6 chè questi ceti si sentono minacciatj in qualche cosa, perchè il · Pal't.lto Socialista e la democrazia: oPeraia vogliono distruggere il monopolio agrario della terra e il monopolio industriale della nos.tra vita economica? Devo davvero Credere che il travet italiano, che conduce vita dura e miserabile, si senta in pericolo,. se noj domandiamo di entrare nelle banche, per controllare i consigli di amministrazione bancari e per ~apere· a quale uso è destinato il risparmio nazionale? Questo pericolo rosso è un'invenzione di coloro che avendo fino a ieri sostenuto il fascismo, oggi rinnegano il f~cismo, ma non rinnegano la reazione. In Italia non c'è un pericolo rosso; in Italia c'è ancora un pericolo reazionario. Ecco perchè il momento attuale è par~icolarmente arduo e difficile. Dall'aprile scorso, con l'insurrezione vittoriosa delle nostre regioni settentrionali, un grande evento s'è compiuto. Eravamo tutti come schiaccia_ ti da un complesso di inferiorità. Il mezzo moto del 25 luglio 1943 ci lasciava incerti sul nostro av. venire e sulla nostra capacità di iniziativa. Ci domandavamo se ancora una volta, come dopo il · 1859, come dopo il 1860, l'iniziativa règia non stava per sopraffal"'e l'lniziatjva popolare. Ci interrogavamo sulle capacità creative del nostro popolo, ed ecco che il popolo ha riisposto: ha ri· sposto con i nostri partigiani, ha risposto con gli .scioperi di Torino e con gli scioperi di Milano che non erano più gli scioperi dell'operaio che difende il proprio pane, che non era più lo sciope· ro del socialismo del ventre tanto avversato dagli aristocratici, che non sanno cos'è la fame del popolo, ma era lo sciopero nazionale, era la fabbrica trasformata nella citta. della. dove Si combatte e si vince I~ battaglia dell'indipendenza na. zionale. Ha risposto con le bande dei partigiani calate dai monti per salvare le nostre industrie. E Bibl òteca Gino Bia'"lCO ia tutti i messaggi dei partigiani del :nord noi abbiamo sentito rifiorire tutte le nostre speranze. Noi e 1li Alleati Oggi po!-siamo ,par.lare agli al. leali con un linguaggio che è di ammirazione per ciò che essi hanno 06ato di intraprendere. Abbiamo avuto - avremo ancora molte volte - l'occasione di non essere concordi col signor Winston Churchill, ma io lo ricordo, Chur:- chill, ln un giorno del 1940, mentre la Francia a.gonizzava. Lo ricordo a Tours, quando tutto pareva perduto, quando la borghesia francese stava per perdere la Franoia per odio contro la democrazia; ricordo quest'uomo altero, uscire dal Consiglio dei Ministri francesi, in cui la tremebonda borghesia si era messa in gj. nocchio dinanzi al tedesco, e passare in mezzo ad una turba di popolo sgomento, con una tale fierezza nello sguardo, con tale una forza di volontà che quellj che lo videro quel giorno sentirono che 11. guerra non era finita, ma comi'IlciaVa, e che l'ultima parola non sarebbe stata quella delle «panzerdivisionen». Ricordiamo e ricorderemo sempre il coraggio di questCI 'mlf-dog, che n-:>nha mollato nemmeno un attimo, quando tutto pareVa perduto. Ricordiamo e ricorderemo sempre il Presidente Roosevelt che poteva considerare l'Atlantico abbastanza largò per proteggere il suo paese dai pericoli di una invasione nazista, ma che, fino dal 1936, senti nel suo animo democratico che se la democrazia era sconfitta in Euro. pa_ lo sarebbe stata in tutto il mondo. Ricorderemo sempre que. ste cose e quando Il tempo.., sarà passato andremo con riconoscenza sulla tomba del soldato americano, che ha percorso migliaia di chilometri per venire non soltanto a divertirsi, nel nostro paese. ma a morire. quand'è stato necessario. Ma appunto iperrhè ricordiamo, perchè ,sappiamo, perchè le no-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==