I PIETRO NENNI Discorsoai fiorentini tenuto il 10 giugno 1945 nel Teatro Verdi di Firenze, in commemorazione di GIACOMO MATTEOTTI 'f?., } BRERIA EDITRICE SOCIALISTA - FIRENZ•E • 1945 [}!f Con~...,._ dò
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Bandiere rosse nel palco reale Un angolo della sala Bib ioteca Gino B 3nco
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PIETRO NENNI • / Discorso ai fiorentinì tenuto Il 10 Giugno 104r, nel '.l'entro lr crdi di .firenze, in commemorii.zione <li Giacomo Matteotti LIBRERIA EDITRICE SOCIALISTA FIRENZE 1945 Biblioteca Gino Bianco
Biblioteca Gino Bianco
Fiorentini! Credo troverete na. turale che, ritornando nell,1 v~- stra città dapo vent'anni. io ricolleghi le mie prime parole ~d un ricordo vivo della vostra c1tt~; quello di un giorno lontano dell'ottobre 1925, quando io ven. ni qui per salutare a nome del Partito Socialista Ja salma del vostro deputato Gaetano Pilati e ad inchinarmi dinanzi al cadavere straz.iato del corrispondente fio. rentino dell'« Avanti! », il mio amico e compagno Conso·1>. Ci ricolleghiamo spiritualmente e idealmente agli anni duri e tormentosi della "guerra civile, scat<•nata nel nostro paese dalle forze re.azionarie. giustificata come una specie di misura di salute pubblica contro quello che già allora si chiamava « il pericoso rosso». Se noi abbiamo l'V!isto-fra il 1921 e il 1922 e poi, dopo la ll)arcia su Roma, fino al 3 gennaio 1925, le lotte di ,partito e di uomini di partiti -- uomini che poi dove_ vamo ritrovare con noi nella lotta, durante tutto il lungo periodo, attraverso il quale noi abbiamo visto consolidarsi nel no~tro paese la .dittatura - è stato perchè di fronte all'apparire, nella storia del nostro paese, delle forze giovani ed audaci della classe lavoratric~. i ceti borghesi, ubbidendo ad una paura istintiva di vedere compromessi i loro privilegi, credettero che tutto fosse preferiblle ad un'affermazione vittoriosa del socialismo nel nostro paese. Il ,pericolo .rosso era l'ango. scia e il tormento di classi e di ceti che forse non hanno ancora compreso che dietro la nostra bandiera rossa non avanza un'orda di. barbari, ma si affaccia alla Bibl otcccc G '10 Bia~c;o. :-tona un;:1 cl::::;~c clll', prcµ~1r;1ta al proprio deslìno da decenni di• macerazione e di sofferenza, porta, nelle pieghe di essa, il soffio eterno della libertà. Crandc:n:a di Matteotti La g1andezz.l- d1 Giacomo i~~~~ottde1\~ u;;st~ell~to°:;: P~ quando pareva che tutto e tutti dovessero prostituirsi ai piedi della nascente dittatura - la .[!randezza di Giacomo Matteotti fu nella forza, nell'intransigenza, con cui sentì che il fascismo er~ \a rovina dell'Italia, e con cui senti che perduta la libertfl, J'I. talia avrebbe tutto perduto: anche l'onore. Mattectti non era un fanatL co: era uno spirito profondamente realistico. In questi ultimi venti anni. esuli attraverso il mondo. noj abbiamo sempre pen• sato a lui come al genio benefico della nostra gente e del nostro paese. In quest~Italia, corrotta dalla retorica e da'l carnevale dannunziano, in · quest'Italia, ab-- b2ssata nel suo livello morale e intellettuale dalla perenne com. media nazionalista, Giacomo Matteotti esprimeva tutte òJe virtù della nostra gente. Figlio di contadini e idealmente anch'egli contadino, si sentiva profondamente legato a questa gente italica. che ha la virtù di costruire. e che senza il carnevale dannunziano avrebbe potuto fare dell'Italia uno dei più grandi paesi di Europa, conquistando prima la nostra terra. invece di correre alla ricerca deUe terre altrui. Matteotti, nell'ora in cu, tuL ti capitolav~no, trascinati dall4l:
4 loro •paure e dai loro egoismi, ai piedi della nascente dittatura, espresse veramente il senso .della coscienza popolare, non accettando nessun mercato, ne_ssuna tranS?zione. Vi sono nella storia dei mo_ menti in cui tocca a un uomo di esprime.i-e ciò che c'è di migliore nell'umanità. Nel 1924 questo destino glorioso fu quello di Giacamo Matteotti, e dovevano assassinarlo, perchè la dittatura non poteva tollerare che nt>ipropri confronti esistesse un'opposizione che non era fatta di vili mctivi, o che non tendeva ad aprire la contrattazione per un mercato ma che del fascismo tutto negava: le false ideologie, le false dottrine, gli uomini, che parevano grandi ed erano un pugno di miserabili. Forse nel fato che ha voluto che la guerra del fascismo alla Francia e all'Inghilterra fosse dichiarata anch'essa il 10 giugno, è un collegamento intimo e indissolubile fra ciò che Matteotti ha espresso col suo martirio il 10 giugno 1924 e ciò che l'Italia doveva diventare. Noi non acçettiamo la giustificazione di coloro che avendo accettato il fascismo, avendolo esaltato,. avendolo portato al potere e al potere avendolo mantenuto, og2i dichiarano . che essi però non volevano la guerra. Il fascismo non poteva essere altro che guerra e quando in un paese è uccisa la libertà, non rimane ai tiranni altra via che quella della guerra. In questo senso il 10 giugno 1940 è l'epilogo del 10 giugno 1924: è il delitto contro la patria che segue il delitto contro l'uomo e contro la Idea. Liquidareil fascismo Ed ecco ipernhè oggi - com. memorando per la prima volta in tutta l'Italia finalmente riconqui- · stata alla libertà della parola - il sacrificio di Giacomo Matteotti, il Partito Socialista pone alla coscienza degli italiani questo R,roblema storico e politico: l'assassiBiblioteca Gino Bianco no di Matteotti ha espiato: Piazza Loreto. col cadavere appeso per i piedi, è il segno di una &justizia immanente del popolo, che sa colpire nell'ora giusta ciò che deve essere colpito. Ma come il fascismo noi~ erd Mussolini, così la morte di Mussolini non liquida i conti col fascismo. Il fascismo è oggi distrutto nella sua organizzazione, è colpito nei suoi capi, e quella che fu pomposamente chiamata l'ideologia fascista - e che altro non era che una vile e bassa retorica - sta sotto le rovine delle nostre città. Come conclusione di questo periodo storico ho detto una voitu e ripeto che basterà per i giovani d'Italia cingere con un muro una delle città devastate e scriverci sopra: « Ultima mostra della rivoluzione fascista ». Ma il fascismo non era questo solo. Il fascismo era la monarchia. Noi non avremo distrutto il fascismo finchè nel nostro paese non avremo distrutto l'istituto monarchi-oo ohe, da Crispi a Mussolini. ha- tenuto sotto la sua protezione, tutte le forze reazionarie, tutti i nemici del popolo. Riforma agraria e industriale Ma il fas~ismo non è soltanto da iden'tificarsi in un istituto politico, esso è da identificarsi in una determinata struttura sociale. Ecco perchè il Partito Socjalista pone oggi come un'esìgenza della nuova vita democratica del nostro paese il problema della riforma agraria. Se non isi distruggono in Italia, e soprattutto nell'Italia meridionale, le ultime vestigia dell'organizzazione feudale della terra, noi crederemo di avere creato un regime di democrazia, ma ci illuderemo. Ci illuderemo, dando il diritto di voto ai contadini e a tutti i lavoratori, di avere creato le basi di una vera democrazia, ma essa sarà continuamente derisa e calpestata da una classe di vecchi feudatari agrari, che sono 6tati alle origini del fascismç,, t:,= che ,saranno doma-
\ J • ni alle origini di nuovi moti rivoluzionari. Dopo la rifonna agraria il Par_ tlto Socialic;ta chiede la rifar. ma della nostra struttura industriale. C'è nel nostro paese un cancro che da cinquant'anni divora le energie migliori del nostro gjovane sangue e impoverisce il corpo sociale. Questo cancro è la ·grande Industria siderurgica e metallurgica, che ha trascinato Ja Italia sulla via di tutte le avventure. Hanno fabbricato cannoni, hanno fabbricato corazze, bar.no fabbricato navi da guerra: e se voi andate nell'Italia meridionale, se andate in Calabria, trovate ancora Il contadino che lavora la terra con il vecchio aratro di legno. Hanno voluto portare l'Italia sulla via delle conquiste imperiali ed ancora da noi esiste il problema di creare nell'Italia Meridionale un'industria sussidiarla della nostra agricoltura, capace di mettere in valore i prodotti del nostro suolo. Hanno riempito il mondo del grido: «espandere per non esplodere», e nella penisola Sorrentina - miracolo di bellezze naturali, 'ove m1 sono recato l'altro giorno - ho dovuto constatare che, nell'anno 1945, la terra ancora attende l'acqua; e jeri, attraversando la vostra terra toscana, ho visto con i miei occhi i contadini che ancora mietono il grano col falcetto a mano, quando tutta la nostra terra dovrebbe avere il concorso del p{ì1 perfetto macchinarlo industriale, a dlsposizione della classe lavoratrice. QuestC'I è successo perchè le leve esecutive del comando in Italia sono da cinquant'anni nelle mani della grande industria e dei grandi proprietari agrari. E' suc• cesso perchè guadagnando lautamente sulla nostra miseria, l'industria siderurgica è riuscita a corrompere profondamente le file s:tes,;e della nostra organizzazione statale: ha comprato i giornali, ha comprato i giornalisti, ha comprato il parlamento comprando i deputati, ha comprato il fascisma comprando i gerarchi: ha tutto corrotto, e se questo paese. oggi, ci appare sotto la veste di un paese moralmente malato, è perchè questo cancro ha succhiato tutte le forze vive dell.t nostra nazione. Lo dobbiamo estirpare. Dopo anni di insulse chi11cchiere fasciste contro la plutocrazia, è venuto il momento in cui il paese, ri~esto finalmente alla propria coscienza nazionale, deve esigere che la rioreanizzazione dell'Italia non si faccia sul vecchio modello, che i consigli d'amministrazione spariscano, e che \Sorgano, al loro posto, i liberi consigli di operai, di tecnici. di 1 impjegati. di tnge• gneri. sotto la tutela dello Stato enel quadro della solidarietà nazionale. Il « pericolo rosso » Devo davvero credere quello che si dice in certi ambienti romani che queste cose che il Partito Socialista dice di volere fare e farà - perchè è suo dovere farle - spaventano la nazione j. taliana? Devo davvero credere che in un paese, dove i ceti medi e intellettuali sono ·oggi (orse i più proletari, devo davvero credere
6 chè questi ceti si sentono minacciatj in qualche cosa, perchè il · Pal't.lto Socialista e la democrazia: oPeraia vogliono distruggere il monopolio agrario della terra e il monopolio industriale della nos.tra vita economica? Devo davvero Credere che il travet italiano, che conduce vita dura e miserabile, si senta in pericolo,. se noj domandiamo di entrare nelle banche, per controllare i consigli di amministrazione bancari e per ~apere· a quale uso è destinato il risparmio nazionale? Questo pericolo rosso è un'invenzione di coloro che avendo fino a ieri sostenuto il fascismo, oggi rinnegano il f~cismo, ma non rinnegano la reazione. In Italia non c'è un pericolo rosso; in Italia c'è ancora un pericolo reazionario. Ecco perchè il momento attuale è par~icolarmente arduo e difficile. Dall'aprile scorso, con l'insurrezione vittoriosa delle nostre regioni settentrionali, un grande evento s'è compiuto. Eravamo tutti come schiaccia_ ti da un complesso di inferiorità. Il mezzo moto del 25 luglio 1943 ci lasciava incerti sul nostro av. venire e sulla nostra capacità di iniziativa. Ci domandavamo se ancora una volta, come dopo il · 1859, come dopo il 1860, l'iniziativa règia non stava per sopraffal"'e l'lniziatjva popolare. Ci interrogavamo sulle capacità creative del nostro popolo, ed ecco che il popolo ha riisposto: ha ri· sposto con i nostri partigiani, ha risposto con gli .scioperi di Torino e con gli scioperi di Milano che non erano più gli scioperi dell'operaio che difende il proprio pane, che non era più lo sciope· ro del socialismo del ventre tanto avversato dagli aristocratici, che non sanno cos'è la fame del popolo, ma era lo sciopero nazionale, era la fabbrica trasformata nella citta. della. dove Si combatte e si vince I~ battaglia dell'indipendenza na. zionale. Ha risposto con le bande dei partigiani calate dai monti per salvare le nostre industrie. E Bibl òteca Gino Bia'"lCO ia tutti i messaggi dei partigiani del :nord noi abbiamo sentito rifiorire tutte le nostre speranze. Noi e 1li Alleati Oggi po!-siamo ,par.lare agli al. leali con un linguaggio che è di ammirazione per ciò che essi hanno 06ato di intraprendere. Abbiamo avuto - avremo ancora molte volte - l'occasione di non essere concordi col signor Winston Churchill, ma io lo ricordo, Chur:- chill, ln un giorno del 1940, mentre la Francia a.gonizzava. Lo ricordo a Tours, quando tutto pareva perduto, quando la borghesia francese stava per perdere la Franoia per odio contro la democrazia; ricordo quest'uomo altero, uscire dal Consiglio dei Ministri francesi, in cui la tremebonda borghesia si era messa in gj. nocchio dinanzi al tedesco, e passare in mezzo ad una turba di popolo sgomento, con una tale fierezza nello sguardo, con tale una forza di volontà che quellj che lo videro quel giorno sentirono che 11. guerra non era finita, ma comi'IlciaVa, e che l'ultima parola non sarebbe stata quella delle «panzerdivisionen». Ricordiamo e ricorderemo sempre il coraggio di questCI 'mlf-dog, che n-:>nha mollato nemmeno un attimo, quando tutto pareVa perduto. Ricordiamo e ricorderemo sempre il Presidente Roosevelt che poteva considerare l'Atlantico abbastanza largò per proteggere il suo paese dai pericoli di una invasione nazista, ma che, fino dal 1936, senti nel suo animo democratico che se la democrazia era sconfitta in Euro. pa_ lo sarebbe stata in tutto il mondo. Ricorderemo sempre que. ste cose e quando Il tempo.., sarà passato andremo con riconoscenza sulla tomba del soldato americano, che ha percorso migliaia di chilometri per venire non soltanto a divertirsi, nel nostro paese. ma a morire. quand'è stato necessario. Ma appunto iperrhè ricordiamo, perchè ,sappiamo, perchè le no-
stre carte sono in regola, perchè noi eravamo con la democrazia europea fino dal primo giorno in cui la guerra è scoppiata - e c'eravamo anche prima. quando Filippo Turati, ina:.;coltato, già nel Congresso di Bruxelles, nel 1928. avvertiva l'Europa che Il fasci- ~~st~ran~~ ~j~~~o~s~ft~u~~~ep~~ quello che il nostro popolo ha fattq, sulla base di quello che il nostro popolo vuol fare, sulla base del sentimento democratico di d~i r~!~[~;~, c futÌos\~t~h;i~~~~ plice, nol diciamo: abbiate fiduçia in noi, abbiate fiducia nell'Ital1a, r:-1llcntate i vostri controlli, abi:>an. donate Je vostre amministrazioni, ridate l'Italia agli italiani e ne fa· remo una grande democrazia. Non è rperchè crediamo di non avere bisogno dell'Inghilterra e dell'A· rnerica. No! non potremo rinasce· re a nazione senza il loro aiuto. Il loro aiuto lo ipagheremo con la 11ostra gratitudine e con il nostro lavoro e tanto più ci sentiremo ad esse legati, quanto più ra.pidamen• te avremo la .sensazione che esse credono in noi e rhe non compiran. no l'errore storico di confondere il popo1o italiano ron la banda .di assassini che ha distrutto l'ltalrn. Le nostre frontiere Vogliamo risolvere con dignità, attraverso diretti contatti con !nfa~~~ i~}~~!~~ ~~ttJràn~!~b~~è una spina oggi nel cuore de~li italiani, e la spina si chiama Trieste. Noi faremo tutto quello che dipenderà da noi per impedire che. Trieste di venga un elemen~ di divisione fra la d~mocrazia italiana e la democrazia jugoslava. Difendiamo e difenderemo Il diritto italiano su Trieste. Non accettiamo e non accetteremo soluzioni di forza, ma questo problema non vogliamo che divenga un nuovo pretesto di pagliacciate ,nazionaliste. Non vogliamo che co. loro che sono responsabili della situazione che esiste alla nostra Biblioteca Gino B .:rnco 7 frontiera orientale, trovino nel fatto che essi hanno provocato e determinato, il motivo per una fpecula7ion!: reazionaria, Vecchio compagno di Tito n~lle Brig..1te Ir.ternazionali di Spagna. io sento rli potere rivolgere a lui questo apoello. che è nell'intcress~ della deITlocrazia italiana, quanto in quello della democrazia jugoslava. Non esiste una questione di Trieste: noi siamo pronti a discutere con la Jugoslavia di Tito e•a concludere con spirito di equità e di giustizia un accordo con essa. Non ·sc se devo prendere su: serio ciò che i giornali dicono dell'esistenza di un problema del. le frontiere occidentali. Non cre- ~~i i;1~bfa 0 m:heleanc:hr~eseincir~~fa per potere discutere questo problema con la democrazia francese. Quando degli sciagurati in Italia si misero ridicolmente a parlare dell'esistenza di un problema territoriale fra la Francia e l'Italia. quando questi po. veri ragazzi d'Italia furono ridicolmente ingannati con la storia di Nizza italiana, noi avemmo al. lora l'onestà e il coraggio di dire che non esisteva un problema di Nizza italiana, che il problema era stato risolto dai nizzardi i quali, in meno di un secolo. non solo non avevano mai posto una rivendicazione di carattere italiano, ma la città di Nizza aveva potuto ac. cogltere cento o 'centoventimila lavoratori italiani e ifarne dei· fra[).- cesi autentici. tanto poco esisteva ii problema della nazionalità. Con lo ste::;.so diritto e con lo stesso coraggio noi diciamo che non esiste oggi un problema delle {ron. tiere occidentali d'Italia. I confini sono quelle che sono e con la Francia noi vogliamo vivere in perenne amicizia. per adempiere al voto dei nostri morti e per adem. pjere alla vocazione spontanea dei due popoli. Tutto ciò va sottratto all'atmosfer~ infiammata dei ritorni al nazionalismo. In Italia voi sapete che il nazionalismo è stato sempre l'arma della reazione. Si comincia con la marcia su Fiume
8 e si finisce con la marcia su Roma: si comincia esa-Itando alcuni sentimenti in sé rispettabili e si finisce ·travolgendo in un'avventu. ra criminale tutto un paese. Que. sto è successo il 10 giugno 1940. Questo non permetteremo a,~venga mai più. Sarebbe un delitto che ci collocherebbe nell' atmoi:;fera delJa terza guerra, proprio mentre stiamo di fronte aHe tragiche conseguenze della seconda. Basta con 1:1 guerra. basta con i nazionali. smi, basta con le follie imperiali. Qui vogliamo ,guadagnare il nostro pane, e vogliamo edificare il nostro avvenire u.ella solidarietà di tutti i popoli e nella fraternità di tutti i lavoratori. Coverno di Popolo Un'altra conseguenza dell'9.prile è di ordine interno. Demo la liberazione del nord, noi abbiamo affermato la necessità di dare finalmente al Paese un Governo eh~ sia conforme alle aspiraiioni ciemocratiche del popolo. Noi non pensiamo a un Governo s•>cialista o social-comunista. Se ci deve essere, ci sarà un Governo S()Cialista in Italia: è il _popolo che dovrà deciderlo, attraverso 1a libertà delle elezioni. Ma è in noi maturato nella nostra· vita, attraverso l'esperienza-dolorosa ai tre guerre civili - in Italia, jn Germania, in Spa'gna - un odio .fanatico co~1tro la guerra civile e non vogliamo guerra civile, rion vogliamo che cadano nel nostro popolo fermen· ti di guerra civile. Sentiamo che la più grande sciagura per l'Italia. dopo questa guerra maledett_a, sarebbe il precipitare nella guerra civile. Non aspiriamo dunque a nessuna dittatura, ma solo a creare le condizionj della libera e6pressione della volontà popolare Quello che vogliamo oggi è il Governo del C.L.N. senza esclusioni e senza limitazioni. E' stata posta. non solo da noi, ma dal popolo, una candida.tura socialista. Che significa? Significa che in quakhe cosa noi non siamo più quelli del 1919 e ;Jel 1920; significa rhe l'eBib.ioteca ·Gino Bt mco sperienza ha insegnato anche a noi che l'avanguardia ciel popolo non deve separarsi dal grosso del popolo. Ci ha insegnato che nella vita si procede camminando e non salt3ndo; c.i ha insegnalo èhe bisogna ogni y,iorno fare un piccolo passo· inna:1zi e consolidarlo, invece di avere l'illusione di conquistare tutto in un'ora. Non siamo dunque nello ftato d'animo di chj attende, dali'nrroventarsi delle passioni pQpolari, la propria vittoria. Vogliamo 111ar- ,, ciare con la mé!_sSadel oopolo perchè abbiamo il sentimento della nostra responsabilità non solo dinanzi ai soci delle Hostre se~,oni o agli operai delle fabbriche e òei campi, ma della nostra responsabilità di fronte a tutto il Paese e a tutta la Nazione. Non c'è un interesse che sia delia nazione, che non sia anche i! nostro interesse: anzi il r.ostro solo interesse. C'è sembrato - o meglio è sembrato al popolo - che nel momento in cui si usciva da una in6urrezione popolare, dopo venti anni durante i quzli' la fiaccola dell'anfifascismo è stata tenuta accesa da una minoranza eroica, !che ha affrontato i rischi della lotta illegale e cb,ndestina e che non è stat& fiaccata dalle sentenze dei tribunali speciali', c'è sembrato che, dopo 18 mesi di guerra partigiana - nella quale gli operai sono stati all'avanguardia - questo desiderio delle masse lavoratrici coincidesse con l'interesse della Nazione. ag~ 0~pe~~i cR~o~r;tif1m~jc()1:i~~c\~ mento di un loro speciale diritto. La superiore coscienza della classe lavoratrice in Italia come classe dirigente, scaturisce oggi proprio da questo: che essa non ha niente da chiedere per sè. Gli- operai sanno che dovranno lavorare di più, sanno che dovranno lavorare per salari insufficienti, sanno che per ricostruire le noslre città distrutte bisognerà che ognuno si privi di qualche cosa, sanno che, per resistere, la nostra economia dovrà fare appello alla ' t
t ' forza del lavoro e sopo pronti a ;~~~ ~re;~~er~os:~e~:~~~?a s~!~ gli uomini posti alla direzione riel Governo; fiducia non per quE'llo che essi non potranno dare subito. ma fiducia in questo senso: che non sj anniderà più nello Stato nessuna minaccia reazionaria e d,e i sacrifici saranno fatti nell'interesse della collettività nazionale e non nell'interesse di un pugno di industriali o di banchieri. Questo significava la candidatura dei socialisti. Si è detto a Roma, ove si dicono tante cose, che è bastato quest'annunzio perchè un senso di pànico percorresse l'Italia e tanti galantuomini si domandassero se potevano ancora la sera dormire nei loro letti. Io credo di poter dire ai gi.1ìentuomini che nessuno meglio di noi garantirebbe i loro sonni, se non han'no dei conti da rendere alla Gi•ustizia. Il giorno in cui si costituirà un· vero Governo di po• po1o, i soli che non andranno a dormire a casa loro saranno proprio quelli che sentono sospesa su di loro la sentenza del popolo, che chiede ?iustizia e non vendetta. Dimenticare il passato menticare, bisogna perdonare. Quando in un'organizzazione sono passati mi'Uoni di uomini e di donne, il fenomeno cessa di essere un fenomeno di criminalità individuale e diventa un problema politico. Ma per r.,erdonare, dimenticare, obliare, noi abbiamo bisogno di sapere che i re!ipnnsabili hanno pagato, e solo quando quest'opera di giustizia. sarà compiuta, quando su tutti i gerarchi si sarà abbattuta la giusta punizione del popalo, solo allora nOi diremo che il conto è chiuso. Dopo la Costituente, quando avremo proclamato la Repubblica e gettato le basi della nuova struttura economica e sociale del nostro Paese. noi nori avre.mo più ni'ente da dire sul p&ssato. Lasceremo agli storici il materiale, perchè lavorino, -0nde Hluminare le gener2zioni di domani sulle fatali conseguenze verso IP quali va un popolo il quale abbandona i'l proprio destino nelle mani di qualche capo. Non ci sono e r.on ci devono essere capi. E' la ccsciE-nza del popalo che bisogna forgiare. Noi che"'parliamo di libertà non ci riferiamo solo alla liberta di applaudire, mn anche a quella di fischiare, di criticare, di stare all'opposizione, perchè• senza queste possibilità, la libertà è una parola senza senso e senza scopo. Il1sogna arrivare in Italia al. l'oblio del passato DQpo u. na dittatura che è durata venticinque anni, i conti da regolare diventano difficili e complicati. Socialil'ti e cornuni,ti ~oia n~~i a~~i~~~s6°ì1i t~:s;;Je~:i Sembra, cittadini di Firenze, fascio perchè, per la sua famiglia. che c! sia un altro grosso ostacolo la tessera del· fascio era la tesse- suaa via di un· governo di C.L.N. ra del pane. Noi non abbiamo con- ;~!toc;~~l: ~ss:0~;;1;:~ 0 a: 1 bi::;g J~ ~c~;i c~tte;: :~u~{~v~~cfs~fZz~~=~ surpare e d1 mettere a disposlz10hanno visto nel fascismo la sola ne dell'mteresse co~ethvo ~1 ~1concre~a idealità ':i va i? Europa. '\ cono da. !Dalle parh che, noi. ~ta-. ~eo~:;;il~~~t~ st~~{~d!"~· :c~: e~i ~ 0 t!a i\'~~o~!ad~ ~-r~i~o~c~:Jiaéh~ essere stati battuti vènticinque an- senza il socialismo og~j l'Ital!a ni or sono e di avere così centri- dovrebbe cercare smarrita la via buito - non fosse che per la no- della sua salvezza e non trovarla. stra sconfitta - a lasciare cresce- Ma aggiungono, mettendo nelle re in Italia questo bubbone di paro_Ie_quanta più .pers_uasione _è menzogne che ha tutto avvelena- poss1b1le: separatevi dai ~omun1to e tutto rovinato. Bisogna di- sti, e· noi saremo con voi. I 81blloteca G ~o Es1ancc
16 Amici di Firenze, voglio dire anche a voi, ciò che ho detto altrove. Preferiremmo tornare m galera, rimanere nell'ombra, nella sofferenza dell'esilio, piuttosto che guadagnarci il passaporto per il governo sulla base di un tradimen. to dt>gli interessi proletari e democratici. L'Itali'a dovrebbe ringruiarci del patto di unità d'azione, dovrebbe comprendere che non si difende la democrazia sulla base di una lotta intestina fra socialisti e comunisti. Si sono dunque dimenticati che se negli anni 1922-23-24 non avessimo troppo litigato fra noi, socialisti e comunisti, forse il fascismo non sarebbe arrivato al potere? Si sono dunque dimenticati che se la repubblica tedesca di Weimar è nata morta e già strumento di reazione fino dal suo primo giorno, è perchè è nata sulla base della guerra fratrici· àa fra socialisti e comunisti? Capisco che possa sorridere ai moderati in Italia di vedere uscire daJle file del Partito Socialista un Noske, ma stiano bene attenti che dietro Noske c'è Hitler e che sempre, nella storia, una lacerazione delle forze popolari ha !atto e farà l'interesse della reazione. Se oggi esistono in Italia le condizioni della democrazia, se oggi l'Italia tiene in piedi, malgrado le sue interne contradizioé'.L~~~i~i~~eè ?t~~tid;ft~a1~ll! i~! stra prima esperienza democratica, è ~roprio pcrchè socialisti e comunisti riconoscendosi fratelli, hanno marciato e vogliono m&rciare insieme non per la dittatura, ma per la democrazia popolare. Le. irrequietezze del Paese Vi sono irrequietezze alla base; tutto non è tranquillo, tutto non è calmo. Gli spiriti non sono tutti sereni. Ma voi avete mai visto un fiume straripare e poi tornare tranquillo nel suo 1etto, senza ·lasciare nessuna traccia? Può essere doloroso che nelle t'egioni 13:bhotecaG1 o Bianco settentrionali qualche volta avvenga, la notte, che una persona, che non è quasi mal un galantuomo, sia strappato dal suo letto e la si ritrovi cadavere per la strada, e noi che abbiamo una ribellione istintiva per tutto ciò che non è umano, di questo possiamo anche soffrire. Ma Si sono dunque dimenticati i pietisti di quello che è successo in questo nostro paese per vent'anni? Si sono dunque dime,nticati quello che hanno fatto di ignoblle, di perverso, di inumano 1 fascisti nell'ultimo periodo del loro dominio? Se il fascismo non avesse a. vuto che da rendere conto di Giacomo Matteotti, se sul1a bilancia pesassero solo le sofferenze di qualche diecina di migliaia di i· taliani, strappati alle loro case, im,prigionati. confinati. esiliali. forse si potrebbe considerare tutto liquidato. Ma quello che i fascisti hanno !atto negH ultimi due anni supera in orrore persino quello che i tedeschi hanno fatto nei loro campi di concentramento: quando in un paese questo è successo, bisogna che vi siano delle conseguenze. I pietisti di oggi ispirano diffidenza, perchè ieri non piangevano ed approvavano tutto ciò che si faceva contro la avanguardia del nostro popolo. Costituente e Ricostruzione Quindi in questa nostra can. didalura, non è insito nessun carattere nè di partito, nè di classe, nè di intransigenza. Non abbiamo la pretesa di avere noi soli la possibilità di trarre il paese dalla situazione in cui si trova. Ci sono iperò delle cose sulle quali non transigeremo. Una ce ~~tu:~t~. \1 !ina~titoenJ~~~~1l~aCha messo all'ordine del giorno della ~;:~fe°nez~ 3 o;eos!~~t~teè ~re;:ibl~~ ma fondamentale di oggi per l'Ila· Ha. . Vogliamo la Costituente, la vo~ gl!amo sublto, nei mesi pross-i. •
mi, perchè siamo coscienti che non è possibile trascinare per dei mesi o deeli anni l'equi'Voco dell'attuale duplicità di poteri e da altra parte noi non riconosceremo mai t poteri usurpati da una luogoten.enza, che spero non avrà mai la nuova consacrazione della nazione: Quando diciamo Costituente, diciamo libertà; vogliamo che essa si 1iaccia in un clima generale di libertà. Dichiariamo a priori - perchè noi si'amo democratici sul serio - che noi accetteremo il verdetto del popolo anche se fosse contrario alle idee che a noi sembrano giuste, ma non è possibile trascinare ancora questa situazione. Come pensate che si possa rjcostruire l'I.talia se prima non decidiamo circa le basi sociali ed economiche di questa ricostruzione? Possiamo rifare dei ponti•, delle ca.se, ma. cosa sarà l'industria di domani, in Italia? Che cosa bisogna mantenere in vita del vecchio apparato e che cosa bisogna distrui;- gere? Si' parla di nord e di sud; s'è preteso che la espressione «vento del nord» ferisse il sud. Non è l'espressione «vento del nord» che ferisce il sud. Ii sud è ferito da una organizzazione industriale che ha tenuto conto soltanto degli interessi del capitaii·- smo settentrionale a tutto danno dell'agricoltura meridionale. Ricostruire vuol dire quale industria faremo sorgere nell'Italia del nord, quale nell'Italia del centro, quale nell'Italia meridionale. Ricostruire vuol dire scegl!.ere quale tipo di democrazia creeremo in Italia e prima di tutto se repubblica o monarchia: e qua•le repub. blica, e quale la base sociale di questa repubblica. Perchè la repubblica senza riforme sociali sarebbe l'ultima veste da ballo di una borghesia che farebbe delle concessioni di forma, pure di salvare i propri interessi fondamentali. La ricostruzione in It~lia non è possibile senza prima la Costituente; non è possibile organizzare la nostra vita comunale, prot31bliotecdG1.'oBianco jj vinciale o regionale, senza che si riunisca una grande assemblea di popolo, munita dei poteri nec'essari per affrontare e risolvere I problemi fondamentali della società italiana. Il messaggio del Partito Socialista Ecco, cittadini di Firenze, quello che dice alla nazione il Partito Socialista. Non parla un linguaggio di classe nel senso ristretto ed egoistico della parola, non parla un linguaggio di partito, nel senso settario del termine. parla un linguaggio italiano, parla un linguaggio di solidarietà nazionale. Abbiamo messo nel nostro emblema la falce, il martello e il libro, per significare che saremo uniti agli operai dell'officina, a quelli dei campi e agli intellettu:1li. Abbiamo parlato il linguaggio della solidarietà nazionale, perchè si intende che da questa solidarietà nazionale noi espelleremo soltan: te qualche centinaio o migliaio di vampiri la cui esistenza e la cui fortuna è in contradizione frequente con gli interessi della grande maggioranza del popolo. Non abbiamo detto e non di. remo nemmeno una .parola che possa risollevare nel nostro paese un dibattito religioso. Rispettiamo e rispetteremo la fede cattolica della a;rande maggioranza del nostro popolo; non rinnoveremo le risse sul sagrato delle chiese. L'anticlericalismo è morto per noi. se il clet'icalismo è morto. La religione appartiene alla coscienza di ogni uomo e di ogni donna; se essi hanno bisogno per affrontare questa terrena esist.enza del conforto di una religione. se per SE>ntirsi umani -e forti di fronte alla libertà e all'esistenza piace a VQi di crearvi il mitico mondo dell'a,·venire e dell'ultra terreno, non abbiamo niente da dire in sede politica, se non da chieder,e al~ trettanto rispetto per noi, liberi pensatori, che possiamo fare il nostro dovere in terra senza il
li terrore dell'inferno e senza la lusinga di compensi del para. d,so. Abbiamo lasciato e la. sceremo alla Cflscienza jndivi. duale ciò che appartiene alla coscienza individuale. Sentiai;no anche noi che fra il sogno di Cristo e il sogno del soci::ilismo. c'è almeno una comunione profonda: la fraternità di tutti gli uomini di buona volontà. Questo è, amici, il messaggio del partito socialista, nel giorno nnniversario del martirio di Gia. corno Matteotti. Credo che non potremmo onorare più degnamente la sua memoria, che andando dinanzi al popolo a porgli i proble- ~i ~o~~~~~~ta~~:e~\~ ~{{:/\~i'f~: rietà di tutti per risolverli insieme, senza urti fanatici. senza lotte fratricide. L'ora è difficile per l'Italia, l'ora è difficile per l'Europa e per il mondo. . La guerra ,è teriminata in Europa: non spara più il cannone, non passano più sul nostro cielo gli aeroplani carichi di dinamite B blioteca Giro Bianro ed è scesa nej cuori la speranza di un mondo miglior.e. Ma questo mondo noi dobbiamo ancora costruirlo, e tutto è ancora incerto·, flncora evanescente, perchè tutto è ancora diviso. Bisogna fare l'uuni1à degli spiriti in Italia, in Eu;- ropa, nel mondo. AIIa fine delta civiltà greco-romana quesrunltà la fece il Cristianesimo, ma poi f1J spezzata dalle guerre di religione; due secoli fa quest'unità ci venne d?.lle filosofie Umanistiche dell'Inghilterra e della Francia, che ci dettero la epopea gloricsa, che prese le mosse dalla dichiarazione dei Diritti dell'Uomo e che sollevò in tutto il mondo gli spiriti umani alla coscienza di una nuo-- va civiltà. Noi socialisti. al di là del ri. stretti confini del nostro stesso partito. al di là dei ristretti confini delle nostre leghe, abbiamo questa ambizione: che l'unità del. la nuova Italia, l'unità della nuova Europa e del mondo, si faccia nel nome del socialismo, che è inseparabile da1la libertà. 5 l1rJ.!ì
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