposti dell'estrema s inistra, Fratti cedette il cavallo al servizio delle sussistenze . Prima che partissero lo trovai in piedi presso una t enda formata con due coperte, sotto la quale

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