Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

16 E fuggendo me stesso e i giorni amari, E chiamo e cerco invan cl1i mi conforti; E poi men corro ad ~b1lracciar gli altari, E a lui che Prirnogenito de' morti Detto già fu sull'adorato legno, E che nel sangue suo ci fe' consorti, Sciamo: o Signor, se non avesti a sdegno · Due cor di cui facei dolce governo, Deh! mi chiama con Lei, chè a Te ne vegno. Se il nostro nodo far ti piacque eterno, Pietoso Dio, perchè non ci togliesti Ambo in un punto, in un palpito alterno? E tu, Vergine Madre, che .accqrresti ' Tante volte a' miei voti, che fur v~ni Sol ne' momenti più per me funesti, · Dov' eri tu, quand' ella ambe le mani Verso il tuo Figlio alzò, ' ~ercando pace Per c1uanto hanno di forza i priegh.i umani? Poi le avvinghiò' com' edera tenace, A questo collo, e diemn1i il .bacio, ahi lassa! Che su queste n1ie la~ bra ancor non tace; Ed io gliel resi, com'aura che passa Di canna in canna, in un co tal deliro, Clle ogni pietoso i1nm~ginar sorpassa :

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==