Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

l • 78 E in'V'ocherem colei che Madre e Dea, ) Al rotar. de' be! rai fa dolce il foco Che sul rovo d' Orebbe un giorno ardea , Onde serbi laggiù nel nostro loco A confortar la vedova famiglia .. I nostri cari a cui vivemmo poco, Mentre odo questa dir, l'altra verrr1iglia Fassi; e in nugol di rose entr~mbe chiude L'Aurora che di lor più s' in·vermiglia: • Ah pere h è sì mi fugge, e mi delude La bella visi:on, sia dolce inganno , Sia del canto flessanime virtute': · Ed io veggendo il mio nell'altrui dan.no Penso , e dico fra me « Deh ehi soccorre ., Lo sventurato Amico in tanto affanno ! Cl1e se la spina mia gioV'asse a to1·re La sua, che tocca più, tanto più nuoce, Faria qual uom che al domandar precorre. Deh tu, vago Usignuol ~ pietosa voce Della Natura, che un 'linguaggio solo Ha per dir ciò che l'anima ·ne cuoce; Tu che sai cos'è amor, caro Usignuolo, .. Che quando il mondo posa, e il cor non tace Ci armonizzi nell' estasi del duolo;

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