Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

85 Ma tutto eguaglia alfin Morte crudele, E giace polve egual che tende all'imo Il buon Margaritone e Rafaele. Pur sempre è grato a noi fecondo limo, Che il germe accolse e sviluppò d' un fiore Che fu tra i fiori dell' Apri le il prin1o, E ne consacra .le l"eliquie Amore, Onde sorge un incognito indistiuto Poi da quell'ossa, elle ti tocca il core, E in vita e in morte il nostro fral ravvinto D'egual sustanzia, per secreta p0ssa Ne ravvicina con pietoso istinto: - Cosl cretl ' io che dall'oscura fossa Chiamin l'ossa dell'A ngiolo di Urbino Dell' amorosa Bih1ena l' ossa; E l'immago in mirar di quel Divino Che ardia ritrar la tenera Isabella, Ambo raggiunger parmi in un cammino. Mentre ei volge lassù di stella in stella E d' ognuna il color passando coglie, Onde parve Natura ancor più bella: E veggo al par la mia diletta moglie Coll' ago in mano lui seguir da lunge Per mille miglia vèr l' eteree soglie: 8

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