Marco Minghetti - Discorso agli elettori del collegio di Legnago

DISCORSO DEL DWPUTATO • - o • ~1\RCO MINGHETTI agli Elettori del Collegio di Legmtgo il ·27 ottobre •1878. Il' 111 RO l\1A TIPOGRAFIA DELL'OPINIONE 1878

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DISCORSO DEL DEPUTATO ~ARCO MINGHETTI agli Elettori del Collegio di Legnago il 27 ottobre 1878. ROMA TIPOGRAFIA DELL'OPINIONE 1878

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' , Signori, Sorgo con viva commozione dell'animo a ringraziarvi della cordiale accoglienza che ricevo. Memore della bontà vostra, del vostro favore, io trovo questi sentimenti ancora più vivi oggi che mi presento a voi non più come capo del governo, ma come semplice deputato dell'opposizione. Egli è, o signori, che voi siete amici miei e non della ventura, che gli animi nostri collega un vincolo di stima e d'affetto superiore agli onori ed ai poteri transitorii - è la comunione di principii, ai q.uali voi sentite · che attraverso tutte le vicende io sono rimasto fedele. Io vi ringrazio, o signori, di questa manifestazione dei sentimenti vostri. Essa mi è di grande conforto ; e sopratutto mi è di conforto il vedere oggi più che mai popolata questa sala di gioventù.

4 A voi, o giovani, che siete la speranza della. patria, noi, stanchi di lunghe lotte, consegneremo la bandiera che. dovete difendere; a voi, giovani, io mando qui il più affettuoso saluto. (Applausi) · È costume in questi amichevoli banchetti che il deputato renda conto di tutto ciò ch'egli ha operato nel periodo trascorso dacchè si trovò in mezzo ai proprii elettori. Ma se io dovessi scegliere questo tema, il mio discorso sarebbe molto semplice, breve e modesto. Come di quella antica matrona romana si disse, compendiando la sua vita : Domum servavit, lanç1-m fecit - ' così, o signori, può dirsi della opposiz~one parlamentare.. Essa ·fu modesta e riservata. Noi avevamo promesso che, una volta venuta la sinjstra q_} po'tere, avremmo lasciato per parte nostra ch'essa compiesse un leale esperimento. l Noi abbiamo wantenuto la nostra promessa; noi non abbiamo attraversata la via al ministero, anzi abbiamo cercato di assecondarlo. Se le tanto preconizzate riforme tributarie' ed amministrative non vennero in luce, non è nostra la colpa. La nostra opposizione era tanto modesta che uno dei capi del partito della maggioranza, volendo ricercare le cagioni per le quali quella così formidabile maggioranza, che mai no;n. s'era vista in Parlamento l'eguale, si divise in sè medesima, trovò questo argomento che, mancando (sono sue pa- ('

5 role) il dinamismo naturale delle parti, ciò potrò logicamente reazione sotto forma di antagonismo nel seno della. maggioranza; il che , tradotto in volgare, significa che, non avendo alcuno di riscontro con cui azzuffarsi, s'accapigliarono fra loro. (Applausi) Io credo che la nostra condotta sia stata informata da prudenza e da verace desiderio del bene del paese, e penso che abbia giovato non solo alla cosa pubblica , ma anche al partito nostro, perchè ha spento molti pregiudizi che potevano regnare contro gli uomini che fino al 18 marzo 1876 ebbe-ro le redini del governo. (App lausi) Ma quello che a:ffermaya l'oratore d i cui citai testè un brano non era esatto perchè ogniqualvolta alcun grave fatto sì presentava o seguiva qualche violazi0ne di legge, ed era frequente, non abbiamo mancato mai di alzare la nostra voce e di adempiere all'ufficio dell'opposizione, ammonendo il Parlamento e la nazione di quello che ci pareva contrario alla giustizia ed all'utilità pubblica; che se non fummo aggressivi contro il primo ed il secondo ministero Depretis, accogliemmo con benevolenza anche maggiori: il ministero Cairoli che si annuncia vq come ristauratore della iegalità e della u1o ralità. Pur non potemmo a meno di ammonirlo quando ci parve che nella via delle :finanze potesse compromèttere i risultati che con tanti sacrifici e con tante fatiche noi eravamo giunti o a conseg~1re.

6 Parlando di :finanza mi trovo nel bel mezzo del discorso che alcuni giorni or sono fu pronunciato dal presidente del Consiglio a Pavia. Questo discorso ha destato l'attenzione di tutto il paese e fu in varie guise commentato ; laonde invece di rivolgermi al passato e di fare l a storia parlamentare degli ultimi due anni mi fermo al presente e guardo ~Il ' avvenire ; mi trovo costretto quasi direi involontariamente ad esprimervi il mio giudizio sul discorso dell'on. Cairoli, che è il programma del governo presente. ~la innanzi tutto io vi prego di notare che v'è un fondo d'idee comuni, un patrimonio, dirò così, propr io del partito liberale di qualunqu e gradazione, di cui trovo nel discorso dell' onorevole Cairoli molte parti alle quali per imparzialità e per sentimento di giustizia io pienamente aderi sco. E come potrei io respinger e le riforme amministrative nella legge provinciale e comunale che egli annunzia, se le riconosco per quelle che io, sono ormai diciassette anni, proponeva in Parlamento ~ Quanto egli dice rispetto alla difficile questione dei rapporti della Chiesa collo Stato, sebbene sia un po'troppo generico ed indeterminato, nondimeno può da noi accettarsi francamente. Egli vuole il rispetto del diritto pubblico esistente, la tutela dello Stato contro le usurpazioni, respinge ogni eccesso di difesa come ogni aggressione. (Bene)

7 l Come potrei non consentire coll'an. Cairoli, quando vuole che si dia grande importanza alle questioni che riguardano il miglioramento materiale, intellettuale e morale del popolo ~ Io mi ricordo di avervi parlato altra volta di questo argomento e di avervi detto che se si vogliono evitare i pericoli di utopie sovversive, conviene esaminare con sollecitudine e con calma tutto ciò che riguarda le classi meno agiate e mediante l'istruzione e l'educazione provvedere al buon essere loro e al loro miglioramento. Aggiungevo allora, E-: sono fermo nel medesimo concetto, che le riforme di questo genere, meglio di ogni altro, può farle il partito moder·ato, inquantochè procede gradatamente e assicura i più timidi contro ogni pericolo. In ogni modo, o signori, io che proiJosi per iniziativa parlamentare insieme al mio a1nico Luzzatti un progetto di legge, sull'emigrazione, accoglierò di buon grado quello sul lavoro dei fanciulli nelle manifatture, che il presidente del Consiglio ci promette. Posso dirvi anzi, che già col Luzzatti medesimo e con alcuni egregi giovani, avevamo fatto oggetto di studio peculiare questo argomento, e avremmo preso noi l'iniziativa di questa legge, se il governo non l'annunciasse nel suo discorso. I nostri lavori potranno forse non essere inutili alla sua buona riuscita, e noi saremo lieti di offrirli all'onorevole

8 presidente del Consiglio. Ma vi sono altre importanti questioni, come quella delle Società di mutuo soccorso, delle Associazioni · cooperative, delle Banche popolari, intorno alle quali non è meno urgente che buone leggi sien fatte ad assicurarne il regolare e fruttuoS•) andamento. Noi sentiamo al pari dell' on. Cairoli .H desiderio che l'istruzione popolare sia più diffusa, che l'istruzione superiore sia resa più efficace : con animo volonteroso studieremo tutto che riguarda la costruzione delle nuove ferrovie che sono così potente istru.. mento di civiltà. L'on. Cairo1i disse n'el suo discorso che l' ostraèismo dei nomi fossilizza i partiti. D'accordo con lui su questa sentenza~ vado più oltre e soggiungo, che i partiti si fossilizzano anche per l'ostracismo delle idee (Applausi vivissimi). Certo ogni partito ha alcuni principii fondamentali, alcuni criteri direttivi, che ne formano per dir così l'indole e l'essenza ; ma esso deve sapere inoltre accogliere tutte le buone idee che sorgono, sentire tutte le aspirazioni del paese, ac ... comodarsi ai bisogni mutabili della società. Se non fa questo , Se non accoglie le . idee , nuove e gli uomini nuovi, di esso può dirsi che rimane un anacronismo (Applausi). Ma, o signori, se in queste parti io son lieto di chiarirmi consenziente all'on. Cairoli, vi sono alcuni punti nei quali io devo manifestarmi da lui interamente discorde:

9 le finanze, la riforma elettorale, il diritto d'associazione. Singolare posizione è la mia, o signori. Altra volta ho dovuto non solo pugnare contro tutte le difficoltà che si opponevano per giungere all'equilibrio delle entrate e delle spese, ma altresì confortare i dubitanti fra i miei amici , respingere le ohbiezioni che mi venivano dagli avversarii, resistere alle loro derisioni, mantenere vive nel paese le speranze. Oggi mi trovo in condizione precisamente òpposta ed è mio còmpito ammonire ·dei pericoli che corriamo, scongiurare gli altri che non si lascino abbagliare dalle illu~ioni. La scena è completamente cambiata. E adoprando questa metafora sento di essere proprio nel vero. Ai tempi nei quali io era ministro della finanza , non vi si voleva ved~r altro che una landa desolata , cinta di roccie, e di precipizii; non un fil d'erba la consolava, non un zampillo d'acqua; l'aria era grave e affannosa , e attraverso a quella, tratto tratto aliavano avoltoi ed upupe funeree. Oggi invece ci mostra 'un giardino incantevole pieno di fiori, ricco .di fronde e di frutti, rallegrato da regal fiume, abitato da spiriti magni. Io ho coscienza, o signori, di non avervi mai ingannati. Quando vi diceva che camminavamo con faticoso ma sicuro passo verso il pareggio, non lasciava però di an-

IO nunciarvi che , ottenuto l'equilibrio delle entrate colle spese, condizione indispensa~ bile, e primo fondamento di ogni buona amministrazione, non perciò l'assetto delle finanze potea dirsi compiuto, nè florida la • • l nostra Sl tuazwne. Vi ricorderete che io vi diceva paragonando il disavanzo alle rotte di un fiume, che se il primo e più urgente bisogno è quello di chiuderle, però i terreni innondati non possono immediatamente e senza altri lavori tornare a produzione (Bene). Ora vi dico che l'on. Cairoli è in una grande illusione affermando che la situazione delle nostre :finanze è ottima. . Quando anche fosse vero che vi fossero 60 milioni di avanzo fra le entrate e le spese, quando anche questo avanzo fosse assicurato, nondimeno non sarebbe ottima la situazione • :finanziaria. Noi avremmo sempre la necessità di rendere stabile il pareggi o assicurandolo contro i pericoli futuri ; noi avremmo sempre la necessiJà di provvedere al debito fluttuante, l'intento di abolire il corso forzoso, ,e ci troveremmo dinanzi infinite l spese alle quali bisogna sopperire per agguagliarci ~Ile altre nazioni civili. A torto dunque si chiamerebbe ottima la situazione finanziaria quand'anche vi fossero questi 60 milioni d'avanzo. Ma non vi sono ; ed è questa una seconda illusione. Come sia è molto facile a spiegarsi. Ho percorso con rapidità, ma pure con

t Il abbastanza attenzione, i bilanci di previsione pel 1879. Altra volta questi bi lanci dovevano rigorosamente presentarsi il 15 marzo, poi l'epoca ne fu protratta al 15 ~ettembre, eppure sono stati distribuiti solo dopo il 15 ottobre, ma li ho esaminati ahbastanza per poter dire che nelle previsioni delle entrate vi sono ben iO milioni più di quello cb~:; si possa sperare di ritrarre dalle imposte; e nella parte delle s.pese mancano ancora 25 milioni eh~ dovranno inscriversi. Di queste spese lo stesso bilancio fa parola nelle annotazioni poste a pie' di pagina, laddove il ministro accenna a progetti di legge pei quali dovrà chiedere iscrizione di nuovi fondi in bilancio, trattandosi della parte straordinaria ed essendo esauriti quei fonò.i che erano stanziati antecedentemente. E ciò in ispecie nel bilancio delle finanze, della guerra e dei lavori pubblici, indipendentemente dalle nuove costruzioni ferroviarie. Dunque, secondo ogni probabilità, avremo 10 milioni di meno nelle entrate e 25 di più nelle spese. Togliete ora i 24 ' milioni che dovrebbero essere cancellati per l'abolizione della quota semestrale del macinato e di alcuni dazi di uscita, e vedrete che il nostro bilancio r imane appena in bilico. E notate, o signori, che nell'anno venturo il ministro delle :finanze ba due grandi risorse che non si ri petono. Quella della ravisione dei fabbricati che gli dà 7 milioni.

12 Egli aveva annunciato che questa revisione si farebbe senza molestia dei cotitritbuenti. (Ilarità) A me pare invece che la via ·sia seminata di triboli, e sento le grida e lo stridore dei denti. L a seconda risorsa straordinaria è che in quest'anno scade il periodo q'linquennale della ~egìa dei tabacchi, nel quale il canone si accresce pei vantaggi da essa ottenuti nel quinque~nio , e vi si aggiunge l'aumento dei prezzi di alcuni generi fatto con decreto reale dal ' Depretis, sicchè per l'una e per l'altra cagione il capitale dei tabacchi nel 1879 cresce di 14 milioni. Ora dunque, o signori, se nel prossimo anno, nonostante queste risorse straordinarie, saremo appena in pareggio, che avverrà l'anno venturo, quando la quota di abolizione del macinato non sarà più semestrale ma annua~ Che avverrà nel 1883, quando l'avremo tolta interamente~ L'on. Cairoli si affida con grande :fiducia a tre cagioni di miglioramento .: una, le economie; l'altra, la· cessazione di alcuni debiti redimibili; la terza, il progresso naturale delle imposte. E chi non ha udito · ~ parlare di economia ? Quanti lustri ormai sono passati dac.. chè quèsta fu la bandiera dell'opposizione, ma, venuti al governo, si guardò ben~ dal dispi egarla; e invero le difficoltà di introdurre grandi economie 'nei bilanci sono gravissime !

'13 L'on. Cairoli si lascia trarre a troppo liete speranze ; è commosso degli sforzi audacj del ministro delle finanze che ha fatto un'economia d·un milione e 800,000 lire nella parte amministrativa del su.o bilancio, e in ciò scorge un inizio dei risparmi maggiori in ogni altro ramo dell'amministrazione. Ma egli non ha posto Ir).ente che la più parte di quei risparmi sono di lor natura transitorii , e che sommando insieme le spese ordinarie di tutti i ministeri si trova che pel 1879 sono preveduti 10 milioni di più che nel 78. E non è da maravigliare perchè quando un paese vuole camminare nella via della civiltà abbonda in pubblici lavori e favorisce l'istruzione e l'educazione, indarno si argomenta di economizzare; ma deve sempre invece ricorrere a nuove risorse per sopperire alle nuove spese inevitabili. Vengo ai debiti redimibili: È verissimo che c'è una parte dei debiti dei quali costa l'ammortamento, ma c'è di riscontro una quantità di cespiti che cesseranno di fruttificare. Obbligazioni esaurite, rimborsi compiuti, venutf meno i beni demaniali ed ecclesiastici. Se dunqu~ da un lato abbiamo tanto di meno da pagare, dall'altro avremo tanto di meno da riscuotere. Chi può sparare finalmente che il solo progresso naturale delle imposte possa sop-

14 perire al bisogno della nostra finanza~ P0rchè, o signori, più le tasse si asset-. tano e minore è la differenza dei lor prodotti da un anno all'altro. Unica fonte dello aumento delle entrate è lo svolgersi delle ricchezze pubbliche , ma questo S'viluppo pur troppo · è lento in Italia, ed oggi in tutta Europa travagliata da gravissima crisi nelle industrie e nei commerci. Affidarsi al semplice ed unico progresso delle imposte esistenti per provvedere alle nuove spese , e intanto abolire talune di queste imposte a me sembra più che una illusione una contraddizione. Io non ho il tempo dimostrarvi tutto ciò particolarmente, nè questo è luogo acconcio a fare una dimostrazione :finanziaria ; ma verrà la discussione in Parlamento e speriamo di convincere anche i più schivi che non vi è esagerazione nè malevolenza nei nostri giudizi. Lo speriamo, se pure piacerà all' on. Cairoli di raccomandare al suo collega delle :finan~e di non voler sciogliere questi problemi facendo appello alle passioni, nè chiedendo dei voti di :fiducia che nulla mutano allo stato delle questioni (Risa). 'Perchè , 0 signori , le cifre si ribellano anche ai voti di fiducia e alle maggioranze ; esse sono come il fato degli antichi volentem ducunt, nolentem trahunt: togliete una cifra da un bilancio , ricomparirà in un altro , ma la sostanza resterà la medesima. l

15 L' aritmetica può paragonarsi al mago Merlino che la donna del Lago corcò in una tomba sperando di seppellirveio eternamente. Ma Merlino, secondo la leggenda, vive anche là dentro. Vive la voce, e come chiara emerga Udir potrai dalla marmorea tomba Ch.e le passate e le future cose A chi gli domandò sempre rispose. In tale condizione di cose, noi giudicammo che l'abolizione parziale e totaìe del macinato fosse un provvedimento ancora precoce, e potesse divenire funesto. Non è certo che noi amiamo il macinato; riconosciamo anzi che è una delle tasse le più gravi e le più odiose : ma dacchè esiste non possiamo abolirlo senza sostituirvi qualche altra tassa, o compromettere il pàreggio, questo pareggio per conseguire il quale abbiamo fatti tanti sforzi, e costretto i con- ' tribuenti a patire tanti sacrifizii. Lasciate adunque che noi lo difendiamo come un Palladio, poichè l'equilibrio della :finanza. è il fondamento eli ogni buona politica e senza di esso le nazioni, specialmente nei tempi moderni, indarno si argomentano di poter esercitare un'influenza nel mondo. L'onorevole Cairoli non vuoi neppure dubitare che il pareggio possa essere compromesso - e va più oltre e piange con sincero e mesto animo le sorti dei comuni travagliati, e promette in breve di provvedervi.

16 Promette altresì di togliere al più presto il corso forzoso; ma come sarà ciò possibile cominciando dall'abolire delle i m- . poste? Io concepiva altrimenti la riforma del sistema tributario. Questa riforma doveva avere per :fine di riordinare le tasse, imposte troppo affrettatamente, secondo i .rrincipii della scienza economica, di perequare e ripartire più equamente i tributi diretti fra i contribuenti, e quanto ai dazii indiretti, estenderli a coloro che oggi se ne sottraggono, gravando il neces$ario meno che l'utile, e questo meno che il superfluo. In questa trasformazione poteva entrare naturalmente l'abolizione del macinato, ma questa sola, e scompagnata da ogni altro provvedimento, ·non è preparazione ad alcuna riforma. Vero è che l'on. Cairoli dice che in caso di necessità straordinarie e di eventi impensati, imporrebpe una tassa sul consumo voluttuario. Ma quali risorse può sperare la :finanza da una tassa che dovrebbe colpire solo oggetti di lusso ? Essa sarebbe ristretta e non potrebbe rendere che pochissimo. Bisognere}?be a tanti :fini rifare il miracolo di Tiberiade, e con cinque pani e due pesci saziar~ la moltitudine : manducaverunt omnes et saturati sunt, et tulerunt reliquias duodecim cophinos fragmentorum plenos. (Ilarità) Sapete che cosa temo? Io temo che no-

17 nostante il suo volere e la sincerità delle intenzioni l'on. Cairoli sarà costretto, coll'indirizzo finanziario che ha preso, ad aggravare propri~tà stabile e mobile. Ripeto che stimo ciò lontano dai suoi pensieri, ma la forza delle cose potrebbe trarvelo. Ora a me pare che la proprietà dia allo Stato, alla provincia, ai comuni tutto ciò che può senza essere esaurita, e che colpirla ulteriormente sarebbe opera non degna di una finanza civile, sarebbe danno per tutto il paese, per le stesse classi operaie che da un aggravamento delle proprietà vedrebbe ~ scemati i salari. Noi vogliamo l'equo riparto dei tributi, ma non vogliamo per amore di un' eguaglianza innaturale ed ingiusta fare dei proprietari altrettanti proletari (Applausi). Ho parlato abbastanza di finanze, ma vi prego di compatire l'uomo che, avendo avuto in mano il governo di questa parte della cosa pubblica, porta ad essa una tenerezza speciale. Passiamo ad altro. Non posso per mio conto accettare il progetto che l'on. Cairoli ~nnuncia per la riforma elettorale. Io credo, o signori, che la riforma elettorale non sia urgente, nè tamJlOCo se ne senta vivo il bisogno nel paese. ,Non do a questa specie di riforma tutta l'importanza che i nostri padri le davano ponendo nella forma più che nella sostanza le cagioni della grandezza e pro-

18 sperità dei popoli; nondimeno considero che questa nostra legge da 30 anni è in vigore e si deve presupporre che durante questo tempo una nuova classe sia venuta su ed abbia raggiunto quel grado d'eduoazione che si richiede per dare il voto con senno e con indipendenza. Io non rifiuto dunque l'allargamento del suffragio, e penso altresì che , posta una volta questa questione , sia bene non trascinarla con noi troppo lungamente. Meglio è risolverla in termini tempera"ti. lo mi acconcio quindi di buon grado ad allargare il suffragio per l'età, pel censo e la capacità. Ma, o signori, io non oserei procedere troppo oltre in questa materia che non è senza pericolo. . Io , o signori, sono avverso al suffragio universale, quale oggi s'intende, in te.orica e in pratica. Parmi in teorica che quando la scienza sociale sarà progredita maggiormente, quando l'opinione pubblica sarà maturata da lunghe esperienze, presso molte popolazioni apparirà strano che un pari voto sia dato a tutti nella scelta dei legislatori - e che vi contribuisca egualmente il sapiente come l'ignorante, colui che ha reso gr~ndi servigi alla patria con lunghe fatiche e lo scioperato; quegli ché rappresenta un cospicuo interesse nell'agricoltura, nell'industria e nei commerci , e qu gli che stende la mano per domandare al suo comune l'o- .. bolo onde campare la vita. (Applausi) Questo difetto è già nel sistema vigente,

19 ma applicato universalmente diviene assurdo. Io credo inoltre che in pratica il suffragio universale non abbia dato buoni risultati in nessun paese del mondo, certo assai meno buoni di quelli che i suoi fautori preconizzavano. Vedete l'America settentrional e, : quando fece le gloriose prove per la sua indipendènza non aveva suffragio universale; ed oggi i più eminenti cittadini per sapere e per virtù, a detta di tutti, si allontana no dalla pubblica cosa e rifiutano di prendervi parte : i poli ticanti signoreggiano e a piene mani spargono la corruzione. Non credo che altri paesi d'Europa possa~o chiamarsene contenti. Il suffragio universale ~a consacrato in Francia tutte le forme che la minoranza volle imporgli in un dato momento, e dopo la repubblica scapiglìata sollevò e più volte riconfermò Napoleone che pure le aveva tolta la libertà. Questa maniera di suffragio rappresenta l'opinione della moltitudine in un dato momento, in un dato luogo, in certe circostanze peculiari e perciò è la negazione della previdenza, che è la virtù più ~cessaria in politica. (A-pplausi) Perciò se il suffragjo universale fosse portato in Italia, lo stimerei un dono esiziale, t emerei di veder scomparire dal Parlamento ciò che vi è di ·0più alto e di più temperato per far luogo aglt estremi del radicalismo e dd clericalismo, e più di quest' ultimo, perchè ha nelle moltitudini radici assai l '

20 più profonde. ... (Applausi) Ma se non esito ad esprimere con franchezza il mio parere sul suffragio universale~ io vi dico che il progetto di legge che l'on. Cairoli ci presenta, è ancora peggiore. Credo che .n suffragio universale, ristretto da una sola condizione, quella del saper leggere e seri vere, darebbe effetti più m~ligni del suffragio veramènte universale , il quale ha almeno questo di buono : che raccoglie e rappresenta tutti gli elementi della società. (Applausi) Imperocchè, o voi partite da un principio a priori, cioè a dire che ogni uomo, per ciò solo che è uomo, ha diritto di dare un voto eguale, e allora il progetto di che parliamo è un' ingiustizia ; o voi partite da un altro concetto , cioè quello di accordare il voto a quelli che può presumersi abbiano l'idoneità a bene esercitarlo , ed allora vi dico che saper leggere e scrivere non offre nessuna guarentigia nè di capacità, nè di moralità, nè di indipendenza. (Applausi) Il leggere e scrivere, o signori, è uno strumento mirabile, pot8ntissimo per la civii tà, ma è un mezzo, non un fine ; non è nutrjÌnento vitale dell' intelletto e dell' anima. (Applausi vivissimi) L'acquisto di q~esto strumento non basta a moralizzare gli uomini, e la statistica ci prova che per esso non fu punto scemata la quantità dei reati. Voi ben sapete, o signori, che presso al- • ;

21 cuni popoli d'Oriente tutti sanno leggere e scri'Vere, e nondimeno vi regnano ancora la barbarie e la ·superstizione. (Benissimo) E dirò ancora di più : a me pare errore ciò che alcuni hanno creduto che l' istruzione sola sia suffici ~nte alla civiltà e al miglioramento dei popoli: egli è invece alla educazione morale che noi dobbiamo rivolgere tutti i nostri sforzi. La democrazia sarà salutare nel mondo solo quando l'educazione morale avrà educato il popolo e gli avrà ispirato il sentimento di un alto ideale: senza ciò corriamo incontro a pericolose agitazioni, a terribili sconvolgimenti della società. (Applausi) V'ha un terzo punto nel quale io sono ancora più contrario alle idee dell'on. Cairoli : riguardo al diritto d'associazione. L'on. Cairoli afferma tre proposizioni. Primieramente dice : che pari sono le libertà di stampa, di riunione e d'associaZIOne. In secondo luogo egli dice che lo Statuto le ha sancite tutte tre in modo assoluto indubitatamente; in terzo luogo, ed è questa la conseguenza delle due premesse, .ìl governo non ha alcun diritto di prevenzione, esso non può fare che una di queste due cose : o denunciare ai tribunali i traviamenti delle Associazioni , o respingere la violenza, se la ponessero in atto. Io nego tutte e tre queste proposizioni. Non è vero che il diritto di stampa sia

22 eguale a quello di riunione e di associazione. La parola scritta ha molto meno efficacia che la parola parlata, sopratutto sulle moltitudini ignoranti e concitate da passioni. Il discorso può, ic certi momenti, sollevare gli animi e trascinare un -popolo a ribellione ; assai più difficile, per non dire imposs~bile, che questo effetto provenga da u;no stampato. L'associazione è qualche cosa ancora di più della parola scritta e parlata, è un organismo, e gli organismi moltiplicano la forza degl'individui. (Benissimo) L'associazione ha capi, gerarchia, vincolo d'obbedienza, raccoglie e conserva i mezzi ctie le possono servire, mira ad un :fine. Questo :fine non è una discussione accademica, ma è l'azione. (Applausi) Che se non è vero che sieno pari queste tre libertà .non è vero neppure che lo Statuto le sancisca in modo assoluto. Come si puo dire che la libertà della stampa sia illimitata·, quando non si può affiggere uno stampato Sènza il per·messo della polizia ? è necessario provare certe qualità al ministero dell'interno, per pubblicare 'un giornale: fa mestieri avere un gerente responsabile, e la prima copia del giornale ,deve essere consegnata al procuratore del Re che può ordinarne il ,sequestro : evidentemente questa è un'azione preventiva. Anche il diritto di riunione ha le sue regole : vi assiste un ufficiale di pubblica _ .L. =--------------··-

23 sicurezza, ed egli può intimarne lo scioglimento e tutti sono obbligati di obbedire alla sua intimazione e di separarsi. Ben diver sa è la questione rispetto al diritto di associazione. Di €SSo lo Statuto non fa •parola, e qualcuno ha potuto credere per conseguenza che non abbia voluto accordare tale libertà ai cittadini. Io penso che laddove non vi è divieto esp r·esso debba t enersi che l a regola è la libertà. Sto adunque per la liber a associ azione , e in ciò veggo una delle cagioni più potenti di civiltà, un riscontro e un contrappeso all'individualismo troppo sbrigliato. Ma nessuna libertà è illimitat a, nessuna può esserlo. Si d ice che lo Statuto non ha in nessuna guisa stabilito i limiti della associ azione ; ma se questi limiti non sono espressi vorrà ciò significare che non ve ne sia alcuno ~ Sì, o signori, oltre i limiti posti dalla legge positiva v i ha il limite naturale determinato dal dovere dello Sta t o, di tut elare la propria incolumità, vi ha quella legge suprema della salute pubblica che 'deve anteporsi ad ogni altra. Ri peto che nessun diritto è illimitato nella società, ogni libertà trova un fr eno nella libertà degli altri cittadini, nella essenza e nelle funEioni dello Stato. Voi di te che si potranno denunciare i trascorsi dell'~ Associazioni :lÌ tribunali. Ma che possono fare in questo caso i tribunali, ufficio dei quali è applicare la legge

24 positiva~ Potranno condannare un individuo in quanto abbia con1messo un reato previsto dal Codice, per esempio, se ha eccitato al - l'odio verso la sacra persona del Re ò al disprezzo verso le istituzioni che ci reggono, ma come potrà un tribunale condannare una Associazione in quanto è tale, scioglierla , proibire che si ricostituisca? Io non so comprenderlo e temo che i~ tribunale rispetto alle Associazioni dovrà concludere non farsi" luogo a, procedimenti. (Applausi) Finalmente si parla di reprimere la forza colla forza, ma questo è rimedio estremo, . e quando lo Stato possa senza offendere la giustizia prevenire dei mali non è forse assai più desiderabile, non è un sentimento per così· dire ingenito in tutt~ , non è un grido : della coscienza pubblica che vuole piuttosto prevenire che reprimere, salva la libertà ? Sì ! quando le Associazioni hanno preparate le armi, organizzato il loro esercito, scelto il momento opportuno , quando saranno scese in piazza, voi saprete colle armi respingerle e domarle. Volete dunque giungere a tali estremi, e preferite anche una strage pur di rispettare quella che a voi pare purità e rigorismo delle teoriche liberali? Io deploro che un uomo forsennato i cui deliramenti e le frodi potevano tron- ,carsi di un colpo mandandolo a domicilio coatto, predichi per mesi ed anni alle ruol· titudini jgnoranti, vi faccia dei proseliti e,

25 creduto profeta, scenda dal monte per turbare quelle contrade, c incon~rare coi suoi fìdi la morte. (Applausi) , Tale è il problema che io pongo : E lecito di costituire una associazione la quale abbia il proposito del iberato e il fìne di· retto di distrugger e l'ordine presente delle cos0 e le istituzioni politiche e sociali della nazione~ È lecito cost ituire un'associazione per dividere di nuovo in brani la patria, per ristaurare i principi spodestati , per sostituire alla monarchia ]a repubblica, per abolire la proprietà, per isconvolgere le basi sociali~ Io dico di no. - E sarà lecito che si formi una associazione, che abbia per intento di ist igare al più vile, al più perfido dei delitti, di insidiar e alla santità del giuramento, alla disciplinn, alla fe deltà dell'esercito~ (Applausi frenetici. grida di viva l' esercito !) di ques to esercito che è, come disse l'on. Cairol i, la sint esi e il baluardo della unità che è ancora la scuola più nobj le di educazione, l'esempio più splendido del la virtù~ (Applausi e grida · di << abbasso i circoli Barsanti e di ' viva l' esercito )) interrompono l'oratore) Non è possibile che possano costituirsi legittimamente sifiatte associazioni , ed io non trovo nessun paese monarchico al mondo, dove non sieno leggi le quali regolino questo diritto e vietino ciò che è contrario alla forma del governo, alle istituzioni es · senziali dolio Stato. Conosco bene delle r e-

26 pubbliche dove tali cose non sarebbero tollerate ; e se in Francìa un' associazione sorg·esse, la qqale mirasse a rimettere sul trono Enrico V, o volesse far rivivere l'impero, il governo non esiterebbe un momento non solo a scioglierla, ma forse i capi ne sarebbero relegati aìla Cajenna. ( Applausi) Alcune repubbliche, è vero, non hanno l eggi positive rispetto alle associazioni, p:1a ciò non toglie che in date circostanze (e potrei darvene esempi) abbiano preso provvedimenti preventivi per salvare la patria, ammenochè, come s uccesse a Berna e a Losanna per le riunioni degli internazionalisti, il popolo s tesso non l e impedisca a viva forza per dimostrare la propria disapprovazione. Ma se io non vogl io la .libertà illimitata di associazione, mi piace ancor meno la libertà delle bas tonature. (Ilarità ed applausi) L'on. Cairoli teme l 'audacia degli arbitrii~ l'ipocrisia delle interpretazioni. Anche l'imprudenza ha le sue ·auda cie, anche la tolleranza ha l e sue ipocrisie. (Applausi fragorosi) Ma se, o signori, questo sentimento è così profondo nell'animo suo, se la facoltà preventiva propri a del governo lo sgomenta per le possibili sue conseguenze, proponga una legge sulle associazioni al Parlamento. Quando questa libertà sarà r egolata dalla l egge, allora potremo tutti accettarla, all '

27 lora i tribunali avranno una base sulla quale condannare coloro che deviano, allora Hvr anno facoltà di 3ciogliere le associazioni senza ritegno. A me st a sempre pr esente quel discorso famoso di Giorgio Washi ngton, nel qual e mandava il suo addio al popolo americano quando, do po avere e nell a guerra e nella pace servito la patri a , si r itraeva nella solitudine campestre. E gli raccomandava sopratutto di combattere le associ az ioni che si propongono per fin e di distrugger e il princi pio fondamentale della Costituzione, e mostrava che i benefizi della libertà sar ebber o pe rduti qual ora si l asciasse a queste associazi oni il modo di organizzarsi a danno dello Stato. Ma qui mi si potrebbe dire : di che avet e voi paura? i vostri timori son vani ; non vedete come le maggiora nze r espingono sdegnosamente le insidie che si vorrebbero loro tendere? l' eser cito è t etragono e nulla può rimuoverlo dal suo dovere ; il popo!o ama ed appl aude con entusia smo il suo Re; lasciando piena libertà a queste associazioni e riunioni noi mostria:no all'Europa intera quanto siamo sicuri , ed esse ne riportano ·solo il disprezzo e il ridicolo. Il nos t ro sistema ha per effetto di rassicurare sulla impotenza di pochi illusi. Or bene, io dico che v ' è qualche cosa di vero in ciò oggi ; ma chi può assicurarci che le cose continueranno a rimanere in

\ 28 quelle condizioni in cui sono , chi può assicurarci che non vengano t empi grossi di penurie, rli disastri , di pericoli nei quali la maggioranza del p aese perdendo di sua forza e di sua compattezza rimanga sgomenta dinanzi ad una minoranza , piccola s ì, ma audace ~ L a storia ci mostra che le audaci minoranze si sono imposte alle m~ggioranze per glorificare un tiranno, talora per susci t are l' anarchia, talora, come nelle repubbliche meridionali de ll' A,merica, per far l' una e l' altra cosa a vicenda . Spetta al governo principalmente rappre-1 sent are la maggioranza, e se egli l'abbandona non dovrà meravigliarsi poi quando, chiamandola un g iorno, l a trovi disor ganizzata e smarrita din anzi a pochi faziosi. Chi è che non sente questo fremito d'indignazione che corre da un capo all'altro d'Italia, udendo l a formazione quotidiana di circoli ed associazioni r epubblicane ? Chi non ha senti to che una irrequietezza nuova si è sparsa negli animi , e quasi un preseutimento di sventure che minaccino la patria ~ ( AP,plausi). Io concludo, o signori, nessuna libertà può essere illimitata; non è illimitata quella deli a stampa, come non lo è quella delle riunioni, nè può esserlo quella dell'assoda- . zwne. Laddove manca una l egge positiva su· bentra nello Stato la tutela della propria

,. 29 incolumità, il diritto ed il dovere di usa re anche mezzi preveniivi a tal uopo, sa]vo a rendere conto al Parlamento. Il sindacato parlamentare mi assicura contro ogni eccesso per parte del governo. Se anche que · sto si vuole evitare, si faccia una legge, ma sia tale che nessuna compagine organica si possa costituire nel paese che abbia per iscopo la distruzione di ciò che vi ha di più vitale ed essenziale alla sua esistenza ed alla sua 1co8tituzione (Applausi vivissimi). Signori ! Io vi ho parlato sinora delle cose interne, ma un altro tema mi rimar rebbe a tratta re, non meno importante, quello delle nostre rel azioni estere. Tali e così grandi even ~ i seguirono 1n Oriente durante questo tempo, tanta ne fu l'ansietà in Europa, tanto varii i giud izi in Italia, che mi parrebbe grave man camento non farne parola. Vi dirò anzi con franche'lza che mi par eva che ness un altro tema potesse essere più acconcio del presente. (Udite, udite l) Sovente ne' miei viaggi, essendo io fuori d'Italia e ripensando alla promessa fatta di venire a visitarvi, mi proponeva di r agionare a voi di ques to argomento. Il discorso di Pavia ·mi ha quas i mio malgrado tratto fuori di questo tema , parendomi di dover l

30 rivolgere la mente vostra là dove più si manifesta l'urgenza ed il pericolo. Ed io ho ,oggimai occupato tanto del vostro tempo~ che mi parrebbe, continuando, quasi d'abusarne. (Parli, parli!) Pur nondimeno 11e farò qualche cenno, raccogliendo in breve ciò che avrei voluto svolgere con larghezza di considerazioni. Una guerra lunga, ostinata, hJ. insangui· nato la penisola orientale : la Russia vincitrice dettò a Santo Stefano alla vinta Turchia patti tanto severi che a ìl' Europa sembrò ne venissero troppo gravi alterazioni nelle condizioni dell'Oriente e nell'equilibrio generale. Quindi i negoziati tra le maggiori potenze, dei quali, assenziente la Russia, il trattato di B~rlino fu la conclusione. Checchè possa dirsi, il trattato di ,Berlino, considerato dirimpetto al trattato di Santo Stefano, è un notevole miglioramento e contiene dei germi che possono fruttificare neH'avvenire. Ma in questo gran dram· ma che si svolge lentamente in Oriente , e del quale un atto si è te~tè compiuto, qual'è la parte che spetta all'Italia , quali le sue mire? Ha essa nell'ultimo periodo seguita una politica savia ed utile -? Poteva nel Congresso operare diversamente~ E il sentimento di scontento e di mortificazione che l • fu quasi universale nella penisola, era giustificalo? Che dobbiamo pensare delle manif~stazioni che ne seguirono? •,

Signori! •, • 31 Una necessità storica, quella che gli antichi avrebbero detto inesorabile fortuna, costringe gli· ottomani ad abbandonare l'Europa ; ma il tempo in cui finirà la mezzaluna di dominare sulla croce non è prefisso. E un arduo problema che si presenta sempre alla mente degli statisti, è questo : che sarà mai di quelle belle provincie , nelle quali gli ottomani cesseranno di signoreggiare ~ Chi regnerà sul Bosforo e sulle r egioni , che da Alessandro Magno a Napoleone furono agognate più di qualunque altra~ chi occuperà quella città a cui Roma cedette lo scettro di capitale del mondo ~ Sarà la penisola orientale spartita come già nel s·ecolo scorso la Polonia ~ Ovvero la Russia vi regnerà assoluta e fiancheggiata dal panslavismo ~ Ognuna di queste - due soluzioni parve piena di pericoli, ma terribile più che agli altri sarebbe all' Italia , che protendendosi in mezzo al Mediterraneo è la via fra l'Europa e l' Oriente ed ha colà tradizioni di egemonia e germi di utili commerci e di salutevoli influenze. Gli eredi naturali della Turchia nella penisola orientale vi sono , ma sono pupilli. . Le popolazioni cristiane , nonostante la misera condizione in cui giacquero , pur si moltiplicarono di numero , e risorsero alla vita della intelligenza e della civiltà (Applausi).

32 Diverse di stirpe e di lingua tra loro non possono formare un solo Stato , ma sono naturalmente Stati diversi congiunti da vincoli di comune interesse. Preparare queste popolazioni alla eredità dall'impero, dando in parte alle più avanzate l' autonomia politica o almeno l' amministrativa, assicurando alle altre riforme che loro permettano di r>rogredire liberamente , e durante questo periodo per ' dir così di gestazione, difendere la Turchia dagli esterni assalti della conquista sotto la difesa dell' Europa: t ale fu lo scopo del tr~ttato di Parigi, tale ci è parsa sempre la politica la più savia, la più umana e ad un tempo la più sicura (Applausi). E in p·arte riuscì, in parte venne meno. La Serbia, il Montenegro, la Rumenia si ordinarono e crebbero le forze loro, ma le riforme che la Turchia aveva promesse non furono eseguite. Così la Bosnia e l'E r zegovina, e poscia la Bulgaria, insorsero, e la piaga della questione orientale tornò a sanguinare. Nel primo periodo si trattava ancora di salvare lo statu quo territoriale , e l'Europa si affaccendava perchè la Turchia facesse le più larghe concessioni alle province insorte e desse guarentigia .efficace di loro esecuzione. E frutto di questi sforzi fu il memoran· dum del conte Andrassy , al quale noi di buon grado ci associammo. Ma il mio ono-

33 revole amico Visconti-Venosta fin d'allora presentiva e non dissimulava che quei provvedimenti gli · parevano troppo scarsi all'uopo, e dall'altra parte stimolava la Turchia, prima d'ogni altro esame, a dar prova del suo buon volere, accordando un'amnistia generale. Tale era la condizione .di cose al 18 marzo 1876. Più tardi la situazione si aggravò, e prima · la Serbia, poi la Russia, pigliando in mano la causa delle popolazioni cristiane, ruppero la guerra alla Turchia. Io sono del tutto persuaso che j nostri successori desiderarono e diedero opera sollecita per ristabilire la pHce. Ma sin da quel tempo cominciò a balenare alla mente loro un pensiero, che l'Italia avesse nell'Oriente interessi diversi e separati da quelli delle altre potenze che non partecipavano alla guerra , e che per conseguenza fosse possibile a noi di avere un'azione propria, produttrice di vantaggi speciali. Questo pensiero era per avventura incerto e confuso , ma traspariva dai loro atti e dalle loro parole. (Applausi 1;ivissimi) Quindi l'origine delle vaghe diffidenze all'estero, quindi l'origine delle vaghe speranze all'interno. Mi sta dinanzi alla memoria quella interpellanza che fece l'onor. Visconti-Venosta nell'aprile 1877, e che in forma modesta, ma con profondo pensiero toccava il punto sostanziale della questione. (Applausi)

34 L'on. Visconti insisteva fortemente sopra di ciò che l'Italia non aveva interessi diversi nè distinti dagli interessi generali dell'Europa, e affermava che la nostra politica sarebbe tanto più efficace quanto più si mostrasse disinteressata. Alle sue domande rispondeva l'on. Melegari avviluppandosi in nebulose dichiarazioni (ilarità ed applausi), e, mentre assicur::tva trovarsi l'Italia in ottime relazioni con tutti, lasciava intendere ' che potrebbe anche seguire una politica diversa e uscire dalla neutralità per difendere i suoi inter essi vitali ed essenziali. Ma non diceva quali fossero. E il Depretis, rincalzando , soggiungeva che se dovesse prendersi qualsiasi nuovo provvedimento il governo farebbe appello alla rappresentanza del paese e chiudendo il suo discorso fra gli applausi di una parte, appellava al valore dell ' esercito e del suo Re. Questi parlari producevano il loro effetto ; il volgo diceva che qualche cosa bolliva in pentola (Ilarità). · Venne poi il viaggio del presidente della Camera e le sue conferenze coi personaggi più importanti d' Europa. L' obbietto n'era misterioso, ma i commenti di quella parte di stampa che gli era amica, lo glori:fic avano e lasciavano intendere che quel vi aggio avrebbe dato insperati risultamenti al- · l' Italia. . Venne da ultimo un fatto gravissimo e

35 fu che senza consultare il Parlamento si imiJegnarono e si spesero 18 milioni per la guerra. I sotterfugi ai quali si doveva ricorrere per spendere irregolarmente questa somma, non ignora!i dal pubblico , accrescevano l' aspettazione. Qual meraviglia adunque che l' Italia dopo aver veduti i suoi governanti avvilupparsi in questi · avvolgimenti , tenere un contegno così misterioso, dopo essersi nutrita d.i speranze tanto maggiori quan.to più indeterminate, rimanesse attonita al t r attato di Berlino~ Qual meraviglia se un sentimento di mortificazione e di sconforto occupò gli animi, quando si seppe che noi eravamo andati al Congresso senza un'idea da esprimere, nè un' influenza da esercitare~ (Applausi) Ben altro era stato il contegno del prin · cipe di Bismarck. Con quella acutezza di sguardo, con quella sicurezza di giudizio , che lo rende piuttosto unico che raro nella politica estera, egli si presentava al. Parlamento germanico e vi dichiarava apertamente che la Germania non aveva 3lcuna pretesa per sè, alc-un interesse peculiare da tutelare , e che il suo unico intento era quello della pace e dell'equilibrio d' Europa. Però non doversi aspettar altro da lui che l'ufficio di prudente e sollecito con· ciliatore. Queste dichiarazioni così esplicite furono

36 una delle cagioni, e non ultima, per le quali si potè dire aver egli esercitato tanta influenza nel Congresso di Berlino, e si potè ascrivere a suo merito se, rimettendo ciascuna delle parti contendenti di loro pretese, fu evitata una nuova e più crudele guerra in Europa. Nè diversamente aveva operato la Francia, della quale si sapeva che nessun argomento avrebbe potuto smuoverla dal suo proposito di neutralità. L'on. Cairoli nel suo discorso afferma due cose: I. Che noi non potevamo fare di più nel Congresso ; II. Che la nostra libertà è piena ed in· tera per quel giorno, che il trattato di Berlino volesse mutarsi. Credo anch'io che, giunti al Congresso di Berlino, non avremmo potuto fare di piil. Ho udito anzi, e lo dico francamente e con soddisfazione, lodare da molti uomini autorevoli il contegno dei nostri plenipotenziari nel Congresso. N è si può negare che hanno prestato il loro appoggio alle deliberazioni più razionali. Ma non è qui la questione. La questione è, se una condotta più sagace e più ·abile, in precedenza del Congresso, ci avrebbe messi in grado di esercitarvi una parte più decisiva, e se alla nostra poca efficacia non abbia contri- ' buito principalmente l'isolamento in che ci siamo trovati. (Applausi fragorosi) Di ciò ha colpa un poco anche l'on. Ca!-

37 roli. Io so bene che, venuto al ministero, egli ebbe tempo brevissimo di agire, comprendo tutte le difficoltà che vi erano a modi:ficare la situazione affidatagli. Non posso nè debbo essere severo. Ma, consultando il Libro Verde, mi pare di scorg~re che una sola preoccupazione signoreggiava il suo animo, quella di non impegnarsi in eventualità ignote. Gelosi della nostra libertà, noi chiudevamo le orecchie persino alle comunicazioni che dopo Santo .Stefano voleva farci l'Inghilterrao Il conte Corti si faceva il segno di croce come alle t enta· zioni del maligno. (Ilarità vivissima ed applausi) È vero ! noi andammo pienamente liberi a Berlino, ma trovammo che già ogni cosa vi era preordinata e stabilita. La nostra libertà vi giungeva ignara di tutto e impotente a tutto. (Applausi) Lasciatemi, di grazia, fare un'osservazione. Nell'esercizio dell'arte diplomatica occorrono due qualità, che a prima giunta sembrano opposte, eppure sono necessarie entrambe: una grande long~nimità di as pettazione e una grande prontezza nel risolversi e nell'afferrare l'occasione quando vi si porge ; saper carpere diem. Laonde pur consentendo, che noi abbiamo libertà intera per quel giorno che il trattato di Berlino dovesse mutarsi, io dico : perchè questa libertà produca utili effetti, uopo è che noi

38 abbiamo un concetto chiaro di ciò che vogliamo, e che abbiamo inoltre la forza morale e materiale per far prevalere questo concetto. (Applausi vivissimi) Ora io non posso tacere che nel discorso dell'on. Cairoli molto v'ha invece di oscuro ed involuto. - Parliamoci chiaro. L'Italia deve cGnsiderare l a occupazione austriaca della Bosnia e dell' Erzegovina come un male, come una minaccia, come un dete7 rioramento della situazione propria nell' Adriatico ~ l Io credo di no. Comunque la resistenza incontrata specjalmente nella parte musulmana della popolazione possa far credere il contrario, pure io credo che nessuna potenza è più atta dell'Austria ad esercitàre un influsso benefico in quelle contrade, nessuna più acconcia a preparare l'avvenire delle popolazioni cristiane suddite alla Tur- .chia, nessuna più capace a contrabhilanciare la potenza della Russia se minacciasse di soverchiare. (Applausi) Nè penso che la Bosnia e l'Erzegovina diano all'Austria alcuna preponderanza sovra di noi nell'Adriatico e nell'Egeo. E non è forse una tradizione italiana che l'influenza austriaca debba portarsi verso l'Oriente~ Io guardo la storia d'Europa e veggo che tale fu il pensiero dei nostri grandi uomini, dal principe Eugenio dì Savoia sino al conte Cavour. (Applausi) E fu anche l' istinto delle moltitudini,

39 che intravvidero in ciò una guarentigia di stabile pace fondata sopra i comuni inter essi. Lungi dunque dall' osteggiare l'Austria in questo còmpito di civiltà, in questa missione conservatrice ad un tempo e progressiva, a me pare che sia nell'inter esse d'Italia e dell'equilibrio orientale lo assecondarla. (Applausi) Quando l' imperatore austro-ungarico , l'erede di coloro, coi quali avemmo sì lunga e sì crudel guerra, scelse con generoso pensiero la città di Venezia per visit arvi il nost ro Re , consacrando con questo atto ancor più manifestamente ' ciò che pur doveva esser costato al suo cuore , a me quello parve un risultato nobilissimo della nostra politica. (Applausi) Io ci vidi non solo una conferma dell.a pace sancita a Vienna, non solo un pegno di a:nicizia, ma una promessa che nelle grandi questioni che potessero sor ger e, noi avremmo s tudiato di procedere sempre di conserva. Ci vidi infine una speranza eh ~ qualunque differenza potesse esistere fra noi, poteva col tempo e con vicendevole accordo essere risoluta. E qui mi trovo di fronte le manifestazioni per l'Italia irredenta. Coloro che nella scorsa estate peregrinavano fuori d'Italia provarono sovente un sentimento di tristezza e uno stringimento di cuore quando giungevano le novelle delle riunioni e delle dimostrazioni, come

40 l suole, anche esagerate e travolte. No~ udivamo i nostri amici più calorosi, gli uomini più competenti, i liberali più arditi biàsima,re quelle manifestazioni nel modo più severo.. Noi vedevamo il loro stupore, avvezzi com' erano a giudicare il popolo italiano da venti · anni come modello di sagacità e di ta~to politico. (Benissimo) Sentivamo che il nostro credito era scosso, e che la n.ostra riputazione scemav.1. Noi aspettavamo di giorno in giorno una parola del governo che esprimesse aperta la' sua riprovazione. Ma quella parola tardava sempre a venire. Noi l'abbiamo infine udita a Pavia e debbo dire che non poteva desiderarsi nè più netta, nè più categorica. L'on. Cairoli ha dichiarato altamente di riprovare quelle manifestazioni, ed ha soggiunto di abborrire da temerità ripudiate da quanti amano la p::Jtria e non vogliono in pericolo il frutto di secolari sacrifizi. Io m'associo alle sue parole, ma oso dire di più che quelle manifestazioni non erano sincere. (Applausi) Volete sapere perchè non le credo sincere? Ve lo dirò in brevi parole. Perchè i sentimenti che esse esprimono quando scoppiano dal c~ore non rimangono mai monchi, perchè tali idee noa ammettono reticenza diplomatiche, non subiscono silenzi .dettati da opportunità. Chi non ricorda, alcuni anni or sono , le grida per la riyendicazione di Nizza ~ '

41 Perchè non se ne fece più menzione, quasi obbedendo ad una parola d'ordi ne ~ Perchè non .si parlò della Corsica, del Canton Ticino, di alcune valli dei Grigioni, che per razza, per t erritorio e per liugua sarebbero pure itali ane ~ Forsechè la forma di governo distrugge i titoli della nazionalità? No, quei silenzi .provavano che le dimostrazioni erano un pretesto. (App lausz) Ma poniamo che fos sero sincere. La nazionalità non ha dei limiti così precisi, così determinati da e~ cludere qualunque altra considerazione . Nobile e sublime è questa idea che compleia il sent imento della patria. E ben lo sa la gener azione che sta per :finire « di che lagrime grondi , e di che sangue, » essa che dedicò a questa idea tutte l e sue forze; ma non perciò è il solo elemento nella vita delle nazioni e nella condotta dei governi. (Applausi) Bisogna tener conto dei patti liber amente accettati dalla volontà delle popolazioni, degli interessi reciproci, del beneficio supremo della pace. A nessuno può esser e vietato di desiderare una grandezza maggiore della propria patria. Meno ancora si po.trebbe biasimare il desiderio che i suoi confini siano bene delineati, convenienti, sicuri, atti a difesa. Ma da quest a aspirazione ad una rivendicazione ostile, l'intervallo è immenso. Nè consento a coloro che vogliono mostrarsi

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