Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

/ 18 Deh per quelle tue sante· e care stilie , \Teco l' allbi per sempre, e bea riflessa Di Dio la. luce dalle tue pupille. Chè se tal grazia le sarà concessa, Me pure oblii, finchè di Dio nel seno lo non torni a sposarmi in ciel con essa.~ Ma qualche volta de' suoi figli almeno Dolce ragioni a Te, che le sei tutto, Onde li sca1npi in n1.ar di sirti pieno: N è vo' che la conturbi il nostrò lutto, Ch'altro ne detta il core, altro la mente , E chi tener potrebbe il ciglio asciutto! Chè non conobbe an1or chi duol non sente, Amor che fa pur dolci i nostri affanni; A·mor che parla, e nel dolor non mente. Figli, venite a me; vieni, o Giovanni, (3} Cui ride in volto giovinezza ar~ita, E tra il plettro e il p~nnello i giorni inganni o. Meco a piangere impara in la ro1nita Stanza deserta, e qui ti fia palese Qual sia r1uel patto che ti di è la -yita; .Vien meco all'ara, e il debito che attese Da te la madre, or paga al cener santo Per quella pace che pe_r te già spese;

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