Pietro Nenni - Discorso ai fiorentini in commemorazione di Giacomo Matteotti

4 loro •paure e dai loro egoismi, ai piedi della nascente dittatura, espresse veramente il senso .della coscienza popolare, non accettando nessun mercato, ne_ssuna tranS?zione. Vi sono nella storia dei mo_ menti in cui tocca a un uomo di esprime.i-e ciò che c'è di migliore nell'umanità. Nel 1924 questo destino glorioso fu quello di Giacamo Matteotti, e dovevano assassinarlo, perchè la dittatura non poteva tollerare che nt>ipropri confronti esistesse un'opposizione che non era fatta di vili mctivi, o che non tendeva ad aprire la contrattazione per un mercato ma che del fascismo tutto negava: le false ideologie, le false dottrine, gli uomini, che parevano grandi ed erano un pugno di miserabili. Forse nel fato che ha voluto che la guerra del fascismo alla Francia e all'Inghilterra fosse dichiarata anch'essa il 10 giugno, è un collegamento intimo e indissolubile fra ciò che Matteotti ha espresso col suo martirio il 10 giugno 1924 e ciò che l'Italia doveva diventare. Noi non acçettiamo la giustificazione di coloro che avendo accettato il fascismo, avendolo esaltato,. avendolo portato al potere e al potere avendolo mantenuto, og2i dichiarano . che essi però non volevano la guerra. Il fascismo non poteva essere altro che guerra e quando in un paese è uccisa la libertà, non rimane ai tiranni altra via che quella della guerra. In questo senso il 10 giugno 1940 è l'epilogo del 10 giugno 1924: è il delitto contro la patria che segue il delitto contro l'uomo e contro la Idea. Liquidareil fascismo Ed ecco ipernhè oggi - com. memorando per la prima volta in tutta l'Italia finalmente riconqui- · stata alla libertà della parola - il sacrificio di Giacomo Matteotti, il Partito Socialista pone alla coscienza degli italiani questo R,roblema storico e politico: l'assassiBiblioteca Gino Bianco no di Matteotti ha espiato: Piazza Loreto. col cadavere appeso per i piedi, è il segno di una &justizia immanente del popolo, che sa colpire nell'ora giusta ciò che deve essere colpito. Ma come il fascismo noi~ erd Mussolini, così la morte di Mussolini non liquida i conti col fascismo. Il fascismo è oggi distrutto nella sua organizzazione, è colpito nei suoi capi, e quella che fu pomposamente chiamata l'ideologia fascista - e che altro non era che una vile e bassa retorica - sta sotto le rovine delle nostre città. Come conclusione di questo periodo storico ho detto una voitu e ripeto che basterà per i giovani d'Italia cingere con un muro una delle città devastate e scriverci sopra: « Ultima mostra della rivoluzione fascista ». Ma il fascismo non era questo solo. Il fascismo era la monarchia. Noi non avremo distrutto il fascismo finchè nel nostro paese non avremo distrutto l'istituto monarchi-oo ohe, da Crispi a Mussolini. ha- tenuto sotto la sua protezione, tutte le forze reazionarie, tutti i nemici del popolo. Riforma agraria e industriale Ma il fas~ismo non è soltanto da iden'tificarsi in un istituto politico, esso è da identificarsi in una determinata struttura sociale. Ecco perchè il Partito Socjalista pone oggi come un'esìgenza della nuova vita democratica del nostro paese il problema della riforma agraria. Se non isi distruggono in Italia, e soprattutto nell'Italia meridionale, le ultime vestigia dell'organizzazione feudale della terra, noi crederemo di avere creato un regime di democrazia, ma ci illuderemo. Ci illuderemo, dando il diritto di voto ai contadini e a tutti i lavoratori, di avere creato le basi di una vera democrazia, ma essa sarà continuamente derisa e calpestata da una classe di vecchi feudatari agrari, che sono 6tati alle origini del fascismç,, t:,= che ,saranno doma-

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