Adolfo Rossi - Alla guerra greco-turca (aprile-maggio 1897)

211 g iorc Velude, il quale g li disse che i fe r iti bisognava abbandonarli per la s trada! T ale era lo stato degl i animi . « :\!andai avanti, in coda al reggimento greco, i feriti già arrivati a J enitzu, col tenente Spinola e il bravo prete gari baldino Zibecchi. D ci garibaldini greci di scorta non uno rimase. « Solo il dottor Mound, il volontario Maurizio Borricelli, pittore nato in Roma, e quattro militi della legione filellenica internazionale restarono e mi aspettarono in J enitzu per fare un po' di cucina. « A loro consegnai due degli ultimi feriti rimasti; un terzo fu affidato alla compagnia francese condotta dal signor P aul de Barre che a caso passava di lì. « Continuai a retrocedere, solo sopra un mulo, per più di quattr'ore, verso Pano-Dragnista, do,·e la fantasia dei terrorizzati aspettava le colonne dci turchi. « ~cl luogo preciso ove lo avevo lasciato con dieci portatori e un cavallo, tro,·o il Veronesi di T rieste, con le due gambe trapassate, abbandonato, solo, il quale mi raccontò che gli aYevano portato via perfi no il cavallo. Era costernato. e mi dichiarò che se avesse avuto un revolver l' avrei trovato morto. « Penosamente potei spingere sul mio mulo questo povero ferito, che avrebbe avuto bisogno di una barella, c trascinarlo sotto la pioggia fino a J enit zu, o,·e pernottammo con la piccola comitiva che mi attende ,·a. Seppi di poi che anche il triestino \Vieser

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