Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

24 Supplicando e laudando il ver non tacqui, E dolci usando libere parole, 'Tra fortt1na ed amor vissi e rinacqui. N è premio a me ne resta, e non men duole; Ch'è gran mercè sentirsi un'alma pura , E aver dell' opre in testirnonio il Sole. Così me tenne per diversa cura Partenope regal con la consorte (Mentre al ciel piacque) d'ogni mia ventura; Finchè dolci parole a me fur porte P el dolce ostel deserto, e sul Velino Tornai, bieca ahi guatandon1i la sorte. E v'addussi la sposa .•• ed oh destino! Chi ·detto allor m' avria, c'h' io la tra~a All'ave l per due lustri a lei vicino! Tal ch.e al tornar dell' infelice idea Maledico gli istanti, in che la rota Verso gli infausti n1argini correa. Ma qui prudente il cor ci tenne ignota La sventu.ra crudel, che pur non era Ne' nostri ozii da noi tanto rimota. Qui con Lei godea pace; eppur se-vera Farsi m.e.co parea talor per vezzo, Come quei che molto ama e molto impera , ' \

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