fascismo un centro di raccolta e di conciliazione nazionale. Dissi nel mio discorso del 10 aprile ai Romani : « Vogliamo dare cinque anni di pace e di fecondo lavoro al popolo italiano. Se altri può dire : "Perisca la Patria purché si salvi la fazione", io grido invece: "Periscano tutte le fazioni compresa la nostra, ma sia grande, ma sia rispettata la Patria Italiana". (Applausi). E concludevo « più grande è la vittoria, e più al ti sono i doveri. Doveri di lavoro, di disciplina, di concordia nazionale ». Gli stessi principi io riaffermavo nel mio discorso alla maggioranza e, finalmente, nel mio discorso dell'8 giugno alla Camera, ho cercato, dopo una settimana di discussi0ni tempestose, di superare le posizioni necessariamente un po' statiche dei partiti, di rivolgermi direttamente alla Nazione, per disperdere le ceneri dei nostri e dei rancori altrui, per nutrire il corpo augusto della Patria. Non v'è dubbio che il mio discorso aveva forse stabilito i termini di quella possibilità di convivenza, necessaria al 90
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