Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

92 E sull' obliquo cubito appoggiato M' addormentai preso di tanta ebbrezza, Che lo t"ividi più che pria beato, Come un amico, che l' aJtro accarezza, Se questi parte, e q11el si resta al lido, Pieno di desianza e d' an1arezza; E a te, uomo immortal, che impugni il fido Scarpello ad eternar la cara imJnago, Il segreto dell' anima confido. · Di star pareami là 've geme il vagq Flutto presso all'avel di Sa nazzaro, D'esser vicino al suo Maron sol pago; . E tra quell' urne, ove cantando al chiaro Raggio di Luna errar godon talvolta L'ombre felici ancor d' Azio e diMaro, Vidi funereo sasso, ov' .era sco l tà Nota cifra, e sovr' essa abbandonate Tre donzelle piangean con chioma sciolta . (2 ) Belle eran tutte, e fillal pieta:te Sì le im.biancava, che parean di gelo,. Ovver di Paria lapide intagliate. L'una il sasso abbracciava, e agli occhi un vel@< : Si fea; questa i t baciava, e quella all'etra Tendea le paln1e, e facea forza al Cielo.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==