Angelo Maria Ricci - Elegie ed epicedi

108 Allorchè del color della virtude La corporea beltà spargea, che suole Lascivir delle membra in servitude? Potea forse dolersi in faccia al sole Quella beltà, che qui di voi s'informa, . E a chi de' marmi il paragon pur duole, Perchè e i ser1Jando di natura l' orma, Infra la terra e il ciel drizzò le ciglia, E andò al di sopra dell' umana forma? Poi la mesta Elegìa parli alla figlia Del mare, e narri come quei scolpii la rral quale uscì dall' eritrea conchiglia Ancor grondante della salsa stilla, E tutta in sè ristretta e paurosa Al sospiro dell'aura che lambilla. E quale un dì mirolla Ida selvosa Sola soletta allor dal fonte uscita Sull' alba stessa, in che d'Adon fu sposa, Di cui pietosalll:ente egli ha scolpita La llella forn1a da lei volta in fiore, E che ha ne' marmi più durevol vita ...• Deh! perchè mai per l' Italo scultore Non ottenne colei clal somtno Giove Qualche nuovo 1niracolo d' amore? ..

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