Fiorentini! Credo troverete na. turale che, ritornando nell,1 v~- stra città dapo vent'anni. io ricolleghi le mie prime parole ~d un ricordo vivo della vostra c1tt~; quello di un giorno lontano dell'ottobre 1925, quando io ven. ni qui per salutare a nome del Partito Socialista Ja salma del vostro deputato Gaetano Pilati e ad inchinarmi dinanzi al cadavere straz.iato del corrispondente fio. rentino dell'« Avanti! », il mio amico e compagno Conso·1>. Ci ricolleghiamo spiritualmente e idealmente agli anni duri e tormentosi della "guerra civile, scat<•nata nel nostro paese dalle forze re.azionarie. giustificata come una specie di misura di salute pubblica contro quello che già allora si chiamava « il pericoso rosso». Se noi abbiamo l'V!isto-fra il 1921 e il 1922 e poi, dopo la ll)arcia su Roma, fino al 3 gennaio 1925, le lotte di ,partito e di uomini di partiti -- uomini che poi dove_ vamo ritrovare con noi nella lotta, durante tutto il lungo periodo, attraverso il quale noi abbiamo visto consolidarsi nel no~tro paese la .dittatura - è stato perchè di fronte all'apparire, nella storia del nostro paese, delle forze giovani ed audaci della classe lavoratric~. i ceti borghesi, ubbidendo ad una paura istintiva di vedere compromessi i loro privilegi, credettero che tutto fosse preferiblle ad un'affermazione vittoriosa del socialismo nel nostro paese. Il ,pericolo .rosso era l'ango. scia e il tormento di classi e di ceti che forse non hanno ancora compreso che dietro la nostra bandiera rossa non avanza un'orda di. barbari, ma si affaccia alla Bibl otcccc G '10 Bia~c;o. :-tona un;:1 cl::::;~c clll', prcµ~1r;1ta al proprio deslìno da decenni di• macerazione e di sofferenza, porta, nelle pieghe di essa, il soffio eterno della libertà. Crandc:n:a di Matteotti La g1andezz.l- d1 Giacomo i~~~~ottde1\~ u;;st~ell~to°:;: P~ quando pareva che tutto e tutti dovessero prostituirsi ai piedi della nascente dittatura - la .[!randezza di Giacomo Matteotti fu nella forza, nell'intransigenza, con cui sentì che il fascismo er~ \a rovina dell'Italia, e con cui senti che perduta la libertfl, J'I. talia avrebbe tutto perduto: anche l'onore. Mattectti non era un fanatL co: era uno spirito profondamente realistico. In questi ultimi venti anni. esuli attraverso il mondo. noj abbiamo sempre pen• sato a lui come al genio benefico della nostra gente e del nostro paese. In quest~Italia, corrotta dalla retorica e da'l carnevale dannunziano, in · quest'Italia, ab-- b2ssata nel suo livello morale e intellettuale dalla perenne com. media nazionalista, Giacomo Matteotti esprimeva tutte òJe virtù della nostra gente. Figlio di contadini e idealmente anch'egli contadino, si sentiva profondamente legato a questa gente italica. che ha la virtù di costruire. e che senza il carnevale dannunziano avrebbe potuto fare dell'Italia uno dei più grandi paesi di Europa, conquistando prima la nostra terra. invece di correre alla ricerca deUe terre altrui. Matteotti, nell'ora in cu, tuL ti capitolav~no, trascinati dall4l:
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