Pietro Nenni - Discorso ai fiorentini in commemorazione di Giacomo Matteotti

8 e si finisce con la marcia su Roma: si comincia esa-Itando alcuni sentimenti in sé rispettabili e si finisce ·travolgendo in un'avventu. ra criminale tutto un paese. Que. sto è successo il 10 giugno 1940. Questo non permetteremo a,~venga mai più. Sarebbe un delitto che ci collocherebbe nell' atmoi:;fera delJa terza guerra, proprio mentre stiamo di fronte aHe tragiche conseguenze della seconda. Basta con 1:1 guerra. basta con i nazionali. smi, basta con le follie imperiali. Qui vogliamo ,guadagnare il nostro pane, e vogliamo edificare il nostro avvenire u.ella solidarietà di tutti i popoli e nella fraternità di tutti i lavoratori. Coverno di Popolo Un'altra conseguenza dell'9.prile è di ordine interno. Demo la liberazione del nord, noi abbiamo affermato la necessità di dare finalmente al Paese un Governo eh~ sia conforme alle aspiraiioni ciemocratiche del popolo. Noi non pensiamo a un Governo s•>cialista o social-comunista. Se ci deve essere, ci sarà un Governo S()Cialista in Italia: è il _popolo che dovrà deciderlo, attraverso 1a libertà delle elezioni. Ma è in noi maturato nella nostra· vita, attraverso l'esperienza-dolorosa ai tre guerre civili - in Italia, jn Germania, in Spa'gna - un odio .fanatico co~1tro la guerra civile e non vogliamo guerra civile, rion vogliamo che cadano nel nostro popolo fermen· ti di guerra civile. Sentiamo che la più grande sciagura per l'Italia. dopo questa guerra maledett_a, sarebbe il precipitare nella guerra civile. Non aspiriamo dunque a nessuna dittatura, ma solo a creare le condizionj della libera e6pressione della volontà popolare Quello che vogliamo oggi è il Governo del C.L.N. senza esclusioni e senza limitazioni. E' stata posta. non solo da noi, ma dal popolo, una candida.tura socialista. Che significa? Significa che in quakhe cosa noi non siamo più quelli del 1919 e ;Jel 1920; significa rhe l'eBib.ioteca ·Gino Bt mco sperienza ha insegnato anche a noi che l'avanguardia ciel popolo non deve separarsi dal grosso del popolo. Ci ha insegnato che nella vita si procede camminando e non salt3ndo; c.i ha insegnalo èhe bisogna ogni y,iorno fare un piccolo passo· inna:1zi e consolidarlo, invece di avere l'illusione di conquistare tutto in un'ora. Non siamo dunque nello ftato d'animo di chj attende, dali'nrroventarsi delle passioni pQpolari, la propria vittoria. Vogliamo 111ar- ,, ciare con la mé!_sSadel oopolo perchè abbiamo il sentimento della nostra responsabilità non solo dinanzi ai soci delle Hostre se~,oni o agli operai delle fabbriche e òei campi, ma della nostra responsabilità di fronte a tutto il Paese e a tutta la Nazione. Non c'è un interesse che sia delia nazione, che non sia anche i! nostro interesse: anzi il r.ostro solo interesse. C'è sembrato - o meglio è sembrato al popolo - che nel momento in cui si usciva da una in6urrezione popolare, dopo venti anni durante i quzli' la fiaccola dell'anfifascismo è stata tenuta accesa da una minoranza eroica, !che ha affrontato i rischi della lotta illegale e cb,ndestina e che non è stat& fiaccata dalle sentenze dei tribunali speciali', c'è sembrato che, dopo 18 mesi di guerra partigiana - nella quale gli operai sono stati all'avanguardia - questo desiderio delle masse lavoratrici coincidesse con l'interesse della Nazione. ag~ 0~pe~~i cR~o~r;tif1m~jc()1:i~~c\~ mento di un loro speciale diritto. La superiore coscienza della classe lavoratrice in Italia come classe dirigente, scaturisce oggi proprio da questo: che essa non ha niente da chiedere per sè. Gli- operai sanno che dovranno lavorare di più, sanno che dovranno lavorare per salari insufficienti, sanno che per ricostruire le noslre città distrutte bisognerà che ognuno si privi di qualche cosa, sanno che, per resistere, la nostra economia dovrà fare appello alla ' t

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