Adolfo Rossi - Alla guerra greco-turca (aprile-maggio 1897)

218 Tornando 111 Ital ia - Supponevo che avendo avuto pa r te nelle spedizioni di i\Ientana e dei Vosgi tu dovessi essere vicino alla cinquantina, ma non ne dimostri davvero più di 43 o 44- - Diritto come un fuso, con quasi tutt i i suoi capelli ancora biondi, roseo c sorridente, F ra tt i e ra infatt i nel fiore de lla virilità, e chi non lo conosceva non g li avrebbe dato più di quarant'anni. - Tu c redi dunque - egli mi domandò - che non valesse la pena di venire a combatte re pe r la Grecia? - Ohimè ! - risposi - lo temo. Fra pochi giorni, dopo aver veduto la Grecia contemporanea quale è realmente, sarai fors e tu pure dello s tesso pare re. -- E g li dissi brevemente le impressioni mie, informandolo della insufficienza e della disorganizzazione dell' esercito g reco, della fo rmazione del nuovo Gabinetto il quale non aveva nè la forza nè l'autorità pe r provvedere alla cosa più urgente, alla nomina cioè di un comandante supremo, capace di fi nire la g uer ra con un comba ttimento che salvasse almeno l' amor proprio nazionale. - Basta, - disse Fratt i - oramai ct siamo e dobbiamo cercare di onorare ancora una volta la camicia rossa. Lascia che ci mandino avanti con Ricciott i, e vedrai che il nostro dovere lo faremo. Chissà che alle T e rmopi li il turco non venga respinto? - Ma cambiò subito argomento, per ammtrare g li avanzi de ll'Acropoli che spiccavano a sinistra della

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