Discorso di Dionigi Strocchi e canzone di Giovanni Marchetti in onore di ...

o( 17 )o nHtna favella erano a lui din1estiche, nùn gli erano ig note quelle dPlla Italiana, , delltt peosperità della quale era teoerissitno e di ciascuna parte di nostre lPttere esperto così, che nella erudizione ·uguagliava i ·migliori, nel criterio tutti avanzava. Censore giustissimo esortava a legg ere negLi ~crittori d ell' aureo trecento, e d el secolo di Leone, e t alora con nobile disdegno dicea della sorte aspettata a" coloro, cl1e , p{)sto in non cale il bello stile, seguendo ordini obbliqui agli ordini de' nostri 1naggiori, perdeano sua vita tlietro a vane tneteore di fantR sÌa delira . Stimava parte non tenue di patrio amore l' am.ore della tnaterna favella. Perlochè molto favoreggiò la ·prima eJizione ron1ana della divina comedia, e più cose notevoli conferì con l' esimio comentatore. Io stimo quello il tempo che la nostra bellissima lingua_, che a pieni pas.. si volgendo in sinistro era pure assai male addotta , · riprese lena, e con1inciò a ree:! rsi gaglia rdatnen te in se medesima. Per le quali cose un suo Collega ragionando nel mezzo delle esequie non dubitò portare di lui quel giuilizio, che l'antichità portò di lVI. Teren~io Varrone 2

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