Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

t 54 E meco iudi scendendo la pendice, Vieni all' ara di lei, ,che pianse il figlio Divino fior della Iessea radice; Quando di morte si spuntò l' artiglio In lui, che primogenito de' morti Pose suggel di sangue al gran consiglio; (5) Vieni, e a quell'ara augusta, a cui fur porti ~ · Dalla donna fedel tanti sospiri · Per l'altrui pace e per gli altrui conforti , Deponi il picciol dono, e fa ·oh e miri · In lei la Diva .amica, e a se la chiami Felice ancella da' stellati · giri ; E l) oda, se tra i voti e i timian1i Del consorte e de' figli a lei favella, Chè non sdice ai celesti arnar chi t' ami. E nella stirpe che si rinnovella Da tronco eccelso, altra Luisa al mondo Scenda a_pargoleggiar dalla sua stella; Poichè il vetusto suol fatto è infecondo D' elette piante .•. e chi dopo molt'anni Al consorte di lei sarà secondo...• ! (6) Cessa, o mesta Elegia ; raccogli i 'V'anni Presso quell' urna ov' Isabella gia~e , E c~e m'invita. a\ fin dj tanti aflanni! l

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