Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

68 Che se di quanto a-vesti un dì più caro , La rirnemllranza ancor dentro ti suona Per quei che dietro a Te, lassi ! restaro, Deh prega p e' tuoi figli, e ~e perdona, Se t~esto in terra, e se i~ amor ti sfido, Che oltra l'ultimo addio non ci abbandona. Io sono augel palustre in vacuo nido, Che sorger vede i nembi e le tempeste, E pace a me prometto, e pace grido. Deh ! se tornando alla magion celeste Per via scontrassi la crudel cometa Che di strano sussulto il mondo investe; Non ti specchiar sul torbido pianeta, Ma guarda e passa, a Dio ne parla, e il patto Gli rammenta dell'iride, e t'accheta ..... Mentr' io così .gernea, del gran riscatto Presso a 11~ altar , converso il sacerdote , l tene, disse, il sacrificio è fatto. Ricominciaron le pietose note: Deh libera, o Signor, dall'ime ed adre Eolge o mai l' alme d' uman senso vote : Sia pace ad Isabella: e qui leggiadre Stille ai fanciulli s'affacciar sugli occhi In t·eplicar: sia pace a chi fu )1laQre.

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