Le sue ultime lettere a Turati, di poco precedenti la morte, sono un grido e una fiamma di indignazione. « Erano tutti leoni nel buon tem;po antico; ora sono tutti presi dalla gotta». « E' inutile proclamarsi legalitari ifìnché ci continuano a rompere la testa». « V-ogliono il nulla perché sono nulla. I o non intendo piu oltre assistere a simile. mortorio. Cerco la vita. Voglio la lotta contro il fascismo. Per vincerla bisogna inacerbirla. ,Ci vuole gente di volon_tà e non degli scettici ».1 In questo atteggiamento che egli espresse anche in altre forme e in altre occasioni e che, nell'ultimo appello, che viene riportato alla fine del presente volume, lo porta a individuare, dopo le elezioni del '24, una linea piu giusta nella lotta contro il fascismo, Matteotti si pone al di là di una corrente per rappresentare il simbolo del 1novimento operaio nella lotta contro il fascismo. E' poco probabile che, mentre si abbatteva sotto il colpo di pugnale di un sicario, Matteotti, antiretorico per eccellenza, abbia pronunciato le ']farole che incorniciano i suoi ritratti di Martire: « Voi uccidete me, ma non l'Idea che è in me ». E' invece certo che E,gli vide nel suo sacrificio un incentivo alla lotta. , E cosi fu nella realtà delle cose, anche se la riscossa ritardò di . venti anni. Il sacrificio ·di Matteotti insegna che la lotta ,è tutto e che bisogna affrontarla ed organizzarla a tempo come azione di massa, prima di essere ridotti individualmente con le spalle al muro, quando l'onore non può piu essere che olocausto e martirio; una rutilante semente per la riscossa di domani. 10 giugno 1954 PIETRO NENNI . 1 Ibidem, pp. 268-272. VIII Biblioteca Gino Bianco
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